LUCE ACCECANTE

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Stringevo il volante della macchina così forte da avere le nocche bianche, ero infuriata, messa da parte come una scarpa vecchia, chi si credeva di essere!

Ero arrabbiata.

Ero delusa.

Era incredibile come io così orgogliosa, così fiera del mio animo imperturbabile...

No, non potevo crederci.

Avevo passato mesi a rimuginare sui miei sensi di colpa, avevo passato mesi come uno straccio preoccupandomi di qualcuno che mi ha scaricata senza problemi.
Me lo meritavo...
E io che per un momento avevo pensato di fare un passo indietro e abbandonare la mia vendetta per cercare di dare un padre a mio figlio, illusa!

***

-Nefertiti non ti preoccupare, è soltanto un leggero trauma cranico-
Il medico tentava di rassicurarmi da minimo trenta minuti...non piangevo così da tanto, forse troppo tempo.
Ero così spaventata per lui da non riuscire a mettere in fila le parole allo scopo di avviare una conversazione.
-avanti non é nulla di grave, lo ricovereremo soltanto per uno o due giorni onde evitare che il piccolo abbia ripercussioni-
Il medico mi passò un fazzoletto che io rifiutai.

Non avevo fatto in tempo ad evitare la macchina che mi era venuta addosso. Toth aveva sbattuto la testa contro la parte interna della portiera quando ho perso il controllo, fortunatamente era saldamente ancorato al seggiolino e la botta era stata veramente lieve.

-piuttosto anche tu dovresti rimanere-
-sto benissimo dottore- risposi distrattamente.

Toth aveva solo battuto la testa, fortunatamente il grosso del colpo l'avevo accusato io, niente ossa rotte solo qualche scheggia di vetro che mi aveva ferito il viso, un leggero trauma cranico e un'altra scheggia che mi aveva trafitto il braccio rendendo necessari quindici punti.

-Nefertiti, stai prendendo le medicine?-
Abbassai lo sguardo sulle mie mani e sospirai imbarazzata.
Avevo odiato fin da bambina gli ospedali e i medici a causa del mio fisico cagionevole e trovarmi lì in quella situazione con il medico che mi aveva in cura da diciannove anni era frustrante.
-no- risposi semplicemente non osando alzare gli occhi dal pavimento.
Il medico si portò la mano al viso e si tolse gli occhiali sospirando.
-Nefertiti, ti conosco da quando sei nata, sei come una figlia per me, ti ho vista nascere-
Sentivo il suo sguardo pensarmi addosso -non voglio seppellirti-
-lo so, ma ultimamente non ho avuto tempo per passare in ospedale per le visite e ho finito le medicine-

Il dottore mi passò una ricetta.

-cos'è ?- chiesi leggendo il foglio.
-sono le tue medicine-
Osservai bene il foglio e alzai un sopracciglio.
-sono troppe- osservai scorrendo mano mano la lista.
-sono quelle che servono-
Mi si geló il sangue quando alla fine della prescrizione lessi ulteriori esami.
-questi a cosa servono?-
-routine- rispose semplicemente.
Il dottore si alzò dalla sedia e mi poggiò una mano sulla spalla, alzai lo sguardo su di lui e lo vidi sorridere.
-vado da Toth, sembra sia arrivato il papà-
Sussultai e spostai lo sguardo verso il corridoio della sala d'attesa.
Marco stava avanzando verso di me con Maria al seguito, era sconvolto.

Li osservai bene e vidi Maria accelerare il passo e raggiungermi per prima con uno sguardo che prometteva tempesta, si fermò davanti a me e...
Lei mi tirò uno schiaffo.
-sei un irresponsabile- disse.
Aveva la voce decisamente troppo alta e stridula visto il luogo dove ci trovavamo

'Maria mi ha colpita'

Mi portai la mano alla guancia e la guardai con evidente irritazione.
-quale madre degenere e incapace non riuscirebbe ad assicurare al figlio un tragitto di appena dieci minuti-

Vita ordinaria di una ragazza senza nomeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora