45. E adesso?

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Busso alla porta di Debra e mi apre la madre.

<Salve signora Gisela...posso entrare? Vorrei parlare con Debra> la mia voce è quasi impercettibile.

<Victoria, tesoro, sei sicura?> mi poggia una mano sulla spalla, questa donna ha sempre avuto qualcosa di esageratamente dolce.

<Si> il mio nodo in gola è udibile da chilometri, comunque mi sorride e si scosta per farmi entrare.

L'odore di bucato mi inonda le narici, è ossessionata con le pulizie, potrei specchiarmi sul marmo del pavimento, c'è più aria pulita qui che in Siberia.

<Mamma chi è?> aplena mi vede indietreggia nel soggiorno. Ha addosso ancora il pigiama e le ciabatte rosa con i fiorellini, è sempre radiosa ovviamente, solo che il suo viso è inorridito.

<Cia-> mi interrompe per sbottare <Che ci fai qui?>, incrocia le mani al petto e alza il mento, non ne ha bisogno, è abbastanza alta per guardarmi dall'alto.

<Debra!> la madre la richiama sgranando gli occhi e lei abbassa la guardia, anche se simile ad una pallina da tennis, è potente, tipo boss della famiglia, infatti da sempre tutti stanno calmi in sua presenza.

<Volevo parlarti...>abbasso di nuovo lo sguardo verso il tappeto beige, sembra una piadina.

<Andiamo> si avvia verso la sua stanza e la seguo.

Si butta sul suo lettone fiabesco, si aggiusta i capelli, stende le gambe, fa un lungo respiro e inizia a giocare con gli anelli che ha alle dita.
Decido di sedermi sulla sedia della scrivania, sono molto sicura che la sua smorfia sia stata fatta apposta.

<Non so da dove iniziare... oggi ho avuto la mia seconda giornata libera, sto cercando di dare ordine nella mia vita e la prima tappa del mio percorso sei tu> mi sposto i capelli ormai lunghissimi dal viso.

<Si, vieni dalla prima che smetti di calcolare appena puoi...> si aggiusta la maglia del pigiama sulla pancia.

<Alcune cose non me la sentivo di dirtele, e dovresti comprendere il mio disagio, si tratta di cose troppo personali> .

<Il tuo disagio? Tu sai tutti i fatti miei, tutti! Sai anche quante volte mia zia Gina è stata tradita! Quando mai c'è stato disagio tra di noi?> il suo sguardo è così duro che devo distogliere di fretta il mio.

<Senti Deb non è facile dire ad alta voce che hai una famiglia di merda e che ti senti abbandonata> mi alzo in piedi.

<Io ti sono stata accanto, sempre> gli occhi lucidi e la sua convinzione mi spezzano.

<Negli ultimi mesi eri troppo concentrata su chi ti saresti fatta, parlarmi era un gesto exclusive, quindi su questo non metterci mano>.

<Oh la piccola Victoria, se non le dai tutte le tue attenzioni proverà ad ammazzarsi!>.

La vista mi si appanna, sta succedendo davvero o me lo sto immaginando?

<Debra tu senti quello che stai dicendo?> potrei veramente prenderla a schiaffi. Continuo dicendo <Vuoi che io sia sincera? Mentre tu parlavi delle tue cene da trenta familiari, i miei si lanciavano i piatti addosso. Mentre tu parlavi del bel rapporto che hai con tuo padre, nonostante lavorasse in un altro stato, il mio a malapena si ricorda il mio compleanno. Mentre tu parlavi di quanto ti piacesse mio fratello, lui si scopava la sua sorellastra/ mia sorella>.

Le cade la faccia, non se lo aspettava, soprattutto il fatto su mio fratello, di cui ne è ossessionata.

Rimane sul letto a fissare la TV spenta davanti a sé.

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