Capitolo 16

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Clyde's pov

Grazie ai Collins il venerdì arriva più in fretta del previsto. Martedì siamo rimasti tutti a casa, mercoledì abbiamo ripreso scuola, e oggi a stento mi reggo in piedi. Dato che la mia missione, per il momento, non ha nulla di difficile, Steven ha pensato bene di mandarmi ieri sera alle undici in una squadra di protezione per non mi ricordo neanche chi. So solo che abbiamo finito alle tre del mattino, e che mi si chiudono gli occhi adesso che alla prima ora ho fisica. «Blake, va tutto bene?» Mi chiede, quindi, William, dopo avermi visto sbadigliare per la sesta volta in mezz'ora.

Parla proprio lui che si vede a chilometri che sta male. È sempre lo stesso: continua a fare battutine che ti fanno ridere per dieci minuti, però ogni tanto si ferma, smette di sorridere e ha lo sguardo nel vuoto. É così da quando le cose con Bethany sono finite. Il nostro gruppo si è diviso a metà, Darren e Liam stanno da una parte, io resto con Paris e Bethany a pranzo, mentre nei corridoi passo il tempo con i ragazzi. Anche Darren ogni tanto va da Paris e Beth, mentre loro due sembrano inseparabili. Ormai camminano a braccetto per i corridoi, bisbigliando e ridendo per qualcosa che la mia quasi-ragazza ha detto.

Dopo lunedì non è successo niente tra noi. Dopo aver dato il nome al nostro peluche me ne sono andato, perché era abbastanza tardi e non volevo stizzire Adam più di quanto non abbia fatto, e poi teoricamente io ho dei genitori da cui tornare a casa. Mi rendo conto solo dopo qualche minuto di aver definito nostro gruppo, nella mia mente. Dovrebbe mettermi in allarme, invece mi fa sorridere. Steven mi dovrebbe solo licenziare, dopo questa. «Sì. Soffro solo un po' di insonnia, ultimamente.» Un grossa bugia. La verità è che o lavoro o penso al lavoro, per cui ho poco tempo per rilassarmi, e dormo poco. L'altro giorno ero andato in ansia per il mini interrogatorio fatto dalla famiglia Collins, per cui ho passato martedì notte a ripetermi la mia vita finta. Blake Moore è un ragazzo che ha le idee precise e che si innamora di Paris. Clyde Evans è solo un coglione per star mischiando le due identità, essersene accorto e non averlo ancora detto a nessuno.

«Mi dispiace, amico.» Annuisco in direzione di William e sto per chiedergli io come sta lui, perché continuo a vedere che sta male. Da quel che ho capito Paris non gli parla ancora. Arrivano a scuola insieme -ovviamente- ma lei scende subito, se stanno insieme lei rivolge la parola e lo sguardo a tutti tranne che a lui. Liam non ha perso solo Beth, ma anche la stima di sua sorella. Forse è questo che lo fa stare così male, perché non ho mai visto due fratelli più uniti di loro.

Purtroppo non ho il tempo di chiederglielo, perché entra il professore. Ha dei fogli tra le mani, come dei moduli di iscrizione. Cerco di leggere, ma sono troppo lontano in penultima fila per capirci qualcosa. «Ho portato i permessi per la gita, ragazzi.»

Carino che tutti sembrano saperne qualcosa, tranne me. «Gita?» Bisbiglio, in direzione di William. Lui non sembra molto emozionato. Poi si riprende appena si ricorda che nessuno me ne ha parlato.

«Cazzo, è vero. Tu non c'eri ancora quando l'hanno detto. Quest'anno la scuola ha organizzato un campeggio. Le terze e le quarte, cioè noi, andranno in campeggio la settimana prossima per tre giorni. Due notti in tenda, in totale.» Adesso capisco perché non ne è felice: Paris e Bethany staranno con noi. A me però scappa un sorriso, anche se sono sempre stato una frana a montare tende, probabilmente mi cadrà in testa durante la notte.

«Grazie.» Lui mi sorride in risposta, mentre io finalmente ho un piano per conquistare in definitiva Paris. L'altro giorno le ho confessato che mi piace, e lei che ricambia, al campeggio renderò tutto questo ufficiale. «A tua sorella piacciono questi tipi di viaggi?» Chiedo a Liam, per sicurezza.

Quasi si mette a ridere. «Scherzi? Paris è fissata con la natura. Bisogna stare all'aria aperta, rispettare l'ambiente e bla bla bla. Ci credi che se la vede una zanzara che la sta mordendo lei la lascia stare perché dice che di qualcosa si deve cibare? In questi giorni non parlerà d'altro che di questa gita, ne sono sicuro.» Bene. Non dice le parolacce, non uccide zanzare, è dolce... Sono proprio il suo opposto. Certo che i criminali d'oggi hanno figli atipici, chi l'avrebbe mai detto che Paris è la figlia di uno spacciatore, vista così. Io non ci crederei, se fossi una persona comune.

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