Sogni

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-avanti calmati-

Pogiai la mano sulla testa di mia sorella che era inginocchiata sul terreno del cimitero con in mano ancora i girasoli.

Tutto questo era diventato soffocante, io non potevo sopportare questa forza opprimente.

Ti giuro che l'unica cosa che volevo fare era andare a casa e dormire, non so perché, so solo che quel dolce tepore probabilmente avrebbe calmato quell'ingarbugliato nodo che avevo in gola.

"Che stupida!"

La verità probabilmente era che non avrei dormito affatto e che sarebbe finita come al solito: insonnia e pensieri.

-io non ce la faccio, non credevo che sarebbe successo tutto questo, non posso continuare così.
Io non credevo sarebbe successo, io non sono stata abbastanza buona con lei, io non ho fatto abbastanza per lei.-
Continuava a stringere i girasoli tra le mani incapace di posarli sul terreno insieme agli altri fiori.
Non so se effettivamente volesse lasciarli su quella tomba, probabilmente non voleva davvero farlo, non so nemmeno perché le avesse preso dei girasoli.

Credo di aver sentito una volta che il giallo era uno dei colori che lei detestava di più e i girasoli non le piacevano particolarmente, erano tuttavia i fiori preferiti di mia sorella e quando tempo fa quelle due stavano insieme Nefertiti le regalava sempre dei girasoli dicendole che erano i fiori più belli che avesse mai visto perché le ricordavano la sua Serena.
Forse lo aveva fatto proprio per quel motivo...

Credo che mia sorella in quel preciso istante pensasse che posare dei fiori sulla tomba di una persona che le aveva dato così tanto fosse la prova definitiva della sua morte.
Quella prova Serena non era ancora pronta ad accettarla, forse non l'avrebbe mai accettata!

-Serena posa a terra i fiori e andiamocene, non possiamo rimanere qui- le sussurrai cercando di convincerla ad alzarsi.
Non volevo risultare insensibile, forse non avevo avuto rispetto per il suo dolore con quella frase, ma io non volevo rimanere lì...
Non volevo rimanere in quel luogo tanto angusto, triste.
Era cose se non potessi concepire l'idea, ma era anche qualcosa di peggio.
Un senso d'ansia che si arrotolata intorno alla mia gola, mi stringeva i polsi e mi bloccava le gambe ingozzandomi di dolore in una modo talmente troppo opprimente che forse non sarebbero bastate dodici vite per smaltire quella indigestione.
Il dolore era come una piccola accozzaglia di fumo nero, impalpabile, a tratti dispersivo, ma terribilmente scuro e presente.

Mentre cercavo di convincere mia sorella ad andarcene Toth si era addormentato in braccio al suo papà e Maria stava aspettando in macchina insieme ad Alessia, Diana e Filippo invece se ne erano già andati.

La mamma di Nefertiti si era sentita male.

Mia sorella poggiò una mano sul terreno e successivamente poggiò finalmente a terra i fiori avendo premura di sistemarli nel modo più ordinato possibile insieme agli altri.
Era un tripudio di fiori, e pensare che lei li odiava con tutta se stessa.
Aveva la sua strana teoria riguardante la sua incapacità di concepire che qualcosa di così bello fosse destinato a morire per un capriccio di qualcuno più grande e forte.
Un giorno mi disse che lei si sentiva proprio come i fiori che vengono regalati ai morti, condannata a perire per volere di qualcun altro che non potrà mai capire o sconfiggere.

-cosa posso fare più di questo per non sentire più questo male, come si fa a ritrovare tutto quello che abbiamo perso-
Singhiozzava, era sempre stata più sensibile di me.

La verità sorellina è che quello che abbiamo perso oramai non lo riavremo mai più indietro, oramai siamo completamente in balia di questa sensazione spiacevole di dolore che ci stringe il cuore in una morsa dolorosa e soffocante fino a che un giorno ci sveglieremo e il dolore sarà solo un flebile ricordo, fino a quando la memoria sarà scemata e se nemmeno allora il dolore si placherà vorrà dire che morirà con noi.
La vita sorellina è quanto di più ironico ci possa essere stato concesso da quello che gli altri riconoscono come Dio.

La verità, a trent'anni di distanza, posso dirti che quel dolore non è svanito!
Quel dolore permane e adesso che tutto va inesorabilmente verso un termine mi chiedo se ne sia valsa la pena, se vivere ne valga davvero la pena, tutto ciò che immaginavo è sparito, tutto ciò che credevo di volere è mera e irraggiungibile finzione.
Vorrei vivere altre cento vite, in altri cento corpi, in altre cento storie per poter dire di essere in grado di dire che il mio dolore magari é imparagonabile a qualcuno che ha sofferto molto di più, ma sono oramai convinta che ognuno col suo dolore personale non può essere giudicato.
Noi umani siamo come i primi fiori di campo, nasciamo nel gelo e muoriamo recisi e intrecciati in ghirlande che poi appassiscono.

Non é crudele la vita?

Demonizziamo la morte, ma la vera matrigna è la vita, senza la vita non ci sarebbe la morte, senza la vita non ci sarebbe il dolore.
Pur di non stare male accetterei di non esistere, cullarsi nel vuoto placido mi piacerebbe.

-avrei voluto dirle tante cose, e non posso farlo.
Non riesco nemmeno a trovare le parole giuste per salutarla, mi sembra di impazzire.
Come é possibile che sia veramente successo, perché tutto ci sta cadendo addosso?-

Non lo so sorellina, non lo so...
Vedrai che un giorno imparerai ad andare avanti, ne sono certa che prima o poi questo dolore se ne andrà almeno in parte.
Magari avresti dovuto continuare ad odiarla...

-sorellina avanti, è meglio andare-
Presi un fazzoletto dalla tasca del mio soprabito per asciugarle gli occhi, poi la aiutai ad alzarsi.
-avanti possiamo tornare domani- le sussurrai.

Marco dietro di me continuava a passeggiare avanti e indietro con Toth in braccio, ma non osava avvicinarsi.

-Guidi tu?- mi chiese poi.
-si credo sia meglio-
-okey-
Lo vidi incamminarsi verso il viale d'uscita del cimitero e scomparire poi dietro le file di lapidi.

Non si era avvicinato alla tomba, si era posizionato a circa dieci metri di distanza con in braccio il suo bambino e non aveva permesso nemmeno a lui di vedere la scena.
Lo stringeva a se come a volerlo proteggere da qualsiasi cosa, lo stringeva come se fosse il suo ultimo appiglio alla realtà e Toth suo malgrado si immergeva tra le braccia di suo padre comprendendo quel dolore lacerante.
Forse aveva compreso bene quanto stesse soffrendo e nonostante volesse essere sulla tomba di sua madre si nascondeva tra le braccia del padre che aveva imparato ad amare per tenerlo strettamente ancorato a quel briciolo di realtà che ci teneva tutti sospesi in un immenso vuoto dolore.

Credo che vedere la tomba fosse per lui un'emozione troppo forte e credo che non riuscisse ancora ad accettare l'idea.

Marco si voltò dalla parte opposta quando fecero scendere la bara sotto terra e rimase in quella posizione fino a che l'ultimo granello di terra non ricoprì il coperchio della bara, immobile e impietrito e con le mani tremanti.
Come facevo a saperlo?
Devi sapere che feci lo stesso, la mia codardia mi impedì di guardare, voltai la testa e mi avvicinai solo una volta che tutto fu finito, non so come descrivere questo mio atteggiamento, forse paura oppure dolore, o ancora sensibilità.
Ciò che so per certo è che io feci lo stesso il giorno che toccò ad Alessio, ed ora che Nefertiti riposava accanto al fratello la parabola che avevo costruito era diventata inutile.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 01, 2021 ⏰

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Vita ordinaria di una ragazza senza nomeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora