Capitolo 8

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Clyde's pov

Sono un emerito coglione. Per aver sparato bene davanti a Paris e per averle vinto un pinguino, per averle detto che ho un cugino qui a Los Angeles -cosa non vera-, e soprattutto sono un coglione per portarmela dietro qui in ospedale. È un coglione anche Chase, che si è fatto accoltellare durante l'arresto di un ladro. Cazzo, è la prima cosa che insegnano. Non avvicinarti finché non sei sicuro che non hanno armi.

Ho detto a Paris che mio cugino era stato derubato e poi accoltellato. Se l'è bevuta. Poi la stavo accompagnando a casa, anche se sono solo le nove e mezza di sera, ma lei ha insisto per venire con me. E sono così idiota da averle detto di sì, che le ho preso la mano e non gliel'ho ancora lasciata perché ho paura di perdere il mio migliore amico. Almeno Chloe mi ha chiamato in tempo. Appena le porte dell'ascensore si aprono, trascino Paris per il corridoio dell'ospedale, dritto verso la stanza di Chase. Ho chiesto appena entrati ad un'infermiera. Forse avevo la faccia minacciosa, perché me l'ha detto subito e la mia cheerleader mi ha messo la mano libera sul braccio, come a dire di calmarmi. Appena Chloe mi vede corre nella mia direzione, ma si ferma a due metri da noi appena si rende conto di chi c'è al mio fianco. Mi mordo il labbro, come per dirle di stare zitta. «Come sta Chase?»

«Sta...» Riflette un attimo, con la fronte corrucciata, e non sposta mai gli occhi da Paris. «È vivo.» Se ne esce infine. Grazie al cazzo, Chloe, sennò non staremmo in ospedale. «Tu devi essere Paris. Blake non fa che parlare di te e di tuo fratello.» Mi guardo in giro, sia per evitare di incontrare gli occhi di Paris e vedere la sua reazione, sia per controllare che non ci sia Steven. Se sapesse che ho portato qui la figlia di Adam la arresterebbe subito, e poi sparerebbe a me.

«Lei è Chloe.» Dico alla ragazza al mio fianco. Lei e Chase non si assomigliano neanche. «La ragazza di mio cugino.» E la mia collega mi guarda male, ma poi sorride, forse per non far sospettare Paris. Sì, sono proprio un coglione per averla portata qui, ma finché non mi assicurerò che il mio migliore amico stia bene non riesco a pensare lucidamente.
Chloe e Paris si stringono la mano, ed io lascio quella della Collins. Apro la porta della stanza del mio migliore amico e lo trovo steso su un lettino che ride con l'infermiera. Non ha la maglietta e si vede un taglio profondo lungo quanto tutto il fianco. Poteva ammazzarlo.

«Clyde!» Chase alza la mano a mo' di saluto, sorridendo. Non ha per nulla il comportamento di uno che è stato accoltellato, ma è questo quello che mi piace di lui. È allegro. «Com'è andata con la crimi-» Chiudo velocemente la porta prima che lui finisca e mi assicuro dalla finestra che Paris e Chloe stiano parlando. Non sembra aver sentito nulla.

«Sono Blake.» Mi avvicino al suo lettino e mi siedo su una delle sedie vicine, mentre l'infermiera continua a cucire la sua ferita. Ho visto di peggio, ma fa comunque un po' impressione. «E puoi chiedere tu stesso a Paris come è andata.»

Lui spalanca gli occhi. «Hai portato qui la sospettata?» Scuote lentamente la testa e l'infermiera gli dice di non muoversi. «Sei completamente matto. Se c'era Steven, e se arriva, ti ammazza. Che nome finto mi devo trovare adesso?»

«Tu e Chloe rimanete Chase e Chloe, le ho già detto i vostri nomi. Tanto non la rivedrete più, se non dopo l'arresto di Adam. E Steven non c'è.» Ribatto, pensando a come diavolo ho rovinato l'appuntamento. Certo, non è stata colpa mia, ma Paris vorrà più uscire con me? Cioè, con Blake? Ho tanta paura di aver rovinato tutto. Poi mi rivolgo all'infermiera con un sorriso. «L'idiota tra quanto può uscire?»

«Devo finire di medicargli la ferita, deve firmare delle carte e poi può andare, Clyde.» Lei ci ha guarito così tante volte le ferite che ormai sa i nomi di tutti quanti. Il mio, quello di Chase, Steven, Chloe e conosceva anche i miei. A quanto pare è specializzata per guarire gli agenti dell'FBI. Io non ho mai capito, però, quale sia il suo nome.

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