APPASSIRE

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Piano piano sentivo qualcosa andarsene da me, era come se ogni piccola scheggia stesse lentamente lasciando il posto che io le avevo riservato con maniacale cura.
Adesso che mi trovavo in balia di queste sensazioni, mano a mano che i giorni avanzavano il senso di paura sembrava dissipare dolcemente tra i pensieri sostituito da una patina di nera rassegnazione.

-vieni qui-
Le braccia di Serena mi strinsero forte al suo petto e io non potevo far altro che respirare a pieni polmoni il suo odore così famigliare.
-hai freddo?- mi chiese sistemandomi la coperta sulle gambe.
-non preoccuparti, mi fa bene l'aria fresca, lo dice anche il dottore- le sorrisi e la aiutami a sistemare il lembo di stoffa sulle mie gambe.
Mi permise di tirarmi leggermente indietro e mi appoggiai con la testa sul suo petto.

Serena mi accarezzò la testa spostandomi
i capelli dalla faccia.
-mi sento stanca sai- sussurrai.
Sentì il suo petto sussultare e percepì dentro di me una strana sensazione, mi sentivo così viziata con lei al mio fianco che si occupava di me.
Avere accanto lei e Venezia che sostenevano mia madre mi faceva sentire più tranquilla, come se andarmene fosse più semplice.
-sono solo le medicine, devi cercare di abituartici altrimenti manterrai questa faccia da pesce lesso-

Risi e mi concessi di stringerle la mano.

-sei diventata docile è?- ironizzò lei ricambiando la mia stretta e continuando ad accarezzarmi la testa.
-merito delle medicine, non abituarti- le risposi suscitando la sua risata.
Rimasi ancora qualche istante a godermi il suo tocco poi chiusi gli occhi e mi abbandonai alla stanchezza.
-come ti senti tu?- chiesi beandomi del suo tocco.
-non c'è male, io e Chiara ci stiamo conoscendo meglio, sento che tra e me e lei potrà funzionare-

Ridacchiai.

-e Maria?- chiesi.

Adoravo impicciarmi!

-beh diciamo che abbiamo avuto delle piccole divergenze ultimamente- sussurrò lei.
-del tipo?- la rimbeccai curiosa.
-diciamo che non é esattamente quella che mi aspettavo ecco- mi rispose sospirando.
-ho sempre ragione nulla da fare- le risposi suscitando un suo ennesimo sospiro.

Sentivo il fruscio del vento ed era così piacevole, percepivo intorno a me come un bolla di sapone che mi racchiudeva in un modo senza dolore.
Era così bello, avevo disdegnato la sensazione che dava questa robba per anni, preferito soffrire piuttosto che prenderle ed ora che ero costretta stavo così bene...
Per descrivere la sensazione direi che potrei portare una piccola metafora: era come quando dopo una giornata stancante dove tutto è andato storto ti concedi una pausa e ti adagia sul letto dimenticando tutto nel tepore del sonno.
Ecco si, il tepore del sonno, un sonno tranquillo e leggero che ti trascina in un turbine di benessere mai provato prima.

-voglio un funerale laico, in chiesa sarebbe inutile, non credo in lui- dissi dopo attimi di silenzio scanditi dal fruscio delle foglie.
Il tocco di Serena si fermò e la sua mano cadde lungo il fianco.
-non voglio essere cremata, adesso le ceneri non possono essere disperse, non voglio che qualcuno mi usi come soprammobile-

L'idea di finire in casa di mia madre sopra la mensola del camino mi causava un certo senso di ansia.
L'idea di essere racchiusa dentro ad un vaso, occupare lo spazio di persone vive...era pure sempre avere un morto in casa, che schifo!
-avanti, non credo dovremmo pensarci ora- mi rispose lei ridacchiando.
-credo di volere delle rose, delle rose bianche, rosse sono banali e quelle bianche erano le preferite di Alessio.
Io non ho un fiore preferito.
Non portate Toth al funerale, ditegli che sono andata a trovare Alessio, ma non permettete che mi veda, è troppo piccolo.-

La ignoravo continuando il mio discorso, credo non mi importasse se le facessi del male.

-Nefertiti io...-
-la bara non bianca, la preferirei scura e semplice, non voglio decorazioni, anzi mi va bene anche una cassa di legno.-
-Nefertiti ti prego...-
-non permettere alla mamma di mettermi nella cappella di famiglia, vi è rimasto solo un posto e sono sicura che quello vada a mamma, vuole state vicina ai suoi cari, mettetemi vicino ad Alessio, è umido da lui ma posso stargli vicino-

Alessio era stato seppellito accanto alla cappella di famiglia in attesa che la nuova cappella fosse pronta.
Papà aveva avviato le pratiche due mesi dopo la sua morte e ovviamente non era ancora pronta.
Alessio aveva specificatente detto di non voler essere murato in una struttura di cemento, lui preferiva essere sottoterra, ma i miei erano stati categorici.

