L'ODIO

18 4 1
                                    

"Cara Serena,

Per te non ho una lettera, non ho nulla da dirti.

Credo che quel giorno che mi chiamasti in lacrime chiedendomi di andare subito da Nefertiti sperimentai un vero e proprio odio crudo nei tuoi confronti.
Un tempo io e te eravamo davvero amici, sapevo di ogni tuo dolore e quando dopo anni di pene dietro ad una donna che non ti amava mi dicesti che volevi gettarti tutto alle spalle ne fui sinceramente felice.

Quando mi dicesti della cotta per Nefertiti, del fatto che vi foste baciate, lì la storia cambiò...

Ti conoscevo bene scricciolo, ti aggrappavi agli scogli che ti impedivano di affogare con le unghie e con i denti, ma quando lo scoglio stava per sprofondare sotto un'onda troppo insidiosa tu ti mettevi al sicuro e abbandonavi tutto.
Ma non é colpa tua, non ti rendevi mai conto dei tuoi errori, eri troppo ingenua per capire quanto male la tua vicinanza potesse fare a qualcuno che ti stava concedendo l'anima.

È da davvero tanto tempo che non parliamo io e te, ho pensato spesso al passato in questa stanza di ospedale e posso dirti che a rimuginare su ciò che é stato mi sta sorridendo l'anima.
Non sono una buona persona perciò eviterò i moralismi che tanto odi ma che ti piace dispensare, tuttavia credo che tu debba tirare le somme delle tue azioni.
Ho passato così tanto tempo al fianco di mia sorella, l'ho vista soffrire in modi atroci e chiudersi sempre di più, stava passando l'inferno e tu ti sei aggrappata a lei.

Sei stata forse tu a renderla così?

Ricordo tutte le frasi che le rifilavi dopo ogni litigio, ricordo i "voglio solo te" ricordo poi le serate fuori a bere insieme quando in lacrime mi confidava quanto ti mancasse Maria.

Come potevi vivere così?

Dopo mesi Nefertiti ha scoperto che era una relazione a tre, inutili le tue scuse e inutili le tue parole, eppure ti attaccavi ancora a lei speranzosa di salvezza.

Avevi scoperto cosa voleva dire disperarsi per una perdita.

Ricordo che mi chiamavi venti volte al giorno per sapere come stava, ricordo che mi pregavi di convincerla a parlare con te, dicevi che avevi agito in quel modo perché ti sentivi in catene...
Ora ti ritrovi con un pugno di niente.

Così distrutta, distrutta perché eri stata scaricata, non ti perdonavi il fatto che il tuo rimpiazzo ti avesse rimpiazzata, quanta pochezza in te!

La cosa che non ti perdono è la scenata di due settimane dopo la vostra rottura.

Ubriaca ti sei presentata davanti a lei, sei scoppiata a piangere e hai afferrato uno dei coltelli della cucina minacciando di tagliarti le vene, in quella precisa occasione hai capito quanto per lei non contassi più nulla.
"Assicurati di farlo bene" e una porta in faccia.
Sono rimasto a guardarti piangere sul pavimento mentre lei si era rinchiusa nella sua stanza, ti ho osservata con il grosso coltello da cucina stretto nella mano sinistra e le lacrime agli occhi.

In quelle condizioni sembravi davvero fragile!

Bene, la causa del tuo male siamo stati io, Marco e Venezia.
Ti abbiamo portato via sia Maria che Nefertiti, la persona che agognavi e il suo rimpiazzo.

Non ti chiederò scusa, non te le meriti.

Chi è causa del suo mal pianga se stesso."

Lesse la lettera ad alta voce e potei giurare di sentire la sua irritazione mano a mano che mio fratello snocciolava accuse.

-Nefertiti- pronunciò il mio nome con un tono strozzato e acuto.
Vederla in quello stato mi provocava un moto di trionfo nella parte più recondita della mia anima.

Lei si faceva male e io ritornavo a vivere, lei soffriva e io gioivo del ristoro che mi procurava vederla affondare in mari colmi di dolore.

-era necessario recapitarmela?-
Continuò la frase continuando a fissare la lettera senza osare guardare altro se non la carta bianca che aveva tra le mani.
-come puoi vedere c'è scritto il tuo nome sopra-
L'involucro esterno della lettera era stretto tra le mie dita e con un sorriso tronfio in volto gliela gettai sul tavolo.
-sei soddisfatta?-
-no in realtà, non c'era bisogno mi difendesse- ridacchiai, invece era tutto il contrario, ero felice, felice del suo dolore.

Ricevetti uno sguardo carico d'odio e per la prima volta nella mia vita sentì di aver vinto su di lei.

-ti odio- sibilò, gli occhi stretti a due fessure e le nocche rese bianche dalla forza con cui stringeva i pugni.
Nonostante il viso contratto dall'ira era talmente bella da togliermi il respiro.

-é la cosa che ti riesce meglio- risposi, il sorriso dipinto sulle labbra e lo sguardo su di lei.
-per te è semplice vero, stai seminando queste lettere con lo sguardo tronfio come ad ergerti a regina di qualcosa, ma in realtà sei solo un mostro che si nutre di risentimento-

Le lacrime le si stavano affacciando agli occhi e la voce iniziava ad essere rotta.

-non iniziare ti prego, la tua voce mi causa emicrania-

Perché le conversazioni con lei dovevano vertere tutte sullo snocciolare le qualità positive che non possedevo?

Gli occhi nocciola di Serena mi fissarono intensamente e due grosse lacrime le percorsero le guance arrossate per poi abbracciarle i contorni di un viso forse troppo armonioso.
Le labbra carnose tinte ti un malva scuro tremarono e dalla gola uscì un singhiozzo.

-quando finirà tutto questo-

Così annientata...

Mi avvicinai a lei e la abbracciai, la ragazza nascose il viso nel mio petto e in un impeto di dolcezza le accarezzai la testa.
I lunghi capelli biondi mi solleticarono la mano e il suo odore mi riempì le narici.
Mi avvicinai al suo orecchio e lei ebbe un sussulto.
-il giorno in cui soffrire la metà di quanto ho sofferto io-
La sentì irrigidirsi tra le mie braccia, ma i singhiozzi non si fermarono.
Le continuai ad accarezzare la testa e nel petto mi si diffuse una sensazione di vittoria.
-non piangere- le sussurrai passandole un bacio sulla fronte.

I singhiozzi aumentarono.

-risparmiati le lacrime per il giorno in cui ti vedrai portare via tutto quanto- sentì le sue mani stringermi la felpa e le lacrime bagnarmi il tessuto di essa.
-sei la prima di una lunga serie di piccole vittorie amore mio, ti inonderó di tutto l'odio che tu hai contribuito ad accrescere finché non sarai sazia-
Mi staccai da lei e la guardai negli occhi, quei meravigliosi occhi lucidi di pianto.

Le baciai la fronte.

Le sorrisi.

Le asciugai le lacrime.

-all'inferno c'é un girone tutto per te-

Oramai vicina alla porta l'agnellino mi sorprese.
-lo so, come so che per te nemmeno lì ci sarà posto-

-hai ragione, questo vuol dire che rimarrà si questa terra tormentarti per molto tempo-

Le feci l'occhiolino e me ne andai.

Vita ordinaria di una ragazza senza nomeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora