"Cara Venezia
Per mesi ti ho osservata mentre ti distruggevi al solo scopo di tenermi ancorato a te...Osservavo il mio cuore scivolati tra le dita e io non potevo farci nulla, non ti amavo eppure continuavo imperterrito a stare al tuo fianco perché in debito con te.
Io che ti avevo fatto soffrire così tanto non potevo abbandonarti, come avrei potuto lasciarti sola nel momento in cui eri più fragile.
Sarei stato un mostro!
Ma forse, ora che ci penso a mente lucida comprendo che l'errore è stata l'illusione che ti ho offerto credendo che tu non cogliessi quanto io fossi infelice al tuo fianco.
Mentre scrivo questa lettera ho in mente una foto.
Per i tuoi diciotto anni abbiamo festeggiato il tuo compleanno con un viaggio nella tua città preferita, abbiamo passato una settimana a Okinawa e per un fragile istante credetti di poter accantonare il mio egoistico amore per Maria in modo da poterti dare tutto ciò che meritavi...Sbagliavo, il ricordo, la mancanza...
Ho soffocato il mio bisogno di lei trattandoti come se fossi lei, lentamente volevo che in te si incarnasse lei e ti ho impiantato nel cuore la speranza di una relazione morta che germoglia di nuovo...
Sono stato un mostro...
Ti chiedo di perdonarmi... ma so che mi odi e preferiresti bruciassi all'inferno...
Rallegrati, sono sicuro che in qualche girone infernale ci sia inciso il mio nome.
In quella foto avevi un sorriso spento, sapevi eppure fingevi, avevi passato la settimana facendo finta di nulla e tenendoti tutto dentro.
Non avevi detto nulla, forse volevi solo che ciò che sognavi si trattamutasse in realtà anche se era pura illusione.
Al tuo fianco o camminando con te, mi sentivo fuori luogo, mi sentivo sporco e colpevole e volevo redimermi ti giuro, ma il mio egoismo ha preso il sopravvento.
Volevo la mia agognata felicità e in quel momento devo ammettere che della tua mi importava meno di zero.Tu al tempo non sapevi cosa voleva dire nascere con quella perenne sensazione di inadeguatezza e vuoto, ti barcamenavi sul filo teso della vita senza mai guardare indietro, tu vedevi solo il futuro e quanto esso potesse darti.
Quel filo teso percorreva una strada circondata da insicurezze, era un filo resistente al tempo, ma passo dopo passo il tuo barcamenarti su esso è diventato più lento e instabile e un giorno sei caduta rovinosamente a terra.
Sei caduta a terra perché guardando indietro hai perso l'equilibrio, i giorni felici ti hanno offuscato gli occhi e la speranza ti ha stretta a se facendo crollare ogni tua barriera.Da quel giorno non ti sei più alzata.
Non ti interessava che quel filo si sarebbe potuto spezzare, eri convinta che anche se soffocata dalla vita tu saresti potuta rinascere.
Per ogni vita persa ce ne stava subito un'altra per te.
Amavi profondamente la vertigine che ti dava l'incertezza della fine, ma al contempo eri mortalmente spaventata dall'idea che tutto finisse, non ti capivo...
Dopo anni, anni in cui non era possibile separarsi, dopo anni di veleni, dopo anni di litigi in cui passavi a rinfacciare ogni minimo sbaglio ti sei trasformata.
Quella notte sul tuo violino quelle meravigliose corde sono state recise da un archetto troppo affilato.
I silenzi, l'alcol, la realtà e la nuova te mi hanno scosso per le spalle portandomi a vedere quanto tu in realtà potessi essere provata dal mio male.La dolce cappuccetto rosso è diventata il lupo.
Per un breve istante tra le bianche lenzuola quel viso d'angelo rimase inespressivo, gli occhi arrossati e cerchiati di viola fissi sul soffitto.
Le mani ghiacciate stese sul lettino e la tua risata morta insieme alla parte più forte della piccola cappuccetto rosso.
Tua madre ti teneva la mano sinistra quando ebbi il coraggio di entrare per la prima volta nella tua stanza.Tu cappuccetto rosso hai girato la testa nella mia direzione e nel vedermi non hai avuto la minima reazione.
La voce flebile come un sussurro lontano che chiedeva a sua madre di uscire e io che presi il suo posto al tuo fianco.
-sono stanca- dicesti solo questo e quando tentai di stringerti la mano tu mi guardasti e mi chiedesti che cosa avevi fatto di male.
Non ti risposi, ma lo farò ora.Non hai sbagliato tu, ho sbagliato io a insinuarmi nel tuo cuore.
Vederti in quello stato mi ha riportato alla cruda realtà eppure quando ti ho chiesto di perdonare il mio egoismo tu mi dicesti solo di non lasciarti e io lo feci.
Mi dispiace.
Se solo non avessi dato ascolto alle tue parole e ti avessi confessato tutto...ora forse tu avresti potuto riniziare da capo...
Cara piccola cappuccetto rosso, a te, che ti sei lasciata divorare dal lupo cattivo, a te, che nei meandri oscuri del suo ventre ai maturato un cuore di ferro per proteggerti dal dolore, a te, che di speranza sei morta ti chiedo di perdonarmi.
La piccola cappuccetto rosso tornerà mai?
Mi dispiace...Alessio."
-credo sia troppo tardi tesoro-
Venezia accartocciò la lettera e si portò le dita alle tempie.
-spero che tu marcisca nell'angolo più buio dell'inferno divorato dal mostro peggiore che esista-
Lo sguardo rivolto al soffitto e gli occhi colmi di lacrime.
-puoi sentirmi stronzo?-
Ricordi di illusioni passate si affacciavano nella sua coscienza e la consapevolezza della sua stupidità la fece sentire ancora più colpevole.
Per tre lunghi anni aveva dato tutto ciò che aveva.Sperare, a cosa serviva?
Odiava ogni fibra del suo corpo e odiava ancora di più aver amato quell'essere che l'aveva resa il lupo cattivo.
La piccola cappuccetto rosso sepolta sotto metri di ricordi.
La piccola cappuccetto rosso che artigliava le mani del suo aguzzino.
La piccola cappuccetto rosso che tentava di sopravvivere.
La piccola cappuccetto rosso che pian piano soffocava sotto due mani forti.
La piccola cappuccetto rosso muore.
Venezia sbatté i pugni sul tavolo e in quel momento l'eco della sua voce si spense.
La stanza era vuota, e sapeva benissimo che l'uomo che odiava riposava tre metri sotto terra.
Non voleva illudersi che le sue maledizioni gli fossero arrivate eppure era lì disperata per una semplice lettera a frignare come una bambina.-dovevi proprio portarmela?- mi chiese singhiozzando.
-voleva che tu l'avessi- risposi.
Mi avvicinai a lei e le poggiai una mano sulla spalla.
-Nefertiti- sussurrò.
-dimmi- risposi, Venezia si girò verso di me e ebbi un sussulto vedendola con le lacrime agli occhi.
-puoi lasciarmi sola?-
-non credo che sia una buona idea- le risposi.Avevo già letto tutte le lettere, avevo letto ogni singola parola e conoscevo i contenuti dei loro cuori, non so perché l'avessi fatto, ma il contenuto della sua lettera mi spingeva a non andarmene.
andarmene.
-ti prego-
Le lacrime le scendevano lungo le guance e io non seppi cosa fare.
Non volevo andarmene.
-Venezia, io l'ho letta prima di te- le rivelai.Venezia rise.
-la mamma non ti ha insegnato a non leggere la posta altrui?- mi chiese.
-scusa-
-fa niente- mi rispose.
-ho bisogno di bere-Ecco, se dovessi raccontare il motivo per cui mi trovassi a casa di Venezia oserei dire che fosse questo.
Ero finita a bere con lei dopo che mi fratello decise di rivelarle i sentimenti troppo tempo celati nel suo cuore.La strada mi scorreva davanti agli occhi e uno strano senso di agitazione mi si muoveva dentro, dovevo prendere Toth e andando a casa.
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Vita ordinaria di una ragazza senza nome
Romance(In rivisione nonostante la storia non sia conclusa) -bacia pure me...- Vita, segreti e bugie di un'umile ragazza che non ha nulla da raccontare. - - - La vita non é mai perfetta, non bisogna mai abbassare la guardia dinanzi a lei, tutto ciò che ci...