Capitolo 33: Amy

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Nei giorni successivi alla rissa tra Neil e James c'è stato un po' di gelo tra loro, ma sapevo che avrebbero recuperato molto presto. Anche io e Brianna litigavamo, soprattutto per il nostro passato... il mio passato e, anche se non avevamo lo stesso modo di chiarire, alla fine tutto tornava alla normalità più veloce di quanto ci aspettassimo.

"Mi dispiace così tanto, tesoro" erano state queste le parole di Neil e in un certo senso sapevo che era sincero... era come se si fosse fatto carico di tutte le colpe di chi mi aveva sfruttata e abusata in passato e le avesse lanciate lontano dove non le avrei più affrontate. Ero io il motivo di tutto il trambusto e questo non potevo certo negarlo. Prima o poi avrei dovuto dirgli la verità.

Le voci della ballerina misteriosa e dell'abbraccio tra me e Neil fuori dal dormitorio iniziarono a circolare e sempre più ragazze iniziavano a guardarmi male sia per i corridoi che a mensa... addirittura due o tre anche a lezione. Alcuni avevano ipotizzato che io fossi la ballerina misteriosa, ma nessuno di loro aveva delle prove. Non sarei durata a lungo ancora con la stessa copertura. Se Brianna non avesse trovato la felicità tra le braccia di James le avrei proposto di trasferirci un'altra volta.

Oggi è il suo compleanno e ho organizzato una sorpresa prima dell'ora di lezione.

Dopo aver mangiato cinese ieri sera l'ho invitata a dormire da me.

Mi alzo dal letto tirandole meno coperte possibili e vado ad aprire la porta dell'appartamento lasciando entrare James, Neil e tutta la squadra di football. Io e Neil andiamo a preparare qualche pancake mentre gli altri gonfiano palloncini per tutta la casa. 

"Amy" dice Neil a voce un po' troppo alta.

"Shhh" bisbiglio portando il dito alle labbra.

Siamo troppo lontani e, per poter parlare a voce bassa, si avvicina. "Stai bene?" chiede. Da quell'abbraccio al dormitorio non aveva proferito parola su ciò che mi ero lasciata sfuggire mentre lo medicavo e rimproveravo. Gli avevo involontariamente confessato di aver vissuto una vita costellata di violenza e, sebbene gli avessi raccontato all'incirca di come fosse mio padre in casa, non ero scesa nei dettagli per il semplice fatto che non volevo fare pietà a nessuno. Sono sempre stata una bomba ad orologeria: tengo dentro per non ferire gli altri, ma quando esplodo faccio il triplo dei danni e mai avrei voluto ferire lui che aveva già subito tanto dalla vita.

"Bene, mi prenderesti la padella lì nello scaffale?" indico un'anta del mobile della cucina. Sto evitando da giorni che possa tornare sull'argomento 'violenza'. Sebbene ultimamente si sia comportato da stronzo immaturo, credo sia l'unica persona al cui fianco potrei crollare senza sentirmi debole, ma raccontargli la verità significherebbe mischiare la nuova vita con la vecchia e non posso farmi questo, nè a me nè a Brie.

Annuisce una sola volta, sguardo basso sconsolato. E' a un palmo dal mio naso e posso benissimo percepire la sua preoccupazione. E' nel suo modo di starmi accanto, di tenermi d'occhio quando pensa che non lo vedo, nel suo essere presente ad una moderata distanza. Credo ci tenga veramente a me, ma non mi basta. E, anche se bastasse, non potrei permettermