Il corridoio termina con una pesante tenda di velluto come quelle dei teatri e appena la supero il lusso, la smodatezza, l'aria anni '20 spariscono per lasciare posto a muri di cemento che incombono da tutte le direzioni minacciandomi con il verde e il grigio della muffa che ci cresce sopra; l'unica cosa che sembra dare un minimo di continuità è la moquette rosso sangue che prosegue fin sulle scale che salgono di piano in piano.
Ogni gradino è pura ansia e fatica, ma non so se sia perché bramo con tutto me stesso trovare ciò che cerco in cima alle scale o perché la mancanza di sonno mi sta divorando fin dentro le ossa.
Prima dell'ultima rampa un uomo vestito come quello che avevo visto fumare fuori prima dell'orario di apertura mi blocca col solo cenno della mano. Preme un dito sull'auricolare che si snoda dal suo orecchio nel colletto della camicia e fino al taschino della giacca, poi leva la mano e mi lancia uno sguardo come per dire 'Chi cerchi?'
"La fille" dico con la massima decisione. Il bodyguard sgrana leggermente gli occhi sotto gli occhiali neri a specchio, ora che sono vicino riesco quasi a vederli oltre le lenti anche se non saprei mai riferire di che colore siano.
Gira i tacchi e mi guida verso una stanza.
Se prima, tra un corridoio e l'altro, oltre le scale, non si sentiva anima viva, ora il clangore del metallo contro il muro e delle assi dei letti che cigolano accompagnano i suoni rochi degli uomini intenti ad intrattenersi. Nessuna voce femminile.
"Congratulazioni per l'asta, sono seimila dollari" digrigna un uomo seduto su uno sgabello pieghevole in fondo al corridoio su cui si affacciano una miriade di porte.
Caccio dalla tasca interna della giacca il portafogli facendo attenzione a non scoprire la pistola e porgo all'uomo i suoi soldi.
"Buona fortuna, non è nelle sue sere migliori" dice aprendo la porta scrostata e chiudendola alle mie spalle.
***
Buio.
Non sono riuscito a memorizzare nulla della stanza in quella frazione di secondo che è passata da quando l'uomo ha aperto la porta a quando l'ha chiusa lasciandomi apparentemente da solo qua dentro.
Amy dovrebbe essere qui, ma non sento nulla.
Chiudo gli occhi per concentrarmi e smetto di respirare per captare qualunque flebile suono.
Mi torna in mente la festa a casa di Devon, quando io e Amy speravamo di essere soli nella stanza da letto per confessarci parole che in realtà nessuno dei due ha mai avuto il coraggio di pronunciare. Se solo l'avessimo fatto. Se avessimo avuto coraggio. Quante cose sarebbero andate diversamente?
Quella era anche la sera in cui Erin era tornato in città.
Bastardo.
Apro gli occhi e noto che si sono abituati un minimo all'oscurità, per lo meno adesso distinguo delle vaghe sagome. Appena individuo quella che potrebbe essere un letto mi avvicino.
È morbido e la stoffa liscia mi fa pensare che ho indovinato. Di solito vicino al letto c'è un comodino con una lampada o un interruttore della luce. Inizio a cercare tentoni qualsiasi cosa assomigli a un abat-jour.
Bingo.
L'interruttore scatta e finalmente la stanza si rivela.
La luce rosata e fioca danza sulle coperte che ricoprono delicatamente il suo corpo. Sul cuscino un ventaglio biondo di capelli e la bretella della canotta lascia intravedere la piccola e frastagliata cicatrice. Non si è accorta di me.
"Amy" sussurro per non farmi sentire dagli uomini fuori. Lei non si gira. "Amy" dico di nuovo sedendomi sul letto e scuotendole una spalla.
La sua pelle scotta e i suoi occhi sono ancora chiusi quando la giro verso di me.
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Proteggimi da te
RomanceDalla morte di Marilyn, Neil ha preso una brutta strada. Cattive compagnie, alcol, sesso lo hanno portato ad alzare muri invalicabili per proteggere il suo cuore. Amy scappa da un passato che più volte le ha lasciato segni indelebili nella mente, ne...