Sentì le lacrime di Serena bagnarmi la spalla e le sue braccia circondarmi la vita.

-non fate parlare Venezia se voleste far dire due parole a qualcuno, non le regge queste situazioni-

Sentì la presa stringersi attorno alla mia vita e alle lacrime si unirono i singhiozzi.

-vorrei morire in una giornata come questa, mi piacerebbe ci fosse bel tempo, sarei sicura che Toth sarebbe al parco a giocare e non lo porterebbero da me-
Il viso di Serena si abbassò sulla mia spalle e i suoi singhiozzi aumentarono.

-mamma- sentì gridare da lontano Toth che inseguito da Venezia sorrideva.

Mi sarei persa molto di lui.

-non mi sfuggi piccola peste- urlava di rimando Venezia affaticata con una mano sulla pancia e l'altra a scostarsi i capelli, era esausta!
-la zia è vecchia- le urlava di rimando lui continuando a correre intorno.
Venezia si accasciò a terra e si vide piombare addosso neko-kun.
-ho vinto zia- le rispose Toth possandole un bacio sulla guancia.
-ti supplico abbi pietà, la zia sta morendo-
Torh rise, si alzò da sopra di lei si apprestó a venire nella mia direzione.

-Aspetta neko-kun, la mamma è stanca gioco io con te-
Serena si alzò di scatto, si asciugò le lacrime e corse loro incontro.

-era necessario?- mi chiese la persona alle mie spalle.
-sei stato zitto fino ad adesso e improvvisamente parli?- chiesi.
-un giorno imparerai a capire cosa è meglio non dire-
-lo porti via?- chiesi distratta dalle risate di mio figlio.
-si oggi è il suo compleanno, ti avevo detto che avresti potuto vederlo, ma ora dobbiamo tornare, Maria ha organizzato una festicciola con i suoi amici-

Annuì.

-Toth- lo chiamai.
Serena prese in braccio mio figlio e aiutò la sorella ad alzarsi e ci raggiunsero.
- vieni qui- aprì le braccia e una volta davanti a me lui si fiondò tra di esse.
-buon compleanno neko-kun, ti voglio bene- gli sussurrai all'orecchio, gli posai un bacino sul nasino e mi concessi qualche istante per guardarlo, toccarlo...
-posso rimanere con te mamma?- mi chiese.
-Maria ti ha organizzato una festa- gli risposi in un sorriso.
Mi guardò intensamente negli occhi deluso, poi si rivolse a suo padre.
-io rimango con la mamma-
-Toth non puoi rimanere-
-la mia mamma sta male-
-avanti-
Suo padre gli porse la mano e lui di risposta si rannicchiò tra le mie braccia.
-io rimango qui-
-Toth non fare i capricci, ci sono tutti i tuoi amici dell'asilo a casa e sono per festeggiare il tuo compleanno- insistette Marco.
-magari puoi lasciarlo ancora un po' , lo possiamo portare noi a casa- intervenne Serena guadagnandosi un'occhiataccia da Marco.
-si infatti, siamo di strada e non sarebbe un problema, inoltre sono solo le undici, magari può mangiare con Nefertiti e festeggiare prima con lei- continuò Venezia.
-non si può fare- rispose Marco.
-papà io non ci vengo a casa-

Fissai mio figlio negli occhi.

-é successo qualcosa?- chiesi a Marco.
Toth non faceva mai i capricci.
-Maria l'ha rimproverato qualche giorno fa-
-il motivo?-
Venezia e Serena si guardarono e percependo aria di tempesta presero per le mani Toth e li portarono di nuovo a giocare sul prato.
-nulla di importante- rispose.
-Toth non fa mai così tante storie quando gli si dice qualcosa- gli feci notare.
-Maria gli ha dato uno schiaffo perché le ha disobbedito, gli aveva detto che non poteva venire da te perché c'era la festa e lui ha iniziato a fare i capricci, lei era stressata per la situazione con Alessia ed é sbottata-
-hai permesso che quella picchiasse nostro figlio?- urlai.
-come puoi vedere è qui da te- mi rispose.
-Torh non torna a casa con te-
-avanti tuffi possono fare degli errori-
-rimane con i miei, non lo porterai a casa tua- dissi lapidaria.

Davanti a me Venezia tornata a vedere come era la situazione si schiarì la voce.
-posso tenerlo io se vuoi- disse.
Le sorrisi.
-sarebbe meraviglioso- risposi.
-non puoi decidere come ti pare della vita di nostro figlio- mi fece notare Marco.
-vedilo come l'ultimo desiderio di una moribonda, il compleanno lo passa con me-
Marco sospirò.
-cosa fai ancora qui?- chiesi poi.
-credo dovresti smetterla-
-Marco vattene, non torna a casa con te punto.-

Fu l'ultima volta in cui lo vidi.

Vita ordinaria di una ragazza senza nomeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora