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Il tempo passava, il signor Jeon peggiorava, e Jungkook non si abituava.
Il bambino non smetteva di piangere ogni volta che vedeva il nonno uscire di casa e non tornare per un po', quando poi suo nonno metteva di nuovo piede in casa, lui andava ad abbracciarlo e a chiedergli se volessero giocare insieme.
Inizialmente l'uomo diceva di no perché era molto stanco, ma vedendo il volto del suo nipotino e impietosito da esso, accettava per un po' di tempo, finché, sfinito, non si metteva un attimo sul divano e si addormentava.

Jungkook nel frattempo gli andava vicino, lo disturbava un po', ma vedendo che non reagiva perché addormentato, si metteva più comodo vicino a lui e chiudeva gli occhi per fargli compagnia.

A scuola, ovviamente, non aveva amici, ma non gli importava.
Certo, però, che Jimin un po' gli mancava, avrebbe voluto tenergli la mano nei momenti in cui si ritrovava con il viso bagnato dalle lacrime.
Oppure avrebbe gentilmente sfiorato le sue labbra in un piccolo e dolce bacio, che per lui significava il mondo.
Fino a pochi mesi prima era tutto il suo mondo quel bambino dai capelli neri, e non aveva smesso di credere che si sarebbero incontrati un'altra volta.
Quando, però, non lo sapeva.

In ogni caso, quando non si trovava né a scuola, né a casa a giocare con il suo nonnino o a piangere la sua mancanza, si ritrovava fuori in giardino, dove ogni volta incontrava un ragazzino, più grande di lui di certo, con i capelli castani come i suoi e un sorriso che difficilmente spariva quando giocavano insieme.

E quello era uno di quei giorni, Jung Hoseok era lì anche quel pomeriggio.
Jungkook gli aveva chiesto come si chiamasse la prima volta che lo aveva incontrato.
Hobi, come gli aveva detto di chiamarlo, stava bene insieme a quel bambino, gli voleva già bene.
Era un peccato non poterlo avere nella stessa scuola, era tre anni più grande di lui e ormai andava alle medie da qualche mese, mentre il più piccolo faceva ancora le elementari.

Hoseok si affezionava velocemente alle persone, ma ben presto Jungkook divenne il suo migliore amico, iniziarono a passare molto più tempo insieme, e il giorno in cui il più piccolo fece il compleanno, 9 anni, iniziò a parlargli del bambino che gli aveva rubato il cuore.
Jimin si trovava ancora nella sua testa, nel suo cuore, ne avrebbe sempre fatto parte, e parlarne al suo amico e vicino di casa, era una cosa fondamentale per lui.

Gli brillavano gli occhi ogni volta che il nome di Jimin finiva tra le sue labbra ed il pensiero di lui passava per la sua mente.
"Deve piacerti tanto questo Jimin" disse il ragazzino di undici anni, e Jungkook arrossì di botto, poi fece di sì con la testa.
"Tornerai a vederlo" disse ancora, "Lo spero davvero, mi manca" ribatté il piccolino e sentii il suo cuore andare veloce.

Rimasero in silenzio per un po' nella stanza del più piccolo, poi Hoseok gli propose "Che ne dici se ti accompagno io?" e Jungkook ne fu così felice.. Fece un sorriso meraviglioso, dolce, largo, sincero, il suo nuovo amico aveva fatto centro.

"Ma quando vorresti andarci?" domandò il minore, "Quando finirai le superiori" rispose prontamente il più grande, "Ma è un sacco di tempo Hobi.." si lamentò Jungkook, avrebbe voluto vederlo subito, ma in cuor suo sapeva che avrebbe aspettato anche cent'anni pur di rivederlo.
Per lui valeva la pena attendere.

*

Jimin, giusto due giorni prima del primo settembre, sapendo che era il compleanno del suo amato Kookie, decise di scrivere una lettera, né lui né il piccolo avevano ancora il cellulare, quindi l'unico modo per comunicare - seppure un po' antiquato - era attraverso delle lettere.
Passò l'intera giornata a scrivere, anche perché, nonostante fosse ancora piccolo, sapeva già scrivere molto bene e buttare giù qualcosa da spedire al suo piccolo Jungkook sarebbe stato davvero semplice.

Non era chissà quale regalo una lettera, ma ci stava mettendo il cuore su quella carta, tutto ciò che voleva raccontargli stava in quella lettera, poi andò dalla sua mamma, e gli chiese se avesse qualche sticker da attaccare su quella lettera, lei disse di no e Jimin fu un po' dispiaciuto, ma la donna voleva vedere sorridere il suo bambino, così disse "Dai tesoro, vestiti che li andiamo a comprare".

E così fecero, su quella lettera spuntarono due piccoli cuori rossi e subito dopo Jimin scese per l'ennesima volta, andando ad imbucare la lettera, sperando che gli arrivasse presto.

*

Mentre i due bambini erano ancora insieme, Wonho arrivò nella stanza del più piccolo e tra le mani teneva una piccola busta, "È per te piccolo" disse consegnandola al figlio che la prese immediatamente.
La guardò e la prima cosa che vide furono i due cuori rossi, poi la girò e lesse "Da Jimin per il mio piccolo".
Subito i suoi occhi si fecero lucidi poi alternò lo sguardo tra Wonho, Hobi e la lettera.
"Papà.." disse il piccolo con un filo di voce, ormai pronto a piangere dalla felicità.
L'uomo comprese immediatamente, il suo piccolo bambino voleva rimanere da solo, così mise una mano dietro le spalle di Hoseok e se lo portò in un'altra stanza, in salone precedentemente, dove stavano gli addobbi e la nonna e la mamma di Jungkook stavano preparando la torta per la sera.

Ritrovatosi da solo, il piccolo lesse la lettera mandata da quello che poteva ben considerare l'amore della sua vita.
Lacrime di gioia scorrevano sul suo viso un po' paffuto, era felice di sapere che stava bene e che in arrivo ci fosse una sorellina, era felice di sapere che non lo aveva dimenticato, che sentiva sempre il suo cuore andare veloce quando pensava a lui. Avrebbe voluto stringerlo forte a sé, avrebbe voluto avere vicino anche lui quel giorno.

Finito di leggere semplicemente la mise sul comodino vicino al suo letto, così se avesse sentito la sua mancanza, avrebbe letto infinite volte quella lettera che conteneva tutto l'amore che Jimin provava per Jungkook.

My only baby [Jikook] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora