"Nam, tu cosa penseresti se due ragazzi si frequentassero?" chiese il corvino all'amico biondo il giorno dopo, erano in pausa in quel momento e i due si trovavano soli in classe, insieme a qualche altro compagno che non aveva alcuna voglia di alzarsi dalla sedia per uscire fuori dalla classe ma che comunque era per i fatti propri e non stava neanche ascoltando.
"Beh, non ci vedrei proprio niente di male.. Ma perché mi fai questa domanda?" chiese un po' stranito ma al tempo stesso incuriosito dalla domanda dell'amico.
"Ecco, ricorderai la reazione di Jungkook di ieri, è legato a questo" rispose il corvino, sorridendo, intenerito ancora al ricordo della sera precedente."Da piccoli si sono separati e da allora non si sono più rivisti, per questo qualsiasi cosa glielo ricordi lo riduce in quello stato" confessò il ragazzo al proprio amico, quando anche gli ultimi ragazzi rimasti in classe si spostarono fuori da lì, lasciando i due soli.
Poco dopo arrivò proprio il ragazzino, con un sorriso sul volto nel notare come la classe fosse totalmente vuota ad esclusione dei suoi due amici.
"C-Ciao ragazzi", nonostante volesse un bene dell'anima al corvino, non riusciva ancora a fidarsi di Namjoon, cosa giusta visto che si conoscevano solo dal giorno precedente.Per Jungkook infatti era molto difficile fidarsi delle persone, l'unico con cui non aveva avuto alcuna difficoltà era il suo Jimin, ma c'era anche da dire che al tempo era molto più piccolo e un po' più aperto.
Adesso però, con i genitori che non riusciva a vedere molto spesso - poiché i due lavoravano fino a tardi - e la sua nonnina Mira meno entusiasta e vitale a causa della perdita del marito, si sentiva anche più solo e faceva una fatica incredibile a farsi amicizia.Non era mai stato molto semplice, ma c'era sempre la sua famiglia con sé a riempire il vuoto causato dalla mancanza di amici, e che adesso era più assente, fisicamente e mentalmente, quindi gli risultava ancora più complicato.
"Ciao Kookie" disse Hobi, ricambiando l'enorme sorriso e posando una mano sulla testa del castano, in un gesto familiare, proprio come se fosse un fratello più grande.
Namjoon si limitò a muovere la mano e fare un debole sorriso, che fece comunque comparire quelle adorabili fossette che lo rendevano estremamente dolce agli occhi del più piccolo."Allora, di che p-parlavate?" chiese il piccolo rivolgendo lo sguardo prima al suo migliore amico e poi all'altro, "Gli stavo spiegando di Jimin" disse con semplicità il corvino.
Sentendo il nome del ragazzo, Jungkook iniziò a percepire le guance tingersi di rosso, ogni volta che Jimin veniva nominato o ricordato in qualche modo, il suo cuore batteva più velocemente e il piccolo avrebbe voluto davvero sapere in quel momento com'era diventato.
Se fosse rimasto premuroso ed estremamente dolce, con quello sguardo sognante e quelle labbra piene e rosse come ciliegie, o se, al contrario, qualcosa nel suo aspetto e nel suo carattere fosse cambiato."Terra chiama Jungkook" lo chiamò Hoseok, risvegliandolo dai suoi pensieri per poi continuare a chiacchierare fino al suono della prima campanella e accompagnare il suo amico in classe.
*
Intanto, a Busan, Jimin ha già 17 anni, è al secondo anno di un liceo musicale e quella stessa mattina ha conosciuto un ragazzo dai capelli arancio, piuttosto timido, che quasi quasi gli ricorda il suo piccolo grande amore Jeon Jungkook.
Chissà come sta, si chiedeva Jimin di tanto in tanto, chissà se si sarebbero mai rivisti, e chissà se si sarebbero riconosciuti.Il nome del nuovo alunno era Kim Taehyung, ed egli si era seduto proprio accanto a Jimin visto che nessuno stava lì.
Il ragazzo, che mai aveva fatto una tinta ed era sempre rimasto con i capelli di quel colore tanto scuro quale era il nero, non faceva facilmente amicizia e, nonostante tutta la sua buona volontà, per un motivo o per un altro nessuno gli si avvicinava.Quel Taehyung però, forse perché simile al ricordo che aveva di Jungkook, gli piacque.
