LETTERA AL MIO AMORE PERDUTO

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"Cara Maria,
L'ultima volta che ti ho guardata veramente negli occhi era per dirti che ero felice del fatto che avessi finalmente trovato la persona giusta.
Dentro di me ero veramente felice per te, ma era come se in contemporanea sentissi crescere in me un senso di odio nei tuoi confronti che mi spingeva a farti soffrire come tu stavi facendo soffrire me.
Oramai sono passati anni da quando ci siamo incontrate per la prima volta, ero convinta che tu avessi capito eppure evidentemente eri talmente cieca da non comprendere come io possa esserti stata devota.
Dopo anni che ti stavo accanto ancora non capisco come tutto questo possa aver avuto inizio.
Volevo che tu fossi felice è vero, mi sarei anche fatta da parte, ma vedefe come ti rovinavi la vita era la cosa che più detestavo quando ti osservavo anche solo per più di un secondo.
Quando scopristi di aspettare un bambino mi chiamasti in lacrime dicendomi che avevi fatto la cavolata più grossa della tua vita...ti ho consolata e ti sono stata accanto.
Quando mi dicesti chi era il padre piangendo ti ho promesso il mio silenzio e quando mi hai chiesto di tenere i tuoi segreti con Marco l'ho fatto. Anni di sacrifici per ottenere il nulla da te, non ero degna della tua riconoscenza evidentemente.
Quando avevo bisogno di te...tu scappavi sempre.
Era mia sorella quella interessante, lei aveva tutto, lei era tutto, io ero la sua pallida ombra un cane obbediente che poteva essere sfruttato in qualsiasi momento.
Io ero la sicurezza costante della tua vita, io non me ne sarei mai andata!
Venezia si poteva annoiare di te, si poteva improvvisamente ravvedere e capire che non eri abbastanza per lei.
Ero consapevole di ciò eppure sono rimasta.
Ti ho amato in silenzio per anni e tu non ti sei nemmeno accorta che da te volevo almeno un briciolo dell'amore che io ti ho sempre riservato.
Oramai non importa più cosa io abbia fatto, cosa tu mi abbia permesso di fare e cosa io continui a fare per te, non so nemmeno se ti manderò questa lettera, non so nemmeno se amo davvero Nefertiti, so solo che questo vuoto immenso che hai lasciato nessuno lo rimarginerá mai.
Conservo un piccolo posto nel mio cuore che sarà accessibile solamente a te, mai nessun'altra ai miei occhi sarà all'altezza di quel posto.
Perdona lercio questa povera stupida innamorata.
Per sempre tua,
              
Serena"

Leggevo questa lettera ogni volta che un pezzo di me ritornava a quegli istanti in cui pendevo dalle labbra della donna che amavo.
Averla di nuovo accanto come un tempo qualche sera prima, vederla andare via piangendo dopo aver incontrato Marco a casa mia, beh quelle due situazioni avevano risvegliato in me il bisogno di leggere come mi avesse usata.
Leggerla mi faceva male ma almeno mi assicurava alla realtà, mi assicurava che io potessi continuare ad odiarla come era giusto che fosse.

Ne ero venuta in possesso per caso, un giorno feci cadere la borsa di Serena che era poggiata al bordo del tavolo della cucina di casa mia e il contenuto si era riversato a terra.
Nella frenesia di raccogliere le cose gli occhi mi caddero sulla lettera senza mittente e credendo che fosse indirizzata a me la lessi, probabilmente se non si fosse verificato questo piccolo incidente non l'avrei mai scoperto.
Probabilmente a quest'ora vivrei nella menzogna e ne sarei anche felice, sarebbe stato meglio...

-hai da accendere?-
Come inebetita accartocciai la lettera e la misi in borsa poi passai l'accendino alla ragazza alle mie spalle.
-bello qui-
Spostai lo sguardo su di lei e la osservai sedersi a terra vicino a me.
-mancavi tu all'appello delle persone che avrei preferito non conoscere-
Venezia rise poi mi restituì l'accendino, fece un tiro dalla sigaretta e fissò l'orizzonte che regalava il tetto di casa mia.
-come sei entrata?- chiesi.
Schiacciai il mozzicone della sigaretta su una tegola e poi lo riposi nel portacenere che mi portavo dietro ogni volta che salivo quassù.

Forse sarebbe stato meglio lasciarlo qui, almeno l'avrei avuto subito a portata di mano.
Capitava spesso ahimé che mi dimenticassi di portarlo con me e che fossi costretta a tornare in casa per riprenderlo, era una scocciatura!

-ho le chiavi di casa tua, me le diede Alessio.
Mi disse di venire da te ogni tanto ad onorati della mia presenza- la vidi fare un altro tiro poi girò lo sguardo verso di me. -non capisco perché me l'abbia chiesto, non ti sopporto proprio e in realtà non so nemmeno perché sono qui.
Forse perché ho visto uscire da casa tua prima mia sorella piangente e poi Marco incazzato-
La guardai di traverso.
Si era nascosta sotto casa mia?
Dovevo forse iniziare a denunciare qualcuno per violazione della privacy e stalking?

-posso leggere quello che hai accartocciato?-
Senza nemmeno aspettare una risposta estrasse la lettera dalla borsa e la lesse velocemente.
Teneva il foglio con entrambe le mani, la sigaretta le penzola dalle labbra e lo sguardo era quello di chi vorrebbe tanto mettersi a ridere ma deve per forza trattenersi.

-carino- dichiarò -beh si insomma, io te lo avevo detto, per carità non lo feci per bontà d'animo, ma è mia sorella.
Che tu ci creda o meno io la conosco meglio di quanto la potrete mai conoscere voi e di conseguenza lo sapevo che era questo ciò che pensava-
Accartocció il foglio, prese l'accendino e diede fuoco alla carta per poi gettarla nel posacenere.
-era necessario?-
Venezia fece spallucce e riportò lo sguardo all'orizzonte.
-beh sai leggere frottole mi da fastidio.-
Non mi aspettavo da lei tanta bontà nei miei confronti.
-come mai questo improvviso atto di carità?- Venezia sospirò.
-senti io non sono cattiva, anche io ho sofferto molto per la morte di Alessio, anche io ho dei sentimenti.
Credevo di fare un gesto carino, credevo che magari noi due potessimo riniziare da capo- sospirò -io non ho nulla contro di te infondo...-
Ero veramente molto stupita, quella non poteva essere lei.
Ero talmente scioccata che rimasi in silenzio a guardarla fumare fino a che lei non finì la sigaretta.

-va bene non é evidentemente giornata, io vado ti ho lasciato le chiavi sul tavolo, non tornerò più a casa tua-
Si alzò dal tetto e rientrò in casa grazie alla piccola porta finestra.
-Venezia- la chiamai.
Non so nemmeno io perché, lei si voltò verso di me e io mi alzai dal tetto rientrando in casa.
-ti senti mai come se tutto ciò che ti fosse stato affidato fosse talmente fragile da distruggersi con un solo respiro?-
Venezia abbassò lo sguardo poi aprì la piccola borsetta che aveva dietro estraendone un bigliettino.
-"Qualunque cosa accada, lei ci sarà per te, mi dispiace se ti ho causato tanto dolore, ma sappi che dove io ho sbagliato lei può riparare, la fine è solo un nuovo inizio e spero che voi anche se così lontani dal suo mondo possiate accoglierla nel vostro e mostrarle che noi esseri umani non siamo poi così cattivi"- lesse il piccolo biglietto giallo in fretta poi lo rimise in borsa.

-Tuo fratello me lo diede il giorno dopo che ti presentò a noi e mi disse di darlo a tutti gli altri e raccontargli la tua storia, non lo feci perché ero gelosa del rapporto che tu avevi con il mio Alessio. Credevo che se gli altri ti avessero odiato tu ti saresti allontanata e non avresti sottratto a me il ragazzo che amavo, ero una stupida e per questo ti chiedo scusa.
È la mia colpa più grande nei tuoi confronti, ho fatto in modo che tu non fossi mai apprezzata da tutti noi, quindi ti chiedo scusa.
Ti ho visto in questi giorni, sei magra, costantemente fatta, sempre sovrappensiero, sembra che niente ti renda felice.
Vedi per un periodo della mia vita io ero come te, Alessio mi ha aiutato e adesso voglio ripagare il bene che lui a fatto a me restituendolo a te, so che probabilmente non ti fiderai dopo tutto ciò che é successo, ma ho sbagliato e voglio ricominciare da zero. Voglio aiutarti davvero!-
Le lacrime le scesero lungo le guance e piano piano profondi singhiozzi le scossero la voce.
-ho fatto tanto male a voi due a te soprattutto, le prese in giro.
Io ti chiedo scusa ero e forse sono ancora stupida, ma da quando lui non c'è lo rivedo in te ogni dannata volta e le mie colpe si fanno sentire.
Lasciati aiutare ti prego, lascia che io possa diventare migliore.-

Per la prima volta in vita mia abbracciai una persona perché sentivo di volerlo fare, abbracciai con questa consapevolezza qualcuno che non era mio fratello e un piccolo pezzettino del mio cuore gioì del fatto che magari per noi c'era speranza.

Venezia profumava di speranza e in quel preciso istante sapevo solo che a quella speranza mi sarei aggrappata con le unghie e con i denti, non importava se in realtà le sue parole era mere bugie...

Avevo bisogno di quelle bugie.

Vita ordinaria di una ragazza senza nomeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora