GOLDEN WIND

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"Cara Maria,

Quella sera di febbraio eri arrivata a casa mia in lacrime dicendo che non riuscivi a trovare da nessuna parte Marco.
Io, preoccupato, ti feci accomodare sul divano e provai a chiamarlo più volte. Quando rispose disse soltanto che voleva stare da solo e di lasciarlo in pace.
Ricordo che quella sera Nefertiti non c'era, era uscita ore prima per andare da Torh costretto a letto con la febbre alta e tu mi eri piombata in casa mentre stavo studiando per un esame davvero importante.
Mi chiesi il permesso di sederti sulla poltroncina di Nefertiti mentre studiavo e giurasti che avresti fatto silenzio e io accettai sapendo che forse non avrei dovuto.

Lo scorrere del tempo e la sensazione di averti accanto mi provocava una specie di fastidio, era come se non riuscissi bene a concentrarmi sui libri a causa della tua presenza che se pur così silenziosa io sentivo davvero ingombrante.
Non so ancora definire questa sensazione se mi guardo indietro.

Era sera inoltrata e io ero chino ancora sui libri, ma tu non facevi che tenere gli occhi bassi, immobile e silenziosa come se temessi di parlare.
Quegli occhi azzurri che mi affascinavano tanto non riuscivo mai a capirli, ogni volta che ti osservavo percepivo come se nascondessero fiumi di pensieri che non mi era dato comprendere.
Avrei tanto voluto poter comprendere prima, avrei voluto avere più tempo o anche solo essere più sveglio, tanto da riuscire a capire cosa tu stessi vivendo.

Era come se ti comprendessi a metà.

Quella sera pioveva forte e il cielo era scosso da lampi.
Anche se non volevi ammetterlo so bene che stavi morendo di sonno, tuttavia non volevi andare in un'altra stanza per paura dei tuoni.
Ricordo che ad uno di essi sussultasti serrando gli occhi e ti raggomitolasti ancora di più sulla poltroncina.
Quella sera scelsi di fare la cosa più sbagliata, mi alzai dalla mia scrivania e venni verso di te con l'intenzione di rassicurarti, ma come in un lampo mi ritrovai ad immergermi in quegli occhi e tutto divenne confuso, ricordo che ti spostai una ciocca di capelli dal viso e tu arrossisti così tanto che le tue gote somigliarono a due pomodori.
All'ennesimo tuono sei saltata dalla sedia e mi hai gettato le braccia al collo generando le mie risate e poi fu come se tutto lo spazio fosse stato racchiuso nei tuoi occhi, più ti guardavo più percepivo quel vuoto che mi provocava la tua assenza e senza riflettere ti baciai.
Mi sembrava di star sfidando il fato quando tu ricambiasti e quel senso di gioia che mi provocava averti così vicino a me si contrappose all'infinito senso di colpa verso il mio amico.

Ti avevo amata in silenzio per tanto tempo!

Credo anzi che dal primo istante che ti vidi qualcosa cambiò in me, ma quando Marco mi disse di provare qualcosa per te pur di non ferirlo accantonai i miei sentimenti.
Sapevo benissimo che con lui non eri felice.
Dopo la morte di Riccardo era cambiato radicalmente e su di te pesava il suo dolore.
Io avrei aspettato per anni pur di poterti rivedere anche soltanto un giorno ero costretto ad osservare in silenzio come lui non ti amasse abbastanza.
Certe volte avrei voluto ucciderlo per come ti trattava, intrappolato nel suo dolore non ti dava ciò che meritavi.
La gelosia mi corrodeva l'anima fino a renderla fragile ogni volta che ti vedevo piangere e forse sbagliai ad avvicinarmi a te in veste di amico.

Feci di tutto per fare in modo che quel sentimento svanisse, provai ad innamorarmi di nuovo, ma fallì...
Il mio egoistico sforzo portò alla rovina una persona che non meritava ciò che le stavo facendo, ma ti giuro che se ritornassi indietro probabilmente rifarei le stesse cose.

Egoismo, mi si addice, ma averti accanto superava qualsiasi dolore.

Quella sera ci siamo addormentati abbracciati, ricordo che ti accarezzai i capelli per calmarti e mi immersi nel profumo di quei fili dorati allo scopo di potermi portare nei miei ricordi quell'odore che mi causava gioia, volevo imprimere nella mia mente che quello non era solo un sogno.
Quella sera il tempo sembrava fermarsi ai tuoi sospiri, ma accelerò quando mi resi conto di quanto stessi sbagliando con il mio migliore amico, eppure non riuscivo a pentirmene fino in fondo.

Giorno dopo giorno quel sentimento correva sempre più veloce e insieme ad esso correva il nostro peccato, alle spalle di tutti io ero tuo e tu eri mia.
Ci appartenevamo, ci eravamo rinchiusi in un bozzolo di felicità che entrambi speravamo non venisse mai spezzato eppure...

Ti ricordo senza fiato, il silenzio di quella sera, le gote tinte di rosso e il cuore che batteva forte, trasportati da un impetuosa tempesta abbiamo entrambi capito che era troppo tardi per tornare indietro eppure sapevamo entrambi di essere mossi da un destino incerto.

Tu eri disposta ad andare ovunque con me, dicevi spesso che ti bastava semplicemente avermi affianco per far sparire ogni demone e io dal canto mio ti avrei alzata sulle braccia se non riuscivi a vedere il cielo dietro i tuoi muri di paure.

Per quanto ti amassi non mi sentivo mai giusto per te.
Ti guardavo con gli occhi di un bambino...

Quando giorni fa sei venuta da me dicendo che vista la situazione era meglio finirla qui mi è crollato addosso il cielo, giuro che le tue ragioni proprio non le capivo.
Credevo che la nostra bambina e il nostro amore avrebbe resistito, ma tu volevi stabilità perciò ti lasciai andare sperando che questa scelta ti potesse dare tutto ciò che meritavi.
Io e te ci siamo amati già dal primo giorno, eri la mia luce, la mia via di fuga dalla realtà, certe volte era quasi come se confluissimo in una sola persona...

Adesso il tuo ricordo sta scemando, sento le forse abbandonarmi giorno dopo giorno, nella mia mente ho i ricordi di quella sera, il tuo profumo che diventa sempre più doloroso da sentire...

Ti amo eppure sono consapevole che presto non potrò più conservarti nel cuore.

Sto morendo e il ricordo che conservo gelosamente muore come me...

Questa malattia ci sta rubando il tempo, mi odio per non avere la forza di affrontarla, mi sento così debole da non riuscire a concepire di andarmene come un peso per voi perciò ho deciso che me ne andrò nel modo che considero più dignitoso.

Scusa se ti ho amato, le cose sono state così complicate e la situazione forse è peggiorata per colpa mia, da quel bacio ti ho gettata nell'abisso più profondo privandoti della tranquillità che tanto agognavi.
Ogni giorno in cui mi avvicino di più alle stelle che tanto amavamo guardare sento la tua risata, percepisco l'odore dei tuoi capelli sulle federe del cuscino prima di dormire e sogno di stringerti a me ogni notte e vivere al tuo fianco, mi dispiace che l'uomo che tu ami risulti così impotente, vorrei essere diverso, migliore. Dono solo un umano difettoso quindi ti prego perdonami.

Nostra figlia.
Non vedrò mai il suo viso, non assisteró ai suoi primi passi, alla prima parola, al primo dentino...
Se esiste davvero un paradiso da cui poter vegliare giuro che la proteggerò da lì e se invece per i miei peccati sarò condannato all'inferno, se quella è la mia punizione ti prego di perdonare questo peccatore...
Ti amo, vi amo.
Per sempre tuo
Alessio"

-la conserverò per sempre-
Maria strinse la lettera e petto e si asciugò le lacrime.
-grazie Nefertiti-
Le sorrisi.
-nulla, era destinata a te-
-come stai?- chiese.
-sto bene- risposi.
-Marco ha scoperto di Toth-

Lo sapeva.

-si- risposi.
-vorrebbe averlo più vicino e farebbe piacere anche a me- mi disse.
-ah si?-
-so che tu non sei stata molto vicino a tuo figlio-
-già, ma sto rimediando-
Credevo di immaginare dove volesse andare a parare.
-potremmo prendercene cura io e Marco, tu ovviamente potresti vederlo quando vuoi-

La osservai, mi alzai dalla sedia e iniziai a ridere.

-non ti lascio mio figlio-
-credo che tu debba pensare al suo bene, con noi avrebbe molte più possibilità, tu hai la scuola e-
-Ti ringrazio per la preoccupazione-
-quindi accetti?-chiese.

"Col cavolo"

-non ho bisogno di te, pensa a tua figlia, mio figlio lo so crescere da sola-
-non volevo offenderti-
Il sorriso le morì sulle labbra.
-nemmeno io, ora vai via di qui-

Maria lasciò casa mia e io pregai che quell'argomenti non lo tirasse fuori mai più.

Vita ordinaria di una ragazza senza nomeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora