Toth era seduto sulle mie gambe e osservava la scena davanti a noi spaesato.
La testa riccia era poggiata sul mio petto e giaceva tra le mie braccia completamente passivo, ma non pianse.
Appena la bara entrò nella chiesa e fu poggiata a terra Toth corse verso di essa e si sedette a terra rifiutando di alzarsi fino a che la cerimonia non ebbe inizio.
Il piccoletto iniziò a togliere minuziosamente i petali delle rose che erano meno belli e se li mise in tasca dicendomi che la sua mamma sarebbe stata triste se i fiori erano brutti.
Rimasi al suo fianco fino a che lui non volle alzarsi e quando lo fece lo presi in braccio cercando di trasmettergli tutto l'amore di cui aveva bisogno.
Toth pianse sulla mia spalla e io lo strinsi a me, volevo provare a fargli sentire quel calore umano che gli avrebbe consentito di non piangere, ma non ero brava in questo...-Toth vuoi che ti prenda in braccio io?- si azzardò a chiedere Marco allungando le braccia verso suo figlio.
Toth nascose il viso nell'incavo del mio collo e mi strinse più forte, sorrisi a Marco e mi andai a sedere al mio posto.Quando la funzione iniziò osservai distrattamente il prete fare l'elogio e mi ritrovai a pensare quanto tutte quelle parole fossero dannatamente inutili...
Nefertiti aveva detto di non volere tutto questo, eppure la madre aveva insistito fortemente e alla fine vedendola così distrutta avevamo acconsentito tutti quanti.In quel preciso istante per l'ennesima volta nella prima panca della chiesa vi era la madre di Nefertiti con gli occhi vuoti, subito al suo fianco Serena con affianco Marco e Maria.
Io ero nella panca subito successiva al fianco del padre di Nefertiti che impassibile fissava la bara stringendo tra le mani una foto.Oramai ne ero certa: vivere era la morte dei sentimenti positivi che custodiamo gelosamente nel cuore e gli esseri umani sono tutti profondamente egoisti e per quanto tra i peccatori si celino anime pie, io avevo conosciuto solo lupi.
Nefertiti era un lupo, sarebbe stato ipocrita dire il contrario e un lupo mi era seduto proprio affianco, l'uomo che sembrava così svuotato e che tratteneva a stento le lacrime vedeva piombarsi addosso il peso della perdita per la seconda volta.Puntagli gli occhi al cielo e ingoiai un boccone amaro, ero costantemente sulla soglia delle lacrime in questi giorni e la sensazione che tutto stesse lentamente cadendo era pregnante di ogni mia azione.
Mi odiavo per quello che stavo provando, ero fermamente convinta che quel dolore non dovesse essere mio, che non avessi il diritto di piangere, eppure continuavo imperterrita a stare male nonostante io per prima mi fossi posta così male nei suoi confronti.
Ora io redenta stringevo tra le braccia suo figlio ed ero triste per la sua perdita, che ipocrita!
La parte più singolare della mia vita era sempre stata quella di rimediare troppo tardi ai miei errori ed ora la consapevolezza di ciò mi schiacciava il cuore.-nonno-
La vocina di Toth mi riportò alla realtà e una volta averlo aiutato a liberarsi dal mio abbraccio lo aiutami a sedersi tra me e Filippo.
L'uomo non gli rispose.
-nonno sei triste?- chiese lui allora.
Filippo spostò lo sguardo su di lui e i suoi occhi azzurri si riempirono di lacrime.
-si- rispose semplicemente.Distolsi lo sguardo, per quanto mi era possibile, non volevo intromettermi nella loro conversazione!
-mi pento di non esserle stato accanto come meritava sia a lei che a suo fratello, credevo di avere a disposizione più tempo, ma la vita corre veloce-
Sulla pelle continuavo a sentire una strana sensazione, come se qualcosa fosse accanto a me, non é che la cosa mi inquietasse particolarmente...
-Nefertiti si era chiusa dentro un guscio di paure e non lottava più, era completamente passiva, rassegnata ad aver perso.
Ogni volta che i miei occhi incontravano i suoi capivo quando stesse male e quanto fosse sola.
L'amore che aveva non le bastava, non le bastava mai e questo forse è stato il suo più grande peccato.
Adesso è svanito tutto, le sue risposte pungenti, i suoi occhi affilati si sono chiusi e non sentirò mai più la sua voce pronunciare il mio nome.- risposi sovrappensiero.
Filippo ebbe un sussulto e mise in tasca la foto senza proferire parola.
Davanti Marco ebbe si rizzò sulla sedia percependo di sicuro le mie parole.
STAI LEGGENDO
Vita ordinaria di una ragazza senza nome
Romansa(In rivisione nonostante la storia non sia conclusa) -bacia pure me...- Vita, segreti e bugie di un'umile ragazza che non ha nulla da raccontare. - - - La vita non é mai perfetta, non bisogna mai abbassare la guardia dinanzi a lei, tutto ciò che ci...