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Ancora due anni passarono nell'amore inconsapevole i due bambini, si amavano già ma non sapevano cosa fosse quel battito più forte alla vista l'uno dell'altro.

Non avevano idea di cosa fosse quel costante bisogno l'uno dell'altro, ogni giorno e ogni momento della loro vita, come se la mancanza di Jimin o di Jungkook costasse loro aria, che solo insieme tornavano a respirare.

Loro, comunque, passavano ancora le giornate a chiacchierare e a giocare insieme, e uno di quei giorni, verso novembre, quando Jungkook aveva otto anni e Jimin ne aveva appena compiuti dieci, i due si crearono uno spazio tutto loro nel retro del locale, così da poter giocare tranquillamente a pallone, inoltre Eun e Minjee, un po' preoccupate per questo continuo gioco, fornirono ai due bambini un'infinità di cerotti, cotone idrofilo e disinfettante nel caso in cui uno dei due per un motivo o per un altro si fosse fatto male.

Così Jimin e Jungkook iniziarono a giocare, e passarono ore ed ore insieme dietro a quel pallone, solo che a un certo punto successe ciò che le due donne purtroppo si aspettavano già.

Jungkook cadde per terra, parò il viso con le mani, ma per il resto non poté fare nulla, le sue ginocchia erano già sbucciate, fortunatamente non troppo e il bimbo non sentiva tanto male, ma iniziò a piangere, semplicemente perché si era tanto spaventato.

Jimin si era subito avvicinato a lui non potendo evitare in alcun modo la caduta, non sapendo però cosa fare e non ricordando in quel momento di avere nello zainetto tutto ciò che gli serviva, usò il metodo che tutte le mamme utilizzavano quando qualcosa faceva male.

Posò un bacino sulle ginocchia del più piccolo sperando che non gli bruciasse troppo, ma non aveva funzionato perché il bimbo ferito - anche se estremamente addolcito da quel gesto - urlò proprio perché bruciava, poi il suo adorato Kookie disse "Jimin-ssi la mia e la tua mamma ci hanno dato tante cose, perché non le usi?" e Jimin si ricordò solo in quel momento dei cerotti, quindi il suo volto si illuminò e disse al castano ancora a terra "Stai qui, arrivo subito", ciò che disse il più piccolo fece ridacchiare il corvino "Dove dovrei andare se mi sono fatto male?", e quest'ultimo lsi allontanò con un semplice "Hai ragione" tornando pochi istanti dopo con il disinfettante, un po' di bambagia e dei cerotti colorati.

Aprì la bottiglietta e intinse il pezzo di cotone in quel liquido, poi lo passò il più
delicatamente possibile sulle ferite del più piccolo, che fece dei piccoli gemiti di dolore, cercando di trattenersi il più possibile.
Vedere Jimin prendersi cura di lui in quel modo.. gli fece venire in mente che forse, ciò che aveva in testa in quel momento, non poteva essere tanto sbagliato.

E poi nel giro di quattro anni, si era accorto del fatto che nella caffetteria, molte volte, venivano ragazzi che si tenevano per mano senza che i loro genitori dicessero niente di male nei loro confronti, senza guardarli male come purtroppo alcune persone nel locale certe volte facevano, ma erano puramente degli sconosciuti, quindi iniziò a pensare che ciò di cui sentiva davvero il desiderio in quel momento non avesse nulla di male.

Gli occhi di Jungkook non si staccavano un secondo dalla figura di Jimin, ne era innamorato, profondamente.
Guizzavano di qua e di là ad ogni movimento che il ragazzino faceva, senza mai allontanarsi da lui.

Guardarlo lo rilassava davvero tanto, infatti si dimenticò del dolore che provava dopo un po' e rimase completamente assorto, in silenzio.
Proprio per questo motivo, Jimin, quando finì di medicare il più piccolo e applicò i cerotti colorati, decise di premiarlo.

Gli sorrise con dolcezza, poi si avvicinò al suo viso, cercando di posare un bacio sulla sua guancia, però, in quell'esatto momento, quando Kookie sentì il calore del volto di Jimin vicino al proprio si girò verso di lui.

I due si erano appena dati il loro primo bacio, dolce come il miele e veloce come una moto da corsa, ma lo avevano fatto.
I loro cuori andavano veloci, sempre più, e dovevano ammetterlo, a entrambi era piaciuto quel momento.

E nella loro testa, anche se erano ancora forse troppo piccoli, sentivano il desiderio di scambiarsene altri, ma poco prima che venissero nuovamente azzerate le distanze, Eun e Seungmin spalancarono la porta sul retro e li videro.

I due bambini quindi decisero di allontanarsi di loro spontanea volontà, così che i genitori del più grande non dicessero nulla.
Ma cosa avrebbero potuto dire di fronte ad un amore innocente come quello che provavano Jimin e Jungkook?
Proprio niente, infatti il loro sguardo si addolcì, gli brillavano gli occhi, adorarono la visione dei due bambini che, nonostante avessero allontanato il viso l'uno dall'altro, non smettevano di tenersi per mano.

Lo sguardo dei due adulti era bruciante sulle mani dei bambini, ma erano abituati a vederli mano nella mano, già dal primo giorno in cui si erano incontrati.
Seungmin non sembrava contrariato, Eun poi.. Lo aveva capito fin dall'inizio che il suo piccolo si era innamorato di quel bambino, erano davvero troppo uniti per trattarsi solo di amicizia e tutti quei piccoli gesti che fin dal primo giorno aveva fatto Jimin, poteva averli fatti solo per amore.

I pargoletti non se ne resero conto fino al momento in cui le loro labbra si incontrarono e si sfiorarono con delicatezza.
Quella sensazione che provavano, era molto più che semplice amicizia.
Era amore, e finalmente Jimin e Jungkook lo avevano capito, era chiaro nella loro testa.

I genitori di Jimin comunque erano venuti per capire cosa fosse successo visto che il minore aveva pianto nel momento in cui cadde e loro erano gli unici liberi in quel momento.

"Che è successo piccoli?" chiese Eun rivolta ai due e Jimin indicò i cerotti sulle ginocchia del bimbo accanto a lui, già in piedi ma ancora un po' dolorante, tanto che si teneva al corvino.
Seungmin notò pure ciò che era stato indicato dal figlio, così decise di prendere in braccio il più piccolo e portarlo dentro.

Probabilmente per quel giorno lo avrebbe visto un'ultima volta, Minjee e Wonho si preoccuparono forse un po' troppo quando videro il loro figlioletto in braccio al loro capo.

L'uomo si fece passare il bambino e gli chiese cosa fosse successo, la donna poi iniziò ad agitarsi, ma Eun le disse "Tranquilla, non è successo niente di grave, come puoi ben vedere è sveglio e sta bene, quindi non hai motivo di preoccuparti Minnie" perciò la donna fece un respiro profondo e si tranquillizzò.

Wonho però non era dello stesso parere, poteva ben vedere che Jungkook stava bene, ma chiese comunque a Seungmin se potevano tornare a casa, per fare sdraiare il piccolo in un lettino dato che ovviamente non ce n'era uno nel locale.

Il padre di Jimin guardò prima il bimbo, poi suo figlio e per finire Wonho, doveva prendere in fretta una decisione.
"Per oggi potete andare" disse allora Seungmin, rimanendo un attimo in silenzio e tornando a guardare il figlioletto, che aveva uno sguardo perso nel vuoto.

"Ma ad una condizione" continuò l'uomo e i genitori di Jungkook ascoltarono il loro capo aspettando le sue prossime parole, che furono "Portate con voi anche Jimin".

My only baby [Jikook] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora