Attraverso i corridoi della scuola, camminando tra la gente guardo di sfuggita alcuni volti già familiari fino ad arrivare al mio armadietto. Metto la password e appena lo apro per lasciarci il pranzo e alcuni libri, sento la voce di Debra chiamarmi. Wii che chiamarmi urla il mio nome alle mie spalle.
<Ti sto chiamando da mezz'ora> mi rimprovera sgranando i suoi occhioni verdi.
<Non ti ho sentita...> dico rigirandomi per lasciare i libri nell'armadio.
<Oggi vieni a casa mia?> chiedepoggiandosi con la schiena sull'armadietto al mio fianco.
<Non posso, ho clarinetto e poi devo andare da mio fratello> dico sbuffando.
<Uhhh tuo fratellooo> mi punzecchia il braccio ridendo.
La guardo dal basso e non posso far a meno di sorridere. Per quanto bella, così pazza.
<Un giorno mi fai venire con te da tuo fratello?> sospira iniziando a camminare con me verso la classe.<Perchè?> chiedo facendo la finta ingenua.
<Per parlare di tatuaggi....e i posti in cui farli...> ridacchia prendendomi sottobraccio.
<Come no, se ti sentisse tua madre ti ucciderebbe> scherzo e lei ride.
<Se gli portassi uno come tuo fratello a casa mi farebbe gli applausi e chiamerebbe Michelangelo in persona per farmi una statua.>
Ridiamo insieme.
Credo che il superpotere della mia amica sia quello di far ridere anche le pietre. E sapete qual è la cosa brutta di avere un' amica simpatica ed estroversa? Averla anche bella. Potrebbe avere una carriera da modella, con la sua altezza, il suo viso definito e aperto, la sua pelle olivastra, i capelli castani e la sua silhouette invidiabile.
Io più che silhouette, ho pelle e ossa.
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Cammino per il corridoio con la mia valigetta in mano. Tutto è vuoto, tranne per alcuni ragazzi della squadra di basket che chiacchierano. Gli sorpasso ed entro nell'aula dedicata ai prof di musica.
Lì trovo il professor Charleston, uno dei più antipatici mai avuti, mi guarda dall' alto all' basso. Basso, chiatto, pelato, in sovrappeso che mi guarda sempre con disgusto da dietro i suoi occhialetti rotondi.<Buon pomeroggio prof> dico educatamente e come ogni volta non ricevo nessuna risposta.
Poggio la valigetta su un banco, la apro ed inizio a montare lo strumento per poi pulire il "bocchino"(non pensate male).<Hai ripetuto il brano?> chiede senza guardarmi.
<Ehm...più o meno> rispondo. No, non ľ ho fatto, odio te e questo strumento.
<"più o meno" non è una risposta> dice stavolta alzando il suo sguardo dal giornale.
Abbasso lo sguardo e caccio dalla borsa i miei fogli, non gli rispondo.
"Iniziamo la lezione con il piede giusto!"penso.○●○●○●○●○●○●○
Prendo ľ autobus e arrivo allo studio dove lavora mio fratello, sta per piovere...ed ho fame.
Attraverso la strada ed entro dentro. Vengo sopraffatta dall' odore di sigaretta ed erba. Odio questi odori, ogni volta che esco da qui puzzo manco fossi una fumatrice accanita o una tossica, e devo passare minuti sotto al getto ď acqua per togliere la puzza.Attraverso la sala ď attesa piena di divanetti, al momento vuoti, e cataloghi di tatuaggi, ormai quasi distrutti.
Entro nella stanza dove lavora di solito, e lo vedo seduto sulla sedia mentre fuma una sigaretta. Fino a qualche mese fa si intrufolava nella mia stanza per fumare.<Sono qui!> esclamo buttando la borsa e il giubbotto su una poltrona.
Si gira di scatto e si toglie le cuffie, ecco perché non mi aveva sentita arrivare l' imbecille.
<Oh eccoti! Ho bisogno che mi faccia un disegnino!> esclama sorridendo facendomi segno di avvicinarmi alla scrivania.
<Quando finirai di sfruttarmi Logan?> chiedo sbuffando, per poi guardare il foglio.
<Giuro che sarà ľ ultima volta Viv!> usa questo nomignolo solo quando vuole che io gli faccia il lavoro difficile.
<Certo anche ľ ultima volta hai detto così....dai dimmi che hai da fare, non ho tutto il giorno> purtroppo.
<Una Falena> risponde sussurrando.
<Oh->rimango attonita dalla richiesta.
<Chi è che la vuole?> chiedo per capire come fare il disegno.<Un mio vecchio amico del liceo, gli ho detto che faccio il tatuatore, e ha detto che torna in città e si farà fare un lavoretto> spiega in fretta.
<Ha delle richieste particolari? Ti ha mandato qualche disegno?> chiedo spaesata.
<In realtà no, mi ha detto "fai te"> risponde grattandosi il mento, per poi guardarmi.
<Dove lo vuole e quanto grande?> dico sedendomi alla scrivania e prendendo carta e penna. Devo muovermi, non voglio stare qui fino a domani.
<Lo vuole sull' avambraccio, la grandezza fai te, non sancarti eh, che non t voglio sentire> dice iniziando a preparare ľ occorrente.
Collego la mia playlist alle casse, e mi faccio guidare dalle mie canzoni metal preferite.
Capisco di essere a metà lavoro quando mi pizzicano gli occhi e la testa diventa pesante. Credo che sia passata ormai un ora...
<Vuoi della birra?> chiede mio fratello ironicamente, e quasi non rimane scioccato quando dico <sì>.
<Torna a lavorare> dice severo passandomi una Pepsi, per poi scompigliarmi i capelli. Alzo gli occhi al cielo, e soffio un ciuffo che mi è arrivato davanti agli occhi, sapesse quante birre mi sono fatta offrire nei locali.
Ci giriamo entrambi di scatto quando sentiamo la porta dell'entrata aprirsi.
<È arrivato, tu hai finito?> chiede guardando ciò che ho fatto fino ad ora.
<Si ora lo ripasso con ľ inchiostro viola> rispondo e lui annuisce.
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TATTOOS
ChickLitVictoria è una ragazza nata in una famiglia di musicisti, da sempre circondata da spartiti, appunti, strumenti, dischi, e tutto ciò che può essere riconducibile alla musica. È sempre stata vista come la figlia prodigio, l'amica disponibile e seconda...