Quello stesso giorno infatti, mentre le ore di lezione passavano, i due chiacchieravano già.
Si sentivano in sintonia l'uno con l'altro e arrivata l'ora di pranzo, il corvino fece un piccolo passo, "Hey Taehyung, senti, che ne dici se una volta usciti da scuola vieni con me?" e il ragazzo davanti a sé sorrise entusiasta di quella proposta, facendo sì con la testa.Poi i due mangiarono in tranquillità ciò che avevano preso in mensa, e passarono il resto di quel tempo a parlare, parlare e parlare, ed era come se la timidezza di Taehyung fosse completamente andata, dimenticata.
All'arancione piaceva sentirlo parlare, esattamente come Jimin ammirava quella parlantina.
Beh, era comprensibile alla fine, entrambi avevano appena trovato nell'altro un nuovo amico.Quando poi la campanella suonò, i due ragazzi tornarono in classe, proprio come tutti gli altri.
Le ultime due ore di lezione furono davvero veloci, e in men che non si dica, i due si ritrovarono alla fermata, ad aspettare l'autobus che li avrebbe condotti a casa Park."Jiminie! Tesoro, chi è questo ragazzo?" chiese subito la donna una volta aperta la porta, non pareva arrabbiata di vedere il nuovo arrivato lì, anzi, sembrava proprio felice.
"È un mio nuovo compagno di classe mamma" lo presentò il corvino, e Taehyung fece un inchino davanti a Eun, per poi portare una mano avanti per stri gere quella della donna, "Io sono Taehyung signora Park" disse l'arancione, "Puoi chiamarmi Eun se ti fa piacere" ribatté la donna, aveva ormai raggiunto i quarant'anni ma si sentiva comunque molto giovane, e non sopportava ancora di essere chiamata signora, ma sapeva anche quanto bisognasse essere rispettosi con gli adulti.I due entrarono e subito Jimin aiutò Taehyung a girare tra le varie stanze della casa.
Fin da quando era piccolino, non era cambiato praticamente nulla, solo la grandezza dei mobili.
E c'erano anche tutti i bei ricordi legati a Jungkook, anche se i più grandi li conservava principalmente nel suo cuore e poi in caffetteria, al Min's Coffee.Per anni non ci aveva messo piede, sentendo che ogni angolo sapeva esclusivamente di Jungkook, quella presenza genuina nella sua vita gli mancava veramente tanto e non aveva idea di come contattarlo, al tempo erano troppo piccoli per avere un cellulare e i social lui stesso non li toccava, troppo occupato a studiare.
L'anno prima però, aveva deciso di tornarci, non ce la faceva più a rimanere rintanato in casa oltre che a scuola, solo per non sentire il suo cuore investito dai ricordi rimasti impressi in esso.
E Seungmin gli aveva detto che se suo figlio lo avesse desiderato, avrebbero rimodernato il locale, secondo i gusti del ragazzo.E così fu, avevano cambiato l'insegna, e passato una tinta molto chiara sulle pareti di tutta la caffetteria.
Da quel giorno, Jimin ci tornò con molto più piacere ed entusiasmo di prima.
I suoi ricordi ovviamente non erano mica scomparsi nel nulla, ma decise di voler aiutare i suoi genitori col lavoro, quindi spesso passava e dava una mano.Il giorno in cui Taehyung rimase con lui per la prima volta, passarono da lì, così che il padre potesse conoscere il suo nuovo amico.
Stettero in casa per poco tempo infatti, poiché alle cinque del pomeriggio, Seungmin lo chiamò, così che lo raggiungesse, e i due si misero in cammino verso il locale.Lì, di certo, Jimin avrebbe parlato a Taehyung della parte più importante della sua vita, anche se non sapeva ancora quando effettivamente lo avrebbe fatto, ma proprio in quell'istante promise a sé stesso che gliene avrebbe parlato, avrebbe trovato la giusta occasione per farlo.
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My only baby [Jikook]
FanfictionJimin e Jungkook si conoscono fin da piccoli, questo perché i loro genitori lavoravano insieme in un cafè di Busan, ma per questioni familiari sono costretti a separarsi per molto tempo. Dieci anni più tardi i due ragazzi si incontreranno di nuovo...