Ho appena finito le lezioni e mi avvio verso la fermata del autobus.
Sento la vibrazione del mio cellulare dallo zaino, e così faccio scendere il quintale di libri dalle spalle cerco disperatamente dentro. Di solito non presto molta importanza ai cellulari, non ne sono mai stata né attratta e né molto capace ad usarlo.
Finalmente lo piglio e rispondo senza neanche leggere il contatto.<Hey Vick> è Logan, riconosco la voce secca, dovrò dargli una caramella per la gola.
<Logan dimmi tutto> rispondo in fretta, so che vuole sfruttarmi per qualcosa.
<Che ne dici se vieni da me a mangiare oggi?Ho bisogno che tu mi faccia un disegno...>
Alzo gli occhi al cielo e sbuffo rumorosamente facendo girare gli altri che stanno aspettando.
<Log-> mi interrompe e dice <Ho preso il sushi>.Beh...se me lo dice così.
<vengo> rispondo chiudendogli in faccia e attraversando la strada, per poi aprire ľ app e chiamare un Uber.
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Busso alla porta del suo appartamento, e aspetto battendo la punta del piede a terra. Quando apre lo vedo sorridere, ma non presto tanta attenzione dato che lo sorpasso.
<Manco un ciao?> chiede buttandosi di peso sul divano bianco del suo soggiorno.
<Dovresti ringraziare che non abbia cambiato idea> ribatto poggiando lo zaino a terra e togliendomi le scarpe.
Guardo intorno e vedo tutto ordinato come sempre. Mio fratello ha preso da sua madre, altrimenti non mi spiego come faccia ad essere così ordinato.Mi siedo sulla sedia a dondolo, e con la punta dei piedi mi cullo lentamente rilassandomi. Oggi tre ore di fisica! Chiudo gli occhi e quasi non mi viene sonno.
<Beh grazie> dice ad un tratto e non posso fare a meno di aprire un occhio e guardarlo.
<Ho fame> dice ad un tratto e lui sgrana gli occhi irriggidendosi.
<Beh?> dice alzando un sopracciglio.《Ehm...ecco....io....mhh> balbetta massaggiandosi il collo.
<Che hai fatto?> chiedo severa. Se non mi da il sushi lo prendo a sfrangate sulle gengive.
<No niente...è che ho invitato anche Connor...> risponde abbassando il tono di voce per non farmi innervosire più di tanto.
<Perchè?!> lagno. Odio quando faccio così, è una parte di me che non sopporto...ma lo faccio involontariamente.
<Perchè si è appena trasferito e ha mantenuto i rapporti solo con me> si giustifica come se mi importasse. Quell' essere ha perso ľ educazione quando è nato.
<Va bene, ma dimmi che arriverà presto, altrimenti mangio, faccio il disegno e me ne vado a casa> lo affermo come se mi piacesse stare da sola in casa.
Proprio in quel momento sentiamo bussare e ci giriamo contemporaneamente verso la porta.
<Parli del diavolo...> sospira alzandosi dal divano e andando ad aprirgli.
Io non mi muovo, mi limito a fissarmi i piedi e solo ora mi rendo conto che ho i calzini con i fiorenni gialli, che disagio. Con mio fratello è normale stare in condizioni pietose: struccata, pallida, con i capelli oleosi, le labbra screpolate...tanto lui non mi giudicherebbe mai.
O almeno non lo ha mai fatto...Entrano entrambi nel soggiorno, e mi sento una formica rispetto a loro. Non posso far a meno di pensare a quanto sia "bono"; in più ha una felpa nera più corta, che mette in risalto le spalle larghe.
Mi lecco le labbra ď istinto e lui porta il suo sguardo dritto su loro.
Oh cazzo.Tossisco ma non mi scomodo a salutarlo, non rimarrò di nuovo con la mano all'aria.
Mio fratello nota il disagio e la tensione che c'è nell' aria e così chiede <Andiamo a mangiare?>.
Annuisco in silenzio e mi alzo sorpassandoli e andando in cucina.
Che disagio parte 2.
Sento il suo sguardo bruciarmi la schiena, ingoio la saliva, e preferisco non guardarlo, sarebbe come dargli conferma di qualcosa....qualsiasi cosa lui volesse sapere...
Si siedono al tavolo, ed io prendo il cibo dal frigo e lo poggio sul tavolo insieme alle bacchette. La regola della casa è "Victoria apparecchia e Logan sparecchia".
Logan si è seduto a capo tavola e lui alla sua sinistra, mentre io alla destra di mio fratello.
Apriamo il cibo e in un disagio soffocante iniziamo a mangiare. Stufata interrompo il silenzio chiedendo <Che disegno devo fare?>.<Una tarantola> schiocca la lingua il biondo. Mi guarda dall' alto, e con un sorriso da schiaffi mi provoca.
<Per te?> chiedo assottigliando gli occhi.
<E per chi allora?> sbotta freddo e io rimango scioccata. Ha sbattuto la testa per caso?
Rimango però subito imbambolata a guardare la sua bocca piena, mentre mastica. Perchè mi sembra così attraente uno che sta per sboccare del riso?Abbasso lo sguardo verso il piatto e continuo a mangiare.
A mio fratello suona il telefono e si alza per andare a rispondere, così rimango sola con questo essere.Continuo a mangiare in silenzio, e quasti non mi strozzo quando dice <Ti metto a disagio per caso?>.
Ovvio che mi mette a disagio! Ma che domande sono?
Sono troppo orgogliosa per ammetterlo <No, solo che non ti conosco e sembri stronzo> dico sincera senza pensare.
Mi mordo il labbro inferiore nervosamente, brutta mossa dato che lui guarda dritto lì.<Ti stai facendo male cosi> afferma continuando a guardare il mio labbro che viene tormentato, così lo lascio andare e torniamo a mangiare.
<Perchè sei tornato in città?> Chiedo senza un motivo.
<Non posso stare qui?> chiede facendo un sorrisetto ď intesa.
<Non ho detto questo, ti ho chiesto come mai sei tornato...> tengo la calma.
<Mia madre lavora in una agenzia editoriale e viaggia da una città all' altra> risponde di malavoglia.
<Ah...e...tu cosa fai? Cioè, di cosa ti occupi?> specifico per non farlo fraintendere.
<Internet> risponde di scatto, guardandomi negli occhi ma non dice nulla.
Ma gli piace proprio mettere i silenzi disagiati?
Mi sporgo verso di lui e sussurro in modo ironico <Sai è il momento in cui dovresti farmi le stesse domande, per evitare i silenzi>.
Si sporge anche lui e allo stesso modo dice <Non me ne importa di quello che fai, lo hai detto tu che sono stronzo>. Abbiamo i nasi a pochi centimetri di distanza, e vorrei solo tirargli un pugno sopra.
Mi mordo la lingua per non mandarlo a quel paese e mi risiedo, poggiando la schiena sulla sedia.
Si prospetta un lungo pomeriggio...
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TATTOOS
ChickLitVictoria è una ragazza nata in una famiglia di musicisti, da sempre circondata da spartiti, appunti, strumenti, dischi, e tutto ciò che può essere riconducibile alla musica. È sempre stata vista come la figlia prodigio, l'amica disponibile e seconda...