IL LUPO E L'AGNELLO

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-É stata una tua idea oppure Venezia di sua iniziativa voleva rovinarmi il giorno più bello della mia vita.-
Marco se ne stava appoggiato alla ringhiera del balcone con le lacrime che gli scendevano dagli occhi e una sigaretta che gli penzolava dalle labbra.

Era una notte tranquilla e le stelle in cielo illuminavano leggermente il piccolo balcone su cui si era rifugiata la mia vittima.
Una leggera brezza soffiava e mi strinzi nella giacca di pelle per evitare di prendere freddo.

-No, questa volta è farina del suo sacco, però avrei voluto pensarci io lo ammetto.-
-dov'é adesso la strega?- chiese sospirando e puntando successivamente gli occhi al cielo come a volersi perdere in quell'immensa distesa di stelle.
Avrei volentieri seguito il suo esempio.
-credo stia facendo le sue congratulazioni alla sposa, sai com'è le piace mantenere il suo ruolo di strega cattiva.- ridacchiai. -Vive solo per questo!-

Marco sospirò pesantemente poi si staccò dalla ringhiera del balcone per avvicinarsi a me.
Ero poggiata a terra con la schiena contro di essa e tentavo in tutti i modi di non fissare la scena di Venezia che all'interno della sala si prodigava per calmare la sposa mentre sua sorella la insultava.
Davvero, io non capivo come tutto ciò potesse accadere nella vita vera!
Pensandoci era talmente surreale da risultare ridicolo, era così divertente!

-hai un accendino?-mi chiese poi.
-no, Venezia mi ha impedito di portare sia quello che le sigarette- gli risposi.
Avrei voluto fumare anche io in quel momento, non avrei dovuto farlo, ma mi sarebbe servito.
-sono nervoso, non posso fumare e sono incazzato nero con te e con tuo fratello.-
Risi di lui e mi strinzi le ginocchia al petto.

Per anni avevo pensato al matrimonio di uno di noi come ad un evento di festa.
Mi immaginavo Alessio fare il cretino sopra il palco insieme a Marco che completamente ubriaco gli andava dietro, immaginavo Serena al mio fianco sorridente e finalmente libera dal ricordo di Maria.
Quest'ultima invece la immaginavo stringere tra le sue braccia il figlio di Marco e non di mio fratello e Venezia, beh lei sarebbe rimasta la solita di sempre, ma con mio fratello al suo fianco...
All'appello mancava solo una persona, ma non era il momento di pensare a lui, ero certa che quella persona stesse bene e mi bastava questo per provare un po' di sollievo.

-non so perché gliel'ho chiesto.-
Gli sfuggì dalle labbra questa frase e io provocò un brivido leggero sulla pelle, non immaginavi che avrebbe fatto questa rivelazione.

"Lo immaginavo tesoro, lo immaginavo"

La sua voce mi faceva questo effetto ogni volta che lo sentivo sibilare qualcosa, ogni volta che lo guardavo avevo una fitta al cuore, ma l'attrazione che provavo per lui era qualcosa che non potevo definire.
Le sue parole, i flebili sussurri che emetteva, i suoi discorsi, ogni volta mi lasciava interdetta e sempre più affascinata.
La sua mente, se pur non si direbbe, era il richiamo più forte che poteva darmi il suo corpo, non era amore, non lo amavo per nulla, era attrazione, lo volevo solo perché mi era dovuto.
Nella mia mente contorta credevo di avere diritti su di lui solo perché anni prima avevo messo al mondo suo figlio, che ora non fosse con me poco importa, non ero fatta per badare a quel bambino e lui non doveva saperlo
Forse un giorno gli avrei rivelato la verità, ma di certo non ora.
La cosa che però mi provocava più rabbia era il fatto che nonostante il passato il mio corpo fosse così debole a lui.
Il suo cuore era mia, il suo corpo era mio, la sua anima era mia...non me ne facevo nulla di tutto questo se poi non avevo la possibilità di schiacciarlo.

-suppongo non importi, siete sposati ora- Mi sorrise di traverso riprendendo il suo solito ghigno poi girò la testa verso di me che ancora appoggiata alla ringhiera lo osservavo senza distogliere lo sguardo come a voler captare ogni suo movimento.
-sai benissimo che questo non mi cambia nulla-

Vita ordinaria di una ragazza senza nomeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora