Capitolo 45 (epilogo)

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Quattro anni dopo
Clyde's pov

«Buon pomeriggio, Clyde.» Il mio vicino di casa, Robert, alza una mano in segno di saluto. Ricambio mentre frugo nella tasca dello zaino alla ricerca delle chiavi. Ho sempre l'abilità di mettere nella tasca altre tremila cose completamente inutili, per cui le chiavi si perdono.

Faccio un altro segno al mio vicino quando ho aperto la porta ed entro a casa mia. Non ho più un appartamento, ma una villetta che mi ricorda vagamente quella dei miei zii. Beh, escludendo il fatto che sono in un paese della Virginia. È un bel posto, rustico e nel verde. Diverso dal chiasso di una città come Los Angeles. Chase viene spesso durante le sue ferie per "trovare un po' di pace", anche se credo che lo faccia principalmente perché ancora non ha accettato l'idea che ci sentiamo su Skype il tre quarti delle volte.

Poso lo zaino a terra e mi inizio a spogliare per farmi una bella e lunga doccia. Quando apro l'acqua lascio che esca qualche secondo prima di andare sotto il getto. È calda, ed il mio corpo si rilassa all'istante.

Le cose sono cambiate molto in quattro anni. Come suggerito -o minacciato, dipende dai punti di vista- da Steven ho detto addio alle forze dell'ordine. E sto molto meglio così, senza quell'ansia addosso ed il pensiero costante di rendere orgogliosi i miei genitori. So che lo sono a prescindere, semplicemente perché tiro avanti. Ora insegno football ai ragazzini alle medie. Un lavoro completamente diverso, ma mi piace pensare che aiuto lo stesso le persone, educandole.

Per quanto riguarda i Collins, non so più niente su di loro. Potrei chiedere a Chase, fargli sbirciare la prigione e chiedere ad Adam, ma non credo che sarebbe giusto. Dovrò andare avanti ad un certo punto della mia vita, già ora sta andando molto meglio. Anche zia Abbie e zio Ross amano la vita qui, dal momento che quando vengono per Natale non se ne vanno per un mese. Non che mi lamenti: amo la loro compagnia e mi sento sempre un po' più a casa con loro.

Sciacquo i capelli, pieni di schiuma per lo shampoo. Chiudo l'acqua e mi infilo dei pantaloni della tuta ed una felpa che mi va giusta, lasciando però i capelli umidi ed asciugandoli soltanto con un asciugamano. Sono le quattro del pomeriggio, ma sono così stanco questa settimana che non ho voglia di fare nient'altro oggi.

Rispondo ad un messaggio di un mio collega che mi chiede se domani ci sono per una cena tutti insieme, mentre mi siedo sul divano. Sto cercando di socializzare il più possibile con i miei colleghi e ci sto riuscendo. Ormai è da tre anni che faccio questo lavoro. All'inizio sono venuto in Virginia senza aver la più pallida idea di che cosa fare, ma avevo visto le foto del posto ed ho pensato che cambiare completamente mi avrebbe fatto bene. Ho lavorato per un po' in un bar, poi si è presentata quest'occasione di lavorare come allenatore di football e non me la sono fatta scappare. Infondo, il mio ritorno al liceo quattro anni fa ha dimostrato che me la cavo in questo sport anche dopo non praticarlo da anni.

Corrugo la fronte quando bussano alla porta. Probabilmente sarà Robert che mi chiede lo zucchero. Da quando sua moglie l'ha lasciato, l'anno scorso, sembra un bambino che si trova a casa da solo per la prima volta. Mi dispiace per lui. «Arrivo.» Mormoro, sforzandomi di non alzare gli occhi al cielo. Neanche ho il tempo di sedermi che le persone già mi irritano.

Apro la porta, senza neanche vedere dallo spioncino, convinto che tanto sarà il mio vicino di casa. Invece la ragazza bionda che mi trovo davanti mi fa spalancare gli occhi. Non mi aspettavo di rivederla in giro, figuriamoci vederla davanti la porta di casa mia. «Ciao.» Ha la voce imbarazzata, mentre io a stento trattengo un sorriso. Purtroppo Chase aveva ragione quando sosteneva che ero sottone per lei, e lo sono ancora.

«È cattivo dire che non mi aspettavo proprio di vederti?» Rido, scherzando solo per metà. Voglio dire "forse un giorno verrò a cercarti" è un po' troppo generico perché uno si aspetti una sua visita. Per qualche mese l'ho fatto: qualunque messaggio mi arrivasse o chiunque bussasse a casa mia era per me un momento per sperare che fosse lei. Poi ho spesso di farlo e sono andato avanti.

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