IL GIRONE DEI TRADITORI

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Credo che Serena se ne fosse andata da oramai un paio di minuti e io ero ancora tra le braccia di Marco immobile.
Lo odiavo talmente tanto, ma al contempo volevo non mi lasciasse mai, volevo rimanesse al mio fianco per sempre, volevo la sua infelicità più di quanto fosse umanamente concepibile.
Certe volte mi perdevo in lui, direzionavo ogni mio sfogo in lui, era come se volessi che lui riparasse ogni mio pezzo.
Io non lo amavo, come potevo amarlo, lui era qualcosa di irraggiungibile per me, io e lui non saremmo mai potuti stare insieme, io distruggevo tutto ciò che toccavo e lui era troppo fragile per sostenere per così tanto tempo ogni mio errore, già adesso lentamente stava cadendo a pezzi.
Tutto ciò mi esaltava, non comprendevo nemmeno questo di motivo, ma avere così tanto potere su di una persona era forse l'emozione più forte che avessi mai provato nella mia vita.

Un singhiozzo ruppe il silenzio.
Mi staccai dall'abbraccio e improvvisamente lo vidi, le lacrime gli scivolavano dal viso, da quel viso che avevo sempre visto sorridere finalmente dopo tanto tempo vedevo scendere delle lacrime.
Lo conoscevo bene, lui non voleva piangere, lui si caricava le spalle dei dolori altrui fino ad esserne ricolmo e quando scoppiava, quando era troppo anche per lui spariva per giorni...
Era capitato molto spesso che dopo un'assenza di lunghi giorni lo ritrovassi sul pianerottolo di casa mia con in mano una torta gelato.

Io e Marco eravamo profondamente diversi, lui faceva qualcosa che sapevamo non poter reggere, io invece mi cibavo di dolore, ero ingorda di emozioni, facevo sempre in modo di poter strappare agli altri tutto ciò che potevo prima di abbandonarli.
L'egoismo era la mia ragione di vita, l'egoismo era la cosa che mi riusciva meglio, andavo fiera di esso, il mio rifugio di negatività mi strappava da ogni legame e ne ero orgogliosa, non avere legami significava che ero più forte, ne ero fermamente convinta all'epoca.
Solo ora guardando indietro e osservando quello che mi rimane capisco che forse ero la più grande illusa che avesse mai calpestato questa terra.

Ora che mi perdevo ad osservarlo capivo che era questo il prezzo di un suo sorriso.
Lentamente io l'avevo ucciso con la mia presenza, stargli accanto mi ha resa la sua torturatrice.
Ogni giorno mi occupavo di strappargli il cuore dal petto e poi quando vedevo che era abbastanza, quando ero soddisfatta del dolore che gli causavo, glielo ricucivo ad esso in modo che quel circolo vizioso non finisse mai, lui era mio, ma io non sarei mai stata sua!
Due anime cucite insieme solo per farsi male e tutto il resto non contava mai.

-ti odio- pronunciò tra le lacrime, gli occhi rossi e le ciglia imperlate di esse.
Odio, che parola grossa che usava, dopo tutto ciò che mi aveva fatto era lui ad odiare me, mi veniva da ridere.
-vorrei che tu sparissi dalla mia vita, eppure non riesco a farla finita-
Vederlo così, vederlo soffrire mi rendeva consapevole di quanto fosse ostinatamente ancorato a me, sapevo che stavo sbagliando eppure non riuscivo a smettere, anzi sorrisi e lo strinzi di nuovo a me.
-come puoi farmi questo, non capisci cosa provo per te? Ho provato tante volte ad assecondarti sperando di riuscire a tagliare via il tuo demone da te, mi sono sporcato le mani di sangue scavando dentro di te per poterlo estirpare ogni volta che ricresceva, ma tu eri talmente perfida da distrarmi ogni volta, tu spalancavi le fauci ogni volta e ti strozzavi dei miei sentimenti, eri talmente ingorda da divorare qualsiasi cosa ti capitasse tra le mani-

Allentai l'abbraccio e gli posai la mano dietro la nuca poi fissai i miei occhi nei suoi, osservai il suo viso rigato dalle lacrime e percorsi con esse la linea a delle guance fino al mento, spostai lo sguardo sulle sue labbra e mi concessi un'unico momento di debolezza, lo baciai per un solo istante...

Le sue labbra morbide si scontrarono con le mie e tornai a respirare, sentivo di avere il suo cuore stretto nelle mie mani e non intendevo lasciarlo, probabilmente in quell'esatto istante il mio egoismo aveva raggiunto l'apice.
-sei l'angelo più bello del paradiso- sussurrò staccandosi dalle mie labbra
-e come tale tu fai parte dei traditori- poi mi baciò di nuovo.

Vita ordinaria di una ragazza senza nomeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora