Capitolo 37: Neil

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"Appena arriva le chiedo scusa, ora esci dalla mia stanza e torna da Erin"

"Non c'è Erin, credo sia uscito presto stamattina per vedere qualcuno... o qualcuna" dice con aria ammiccante come per farmi capire che in questo dormitorio tutti concludono qualcosa tranne me.

"Vai a fanculo fuori da qui" dico ridendo anche se effettivamente questo pensiero mi disturba, ma tutto si aggiusterà non appena Amy verrà qui.

Dopo una decina di minuti eccola che bussa.

"Ciao" dice secca, con un tono neutro.

"Ciao Amy" faccio per dirle, ma lei si fionda sul computer per accenderlo e prende il mio telefono sul tavolo per cercare i file della lezione su cui lavorare.

"Sboccami il telefono" mi porge il telefono allungando un braccio, mentre è completamente girata averso la scrivania pur di non degnarmi di uno sguardo.

"Abbiamo la stessa password. L'ho cambiata così non te la dimentichi"

Faccio per afferrare il telefono e inserire il pin, ma appena le mie dita sfiorano le sue, Amy ritrae il braccio come se il mio contatto l'avesse ustionata. Digita le quattro cifre e il suo viso si illumina della luce riflessa dallo schermo del cellulare.

"Prima che tu metta le cuffiette possiamo parlare?"

Si gira verso di me e mi fulmina con lo sguardo. È palesemente incazzata e non la biasimo "Di cosa dovremmo parlare? Del muro che hai alzato l'altro giorno? Ti avevo detto che non puoi aspettare che la gente venga a salvarti per cui non ho alcuna voglia di scavalcare quel muro se è questo quello che ti aspetti da me"

Mi sputa queste parole come se fossero veleno e rimango scioccato da quanto possa esserci rimasta male per il fatto che mi ero chiuso con lei.

"Volevo solo chiederti scusa, ma ora penso che non ne valga la pena visto che non mi dai neanche il tempo di spiegarmi che parti all'attacco"

"Neil...ma vaffanculo"

"Vedi? Ora sei tu che alzi il muro perché non vuoi sentire quello che ho da dirti. Avrei voluto raccontarti, ma non sei affatto disposta a sentirmi"

Si alza e mi corre incontro. Mille scenari si fanno strada nella mia mente ma nessuno di questi mi prepara allo schiaffo che mi dà con tutta la forza che il suo corpo minuto le permette.

"Sei proprio un maestro a rigirare la frittata" non ho mai sentito una voce così fredda in vita mia.

Mi fermo a guardarla mentre mi disintegra con gli occhi. Cosa le ho fatto per farmi guardare così da lei? L'ho trattata male e continuo anche in questo momento. Non l'ho mai voluto. Come siamo arrivati a questo punto?

"Sei proprio uno stronzo" comincia a dire tempestandomi il petto di pugni, ma sono come congelato nei miei pensieri per sentirli.

La afferro per i polsi e lei cerca di liberarsi.

"Amy, Amy calmati ti prego"

"Calmarmi? Credi di essere l'unico a cui la vita ha voltato le spalle?" una lacrima le scende sullo zigomo e lei la toglie con un gesto violento del polso.

Sgrano gli occhi avendo la conferma che qualcuno le abbia fatto del male in passato.

"Lasciami mi fai male" involontariamente avevo stretto forte il suo polso per la rabbia, ma non nei suoi confronti, bensì verso chi che l'aveva ferita.

"Cosa ti hanno fatto, Amy?" le chiedo lasciando immediatamente la presa

Uno sbuffo simile ad una risata ironica esce di getto dalla sua gola "Va' a farti fottere Neil"

Corre verso la porta ed esce sbattendola.

Mi sono meritato tutto questo.

"Si può sapere cosa cazzo le hai detto?" James si precipita in camera dopo aver sentito le urla di Amy.

"Non lo so James, volevo chiederle scusa ma poi la situazione è degenerata e alla fine nessuno ha chiarito niente. L'unica cosa che so è che qualcuno in passato l'ha fatta soffrire. Se n'è andata sbattendo la porta."

"E anche piangendo da come mi ha detto Erin"

"E ora che cazzo c'entra Erin?" sento la rabbia montarmi dentro.

James si passa la mano tra i capelli a spazzola.

"Dimmelo!" gli urlo.

"Stamattina sono usciti insieme da quello che mi ha raccontato"

"Ci mancava solo lui di mezzo!" mi butto su letto con la testa tra le mani.

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