Capitolo 65: Amy

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A pochi metri da me c'è uno degli uomini di mio padre. Armato e con tanta voglia di obbedire a Walter. A dividerci c'è un pezzo di muro e, anche se so che non può vedermi, immagino che sia un segugio addestrato a sentire l'odore della paura da chilometri e chilometri di distanza. Immagino di ritrovarmelo davanti a momenti, puntarmi una pistola in faccia e ordinarmi di tornare nella mia camera.

'Respira' mi ordino mentalmente. Tengo la schiena schiacciata contro il muro come se volessi entrarci dentro, come fanno i fantasmi nei film stupidi che vediamo io e Brie.

'e ricomincia' richiamo alla mente la sua vocina per convincere il mio corpo a non tremare. Penso alla mano di Neil che stringeva la mia fino a qualche minuto fa, non voleva lasciarmi andare e neanche io, ma di tempo ne avremmo avuto all'infinito una volta fuori dall'Hell.

Una pistola viene caricata alle mie spalle ed io sobbalzo per lo spavento portandomi subito una mano alla bocca sperando che nessuno mi abbia sentita, ma quando mi giro nella direzione del suono metallico, l'unica cosa che vedo è il foro tondo della canna della pistola, talmente vicino alla mia fronte da poterne sentire il freddo del metallo.

"Piccola, vedo che ti sei ripresa bene. E io che mi ero tanto preoccupato. Anton mi ha detto che stavi talmente bene che tu e il tuo fidanzatino volevate fare una fuga d'amore" indica il bodyguard che fino a poco fa era svenuto sul pianerottolo del quarto piano.

Immobilizzata dalla paura, Anton mi sfila la pistola che Neil gli aveva sottratto meno di dieci minuti prima e la passa a mio padre.

"Walter" lo saluto con finta ironia stringendo le labbra in un sorriso bastardo.

"Ti deve amare tanto se è andato da Jessica lasciandoti qui tutta sola. Nessuno tratta così la mia bambina! Andiamo a fargli una ramanzina" mi passa di fianco iniziando a percorrere l'ultimo tratto di scale che ci separa dalle camere e, senza darmi l'opportunità di rispondergli, la mano di Anton mi afferra il polso schiacciandomi il braccio contro la schiena e il freddo della pistola si sposta dalla fronte alla tempia. Provo a ribellarmi alla sua presa, ma più mi muovo più lui mi piega il gomito costringendomi a lanciare una piccola smorfia di dolore.

Così è qui che Brianna è stata tutto questo tempo? Sempre se quattro giorni possano essere considerati tanti. Ad un piano di distanza e, probabilmente, anche in corrispondenza della mia camera a giudicare dal numero di porte che conto a destra e a sinistra di quella cui Walter è davanti.

Abbassa la maniglia ed io chiudo gli occhi.

Penso che sono troppo giovane per morire. È una frase che ironicamente tutti diciamo almeno una volta nella vita, ma quando ci si ritrova in una situazione del genere pensiamo 'Dio, quanto è vero!'. Però almeno una cosa nella vita l'ho conquistata: l'amore. Ed è una cosa che mio padre non potrà mai togliermi, neanche in una eventuale vita oltre la morte. L'amore è una cosa che lui non ha mai avuto e mai avrà. Almeno so che me ne andrei felice, nonostante mi addolori lasciare di nuovo solo Neil. Proprio ora che ci eravamo ritrovati.

Ma la mia vita è sempre stata una questione di tempismi sbagliati: mia madre, Erin, Brianna, Neil...

"Bene bene, era ora che conoscessi il ragazzo di mia figlia"

Apro gli occhi e lui è davanti a me con quei suoi occhi verdi spalancati, per la paura ora le pupille gli si sono talmente dilatate che il verde si confonde col nero. Sarebbe bellissimo anche con gli occhi scuri...

"Un passo e le sparo" sibila Anton spingendo la canna della pistola sulla mia testa costringendomi a ruotarla per allontanarmi dal ferro gelido. Una lacrima scivola sul mio viso e nessuno può muoversi per asciugarla. Torna quella sensazione di solitudine così famigliare, struggente. Quel senso di impotenza e quel desiderio di ribellione.

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