13. Troppo piccola

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Corro senza fermarmi. Ľ aria fredda nei polmoni brucia, ma non mi fermo, non mi fermo neanche quando un auto mi suona e dei ragazzi fischiano. Cosa hanno da fischiare? Lo fanno solo per infastidire gli stronzi.

Vedo alcune persone guardarmi, ma non mi interessa, dovrebbero fare finta di niente, non fissarmi.
Rallento quando arrivo al parco, e mi guardo intorno per cercare una panchina su cui stare e riflettere. Vedo una con una coppia che si sbaciucchia e mi viene il volta stomaco. Saranno le nove di sera, se proprio dovete andate a casa.

Mi fanno male le caviglie e la pianta del piede, così rallento ancora di più.
Cammino, e sento in mio respiro lentamente rallentare.
Mi siedo su un muretto e lascio dondolare le gambe nel vuoto.

<Cazzo> dico sospirando e guardando il resto del parco vuoto, buio, illuminato dalla luce calda di qualche fanale.

Mi stendo con la schiena a terra e chiudo gli occhi.
Che cazzo succede? Perchè non sapevo di queste cose? Si certo, forse non me le avranno raccontate per farmi stare tranquilla, ma adesso mi sta cadendo il mondo addosso.
Finirò anche io come i miei fratelli? Con la voglia di scappare il più lontano possibile dai miei genitori? Probabile.

<Victoria? Sei tu?> sento una voce femminile alle mie spalle, così mi alzo sui gomiti.
Ah è Enola, un'amica di mia sorella.

<Oh ciao Nola> dico con finto entusiasmo. Lei è una ragazza d'oro, ma ora non è assolutamente il momento per conversare.

<Non è un po' buio per stare da sola?> chiede leggermente preoccupata. Non scherzava mia sorella quando diceva che lei è la madre del gruppo.

<Tra poco torno a casa, volevo stare solo da solo per un po'> rispondo sorridendo per rassicurarla.

<Vuoi una sigaretta?> chiede guardandomi con i suoi occhioni verdi speranzosa. Lo capisce che non è il momento? Le ho detto che voglio stare sola...

Mi rassegno, credo che la sua compagnia non mi faccia male, così esclamo <Solo se non lo dici a mia madre!>.

<Pfff alla tua età mi portavano a casa in braccio> dice passandomi il pacchetto e accendendomela.

Si siede accanto a me e se ne accende anche lei una. Mi fermo ad osservare le sue unghie lunghissime e ben curate, storia triste per le persone come ne che se le mangiano, provo quasi invidia.

<Che ci fai qui?> gli chiedo a mia volta, guardandole il profilo.

<Ero di passaggio, ho incontrato Marta, la mia ragazza...> dice sbuffando fumo dalle labbra sottili.

<Non sapevo fossi fidanzata> rispondo per poi tirare dalla sigaretta, dondolando i piedi per distrarmi.

Decide di schivare il discorso con <Come sta tua sorella?>.

<Bene, non parliamo molto...più che altro a me non piace parlare al telefono...>rispondo mordicchiandomi il labbro, e cercando di scacciare la sensazione di essere una pessima sorella.

<Capisco...sai...sei cresciuta molto, quando frequentavo casa tua eri una ragazzina metallara ribelle> dice ridacchiando.

<Non me lo ricordare ti prego> mi lamento facendo una smorfia, e lei ride.

<Credo che dovrei tornare a casa, dai che ti accompagno> dice scendendo con un saltello dal muretto.

<No, non c'è bisogno> rispondo sperando che non insista. Non ho tre anni.

<Mi sentirei più tranquilla se ti accompagnassi> insiste, ma io non ho voglia di tornare a sorbirmi il caos.

<No stai tranquilla> dico buttando la sigaretta a terra, e la fisso mentre si spegne.

<Dai, ho la macchina> continua.

<Ho detto no cazzo> grido scendendo dal muretto e tornando a correre. Ma che hanno tutti? Sono per caso un diamante preziosissimo? Non ho capito, io non posso assumere i miei rischi e stare da sola? O devo mettermi un collare?

Debra Collins

Debra Collins

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