Capitolo 11: Amy

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Sta arrivando la neve. Sono sempre riuscita a sentirne l'odore nell'aria prima che iniziasse a cadere, anche se non ho idea di come sia possibile un evento atmosferico del genere in California. Armata di sciarpone e cappello abbandono il caldo del mio appartamento per andare a fare un po' di allenamento al parco del campus universitario. Questo pomeriggio Brianna è uscita con James prima di partire per passare le vacanze con la sua famiglia e, piuttosto che restare a casa a mangiare patatine e guardare film, mi sarei fatta qualche chilometro per schiarirmi la testa.

Cammino fino all'ingresso del campus, attraverso i due prolungamenti della struttura di cemento che corrispondono al dormitorio femminile e a quello maschile, per poi iniziare ad accelerare quando vedo una vastità di alberelli davanti a me. Inspiro ed espiro, sento l'aria gelida entrare nei polmoni e infondergli nuova vita: ho sempre amato questa sensazione. Il parco del campus è veramente suggestivo: ci sono siepi ai lati interrotte da enormi querce o alberi più bassi, ci sono panchine lungo il sentiero e aree studio attrezzate verso l'interno. Piacerebbe anche a Brie, lei ama immergersi nella natura, dice che per lei sia terapeutica. I due bar sono talmente imboscati che da quando vengo a correre qui non ne ho mai rintracciato uno. Mi fermo in uno spiazzo verde dove hanno montato un percorso vita. Quando levo le cuffie sento qualcuno ansimare dietro di me.

"Pensavo..... che..... non ti..... saresti... mai fermata... uuh" caccia tutta l'aria di botto e cerca di riprendere ossigeno piegandosi in due e poggiando le mani sulle cosce.

"Neil, mi stavi seguendo?"

"Sì, ma sei una gazzella cazzo!" sorride e chiude un occhio per evitare un raggio di sole.

"Mi tocca allenarmi se voglio scappare dai casi umani, tesoro" lo squadro da capo a piedi sorridendogli maliziosamente. Per quanto mi costasse ammetterlo passare del tempo con Neil era piacevole e da quando aveva iniziato a chiamarmi tesoro tutta la tensione professionale e i pregiudizi che avevo nei suoi confronti erano scomparsi. Eravamo... 'amici'?!

"Ma io non sono un caso umano!"

"E come mai mi stavi rincorrendo?" indico il sentiero da cui viene e incrocio le braccia senza smettere di guardarlo dal basso in alto, dall'alto in basso. Non riesco a impedirmi di staccare gli occhi da lui, così li sbatto velocemente e torno a guardare le assi di metallo degli attrezzi montati al centro del sentiero.

"Mi stavo allenando e ti ho vista, volevo unirmi a te ma sei un po' veloce per i miei standard"

"Oh e io che pensavo che quel fisico non si tenesse su da solo" precisamente quel fisico da cui i miei occhi stavano cercando di distrarsi.

"Ah e così sei un'osservatrice" commenta malizioso, un po' me l'ero cercata, ma come si fa a non sbirciare tutto quel ben di Dio. Magari fossero stati tutti così i miei clienti dopo la laurea in fisioterapia: facile trattare un muscolo se è così ben delineato!

"Sì, ma mi hanno sempre detto che c'è una regola..." alla sua occhiata inquisitoria continuo "guardare ma non toccare" peccato che fosse esattamente quello a cui avevo appena pensato.

"Mh-mh, certo" replica lanciandomi uno sguardo così provocante che sento il sangue affluire alle guance. Sì forse potevo averci fatto un pensierino oltre al desiderio di averlo come paziente, o cavia per i massaggi, ma... oh mio Dio.

"Rimettiti la maglia, si gela. Ti prendi una polmonite se sei sudato!"

Non curante della mia preoccupazione per la sua salute mi lascia ammirare il suo fisico asciutto mentre inizia ad analizzare gli ostacoli del percorso. Esibizionista!

"Facciamo così: se tu fai il percorso in un tempo minore del mio, io faccio una cosa qualsiasi che sceglierai; se vinco io, tu sali da me a farti la doccia e vediamo un film."

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