-Come hai osato farmi questo.-
La cosa che odio di più dell'avere rapporti sociali è il fatto che il mio interlocutore mi urli addosso quando io non ho alcuna intenzione di iniziare una discussione, soprattutto se questa discussione inizia quando io sto ancora dormendo e il suddetto entra in casa senza permesso.-Parlami esattamente del motivo per cui tu sei davanti alla porta di casa mia e mi stai urlando contro- il tono di voce molto scocciato tradì quella che volevo fosse indifferenza.
Serena era in grado di farmi diventare davvero molto impaziente.
È incredibile come qualcuno che non poteva in alcun modo avanzare pretese su di me le stesse avanzando proprio ora.
-Sei seria?- sospirò pesantemente poi senza il mio permesso entrò in casa.
-Chi era quello che é entrato in casa con te?-chiuse la porta alle sue spalle e io rinunciai definitivamente alla possibilità di metterla alla porta.
Quando faceva cosí era meglio lasciarla continuare ed evitarsi ulteriori rotture di scatole, non se ne sarebbe andata tanto.-vuoi dell'acqua?- chiesi aprendo il frigo ed estraendo una bottiglietta.
-mi stai ignorando?-"Cavolo perspicace, da te proprio non me lo aspettavo!"
-nono, ti ascolto. Ciò che dici soprattutto nel contesto in cui ci troviamo ha catturato il mio interesse- le posai la bottiglia d'acqua tra le mani e poi la invitai ad andarsene con un gesto della mano.
-Nefertiti, chi era?- Marco uscì dalla camera di Alessio senza la felpa e con i capelli scompigliati, una visione mistica oserei dire!
-Marco? Tu sei andata a letto con il ragazzo di una tua amica? Un ragazzo che sta per avere un figlio tra l'altro?- la faccia le era diventata rossa e aveva lanciato la bottiglietta a terra per la rabbia.
Marco incominciò a ridere e io lo seguì.
Quell'espressione era davvero la cosa più esilarante che potessi vedere in faccia a qualcuno.-Non capisco cosa ci sia di male. Sappiamo entrambe che Marco non é il padre di quel bambino e sappiamo anche che tra te e me è finita Serena, perciò mi sfugge il motivo per cui tu sei venuta a casa mia ad urlarmi contro-
Serena rimase scioccata e Marco riprese a ridere.
-Serena credo tu debba sul serio fare pace con il tuo cervello e poi venire qui a fare la predica-
Le parole di Marco la indispettirono decisamente troppo, tanto che aprì la porta di casa e uscendo la richiuse sbattendola.-Non avremmo esagerato?- Marco si sedette sul divano e io lo seguì.
-Nah, anzi credo che almeno ci penserà due volte prima di irrompere in casa mia senza prima avvisare.-
Marco sospirò pesantemente poi mi guardò negli occhi.
-la situazione ci sta sfuggendo di mano. Me lo ricordo come fosse ieri quando ti ho conosciuta, pensare adesso dove siamo arrivati, dove sono arrivati tutti loro.
Senza di lui non siamo più in grado di tollerarci, non siamo in grado di coesistere, siamo troppo diversi.
La nostra storia è finita qui.- un sorriso amaro gli increspó il volto e ricordi lontani si fecero strada in me.
-sei troppo drammatico, non é mai iniziata e lo sai bene!
Facevamo buon viso a cattivo gioco, a nessuno di noi importava nulla dell'altro come a me non importa nulla di te e a te non importa nulla di me.
Se mai ci avvicineremo di nuovo, come é stato tempo fa, sarà solo per divertirci, nulla di più.
Tra te e Maria non funzionerà mai come tra me e Serena non funzionerà mai mentre Venezia, beh lei finirà a fare la moglie frustrata di qualche riccone rincoglionito.-La verità a volte bruciava davvero tanto, soprattutto se questa verità era sempre più presente e sempre più palese davanti agli occhi di chi viveva questi eventi.
Non mi importava del ragazzo che aveva passato la notte con me, anzi lo odiavo, odiavo averlo accanto e la mia unica fonte di felicità era assoggettato a me e farlo soffrire.
Mi nutrivo di ogni sentimento negativo, se gli avessi fatto male un decimo del male che lui aveva fatto a me, beh in quel caso la mia vita sarebbe stata completa, avrebbe avuto un senso.
In quel periodo ero in un vagare continuo e non un vagare positivo.
Era come se tutto ciò che facessi fosse circondato da un alone nero che mi ostruisce la vista delle cose importanti, non vedevo altro che il mio rancore.-Parlare di Alessio mi mette infinita tristezza, per questo in questi giorni ho reagito male, Ti chiedo scusa.-
Sentire dalla sua bocca la parola scusa era davvero raro, come era raro vederlo così sfatto.
In un certo senso odiavo il vederlo in questa condizione penosa, lo avevo conosciuto che sembrava davvero come se nulla potesse intaccarlo e invece adesso era così disperato.
Sembrava come se qualcuno gli avesse rubato l'anima e non gliela volesse più restituire.
Era magnifico!-non preoccuparti, ognuno reagisce a modo suo.
Non ti giustifico, perché sei stato un bastardo, ma in un certo senso ti capisco. Al tuo posto probabilmente avrei reagito allo stesso modo anzi forse sono io a doverti delle scuse.
Ti ho nascosto tante cose, ti ho nascosto cose davvero importanti e me ne vergogno- abbassai lo sguardo sulle mie mani e un senso di vergogna mi pervase.
Quella vergogna però non era dettata da una mancanza che avevo avuto nei suoi confronti, era un debito a mio fratello.
Secondo lui il padre del mio bambino avrebbe dovuto sapere...
I segreti sono delle lame taglienti e purtroppo io avevo sperimentato quanto male facciano se ti colpiscono in un momento di estrema fragilità.-Alessio mi disse tutto. Aveva scoperto la tua bugia e aveva fatto due più due, mi aveva raccontato la verità.
Mi dispiace, io non credevo che, non ho giustificazioni-
Mi portai d'istinto la mano alla pancia e sospirai.
-il problema non sussiste più- mi alzai in piedi e tentai in un certo senso di scappare dal suo campo visivo e d'azione, ma non ero abbastanza agile.Marco mi afferrò per un braccio e mi portò giù sul divano di nuovo seduta proprio affianco a lui, guardai in basso ma lui mi alzò la testa con due dita.
-dov'é ora il bambino Nefertiti?-
Quelle parole mi provocarono una specie di colpo al cuore e sussultai visibilmente.
-non c'é, non c'é più, eravamo in macchina per andare in ospedale, solo che Alessio ha cambiato idea e ha fatto dietrofront.
È voluto tornare a casa perché non se la sentiva di essere mio complice e mi ha costretto a dirlo hai miei. L'ho fatto e mi hanno fornito appoggio, ma io non lo volevo, non me la sentivo. Tu non mi volevi, io avevo una cotta per te, ma tu non mi consideravi- singhiozzai -non volevo dirtelo e non l'ho fatto così sono andata da sola in ospedale e l'ho fatto. Ho aspettato qualche settimana e poi ho detto ai miei genitori che mi ero sbagliata e che non c'era nessun bambino.-
Due braccia mi circondarono la vita e il calore umano di qualcuno che non volevo toccare si fece presente.-scusa- sussurrò al mio orecchio.
"Ti odio, cos'è questa reazione, non ricordi niente non é vero, tu ti senti nel giusto, pensi che io sia una stupida?
Come hai potuto dimenticare tutto il male che mi hai fatto, come hai potuto solo pensare che io me ne fossi dimenticata.
Ti odio, voglio che tu marcisca all'inferno."-non potevo tenerlo. L'unica cosa di cui mi pento è non averti messo al corrente della cosa- mi asciugai le lacrime e mi staccai frettolosamente dal suo abbraccio poi gli chiesi di uscire da casa mia.
Avevo bisogno di stare da sola, quel senso di odio che stavo provando mi divorava l'energia e prima che avessi dato di matto era meglio non avere nessuno nei paraggi.
La causa della mia rabbia si diresse verso la camera e raccattò le sue cose.
-sei sicura di non volere che io rimanga?- mi chiese con un sorriso triste sulla faccia."Togliti quell'espressione dalla faccia, la tua presenza mi disgusta, vattene"
-ti prego lasciami da sola- mi asciugai le lacrime con la manica della felpa e aspettai di sentir chiudere la porta prima di alzare la testa dal pavimento.
-io...-
I suoi passi si fecero vicini, mi adagiò una mano sulla testa e si inginocchiò davanti a me.
-ti amo mostriciattolo-
-vai via di qui- risposi.
Marco si alzò in piedi e uscì di casa.La rabbia non è la giusta definizione per descrivere ciò che provai.
Mi alzai dal divano e mi diressi verso il tavolo, al centro di essi era posato il vaso preferito della mamma, ce lo aveva regalato il giorno del trasloco.Lo gettai a terra.
La bottiglia di liquore vuota dalla sera prima.
La gettai a terra.
Mi preparai a scaraventare il terzo oggetto, il posacenere di Alessio.
Alzai le braccia pronta a gettarlo a terra...
Era di Alessio...
Non potevo farlo...
Lo posai sul tavolo e lentamente mi avviai in camera, mi misi sotto le coperte e non uscì di lì per due ore.
Ero stanca...
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Vita ordinaria di una ragazza senza nome
Storie d'amore(In rivisione nonostante la storia non sia conclusa) -bacia pure me...- Vita, segreti e bugie di un'umile ragazza che non ha nulla da raccontare. - - - La vita non é mai perfetta, non bisogna mai abbassare la guardia dinanzi a lei, tutto ciò che ci...