21. Assente

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Entro in casa cercando di fare il minimo rumore possibile, sperando anche che i miei non fossero rientrati. Mi tolgo le scarpe e le prendo in mano, ma il rumore della ringhiera di ferro mi tradisce e sento la voce di mia madre della cucina.

<Victoria spero per te che non sei in casa> dice minacciosa.

O cazzo.

Poso le scarpe a terra, e cerco di stare il più dritto possibile quando la vedo avvicinarsi velocemente.

<Tu! CON QUALE CORAGGIO TI PRESENTI A QUEST ORA! DOVE SEI STATA PORCAMISERIA?> sbraita sgranando gli occhi e muovendo le braccette sottili in aria. Mi metterei a ridere se non stesse per uccidermi.

<Non importa> rispondo voltandomi verso le scale per andare in camera, ma lei mi strattona dal braccio.

<Sia chiara una cosa. Se i tuoi fratelli si stanno compromettendo la vita sono fatti loro. Tu no! Non ti permetterò di buttare al vento le tue capacità! Hai capito? Non vuol dire che se i tuoi fratelli si stanno rovinando, condannandosi a delle esistenze pietose, tu farai lo stesso!> dice tra i denti guardandomi negli occhi. Le sue labbra secche e la sua voce tagliente mi fanno tremare, e lei, come al solito, se ne accorge ma non molla.
<Tu ora sali su, recuperi i voti di merda che hai preso, ti fai una doccia, ti prepari per domani e dormi. Hai un aspetto orribile, e, a quanto pare in questa famiglia solo a me importa, dato che tuo padre se ne sbatte altamente> dice più calma, ma con lo stesso sguardo severo da maestrina di sto gran cazzo.

Mi lascia il braccio e finalmente posso andare nella mia stanza e piangere.

Non mi da fastidio il fatto che siano duri con me, o che mi impongano di studiare e applicarmi. Mi da fastidio il fatto che non provino neanche a capire cosa provo, con una vita di merda, una famiglia di merda, in questa casa ormai tutta disordinata. Mia madre è depressa, si nota, ho visto le medicine sul tavolo. Cerca di tirarsi sù come può, di aiutarmi, ma lo fa in un modo sbagliato. Sfoga la sua rabbia d'energia su di me, pensa che io la odio ma non sa quanto voglia ho di sdraiarmi con lei sul divano.
Sento un vuoto e una lacrima scende, ma la asciugo in fretta e prendo il mio quaderno di storia, cercando di studiare dagli appunti. La prima parte la apprendo, ma dopo un po' il peso al petto si fa più pesante ed inizio a singhiozzare. Rimango anche a pensare della faccia disgustata di Connor dopo il bacio, manco avessi una pustola sulle labbra.

Al diavolo! Ora piango.

Mi mordo il braccio così da trattenere i mugolii di rabbia, e dopo un po' asciugo le lacrime e vado in bagno.

Mi lego i capelli e decido di farmi un bagno.

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Pov: Florence

Mi sento così stanca e stremata. Perchè è così difficile con gli adolescenti di oggi? Io alla loro età ascoltavo i miei genitori, andavo bene a scuola e volevo raggiungere i miei obiettivi. Certo, ho fatto scelte sbagliate in amore, anche perchè pensavo che un uomo potesse rendermi felice, quando in realtà non è così. Ed è questa situazione a dimostrarmelo. Di nuovo.

Edgar tornerà tardi, e anche il più stupito capirebbe che non è a lavoro, e la cosa mi provoca ancora più dolore.

Non sono capace a rivivere un divorzio, anche se ora come ora, sono più separata io che le due Coree.
Sospiro tornando in cucina e torno a tagliare le verdure in cubetti.

Guardo le mie unghie per nulla curate. Quasi mi fanno schifo.

Non mi curo più come un tempo...credo che persino i miei colleghi se ne siano accorti.
Ho già vissuto così una volta...prima di Edgar, ma in quella situazione odiavo il mio compagno. Per Edgar provo ancora un tenero affetto, che però lui non ricambia da anni ormai.

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