ANIMA

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La testa mi faceva ancora male e mi sentivo terribilmente stanca.

Finita in ospedale per avvelenamento da farmaci.

Venezia e Marco erano venuti a casa mia per sapere come stavo e mi avevano trovata e chiamato i soccorsi, ma alla fine avevo raggiunto l'ospedale in auto avvolta in un asciugamano e decisamente poco lucida.

Non ero morta nemmeno questa volta, peccato!

Ero ancora addormentata credo, ma sentivo un calore familiare scostarmi i capelli dal viso e accarezzarmi la guancia come a volermi rassicurare.

Un tocco così delicato...

-Serena-
Avevo la bocca impastata e la voce roca, non so come possa essere uscito quel sussurro.
-riposati, sono qui affianco a te, non ti accadrà nulla di male-
-perché sei qui?-
Serena rise.
-per assicurarmi che tu non faccia sciocchezze.
Tua madre sta parlando con il dottore, Venezia è uscita poco fa per prenderti da mangiare-
Allungai la mano verso il suo braccio e mi aggrappai ad esso.

Volevo stringerle la mano.

-ti prego- sussurrai.
Serena si ammutolì e tolse la mano dal mio viso, sospirai sconfitta.

Non aveva capito.

-scusami, hai ragione non dovrei- rispose con un sorriso tirato.
-no, non volevo dire questo-
-non giustificarti-
-stringimi la mano-
Serena sussultò poi afferrò la mia mano e la strinse forte disegnando con il pollice dei cerchi sul mio palmo.

-perché lo hai fatto?- mi chiese poi.
Strinzi gli occhi e mi costrinsi a non cedere alla stanchezza.
-ho preso le medicine credendo che la prescrizione non fosse cambiata-
Ridacchiai.
-non ridere, eri quasi morta, se non fosse stato per Venezia e Marco...-
-avrebbe dovuto lasciarmi a morire-
-Nefertiti hai mai pensato a quello che lasceresti?-
-una sequela di scelte sbagliate e dolore alla spalle. Mi sembra la soluzione migliore-
-allora ci avevi pensato, era premeditato-
-no, non lo era, se mi volessi suicidare di certo non sceglierei qualcosa di così poco doloroso-
La vidi osservarmi con disapprovazione, la presa sulla mia mano si allentó fino a che la lasciò definitivamente.
-avanti non fare così, ora sto bene-
-non mi risulta-
-sei venuta qui per litigare?- chiesi.
-sono venuta qui per vedere come stavi, ma evidentemente perdo tempo. Che senso ha preoccuparsi per qualcuno che si è già lasciato andare?-
Ridacchiai.
-non metterti a fare i capricci-
-come fai a non prendere mai nulla sul serio?-
-e tu come fai a prendere sul serio qualsiasi cosa io dica. Sei troppo emotiva-
-tutto ciò è una follia- disse.
La vidi raccattare la borsa da terra e alzarsi in piedi.
-dove vai?-
-via di qui, evidentemente sua maestà è così concentrata su se stessa da non aver bisogno di nessuno, d'altronde te la cavi egregiamente da sola, sei pienamente autosufficiente.
Ah, la prossima volta che prendi le medicine assicurati che il tuo cervello marcio arrivi a comprendere di leggere prima le indicazioni del dottore-

Mi morsi la lingua.

-non lasciarmi sola- sussurrai.
-come prego?-
-rimani con me-
-non intendo far parte del tuo teatrino di autocommiserazione al solo scopo di gonfiare il tuo fragile ego, non intendo sentirti dire quanto stai male ignorando il dolore altrui, non intende impedirmi di andare avanti per colpa del tuo egoismo-

Disprezzo e tristezza, era questo che vedevo nei suoi occhi.

-mi dispiace- sussurrai.
Strinzi gli occhi e mi lasciai andare ad un sospiro, mi sarei morsa la lingua pur di non parlare.
-ti prego, ti prego togliti quello sguardo dalla faccia, lo detesto, detesto vederti così.
Ho passato mesi a fare delle cose al solo scopo di mandarti via dalla mia mente, al solo scopo di allontanarti da me per paura, ma tu tornavi sempre.
Ricordi, azioni, gesti...
Eri sempre presente, nonostante tutto, nonostante quanto io voglia fartela pagare...
Rimani con me ti prego-

Vita ordinaria di una ragazza senza nomeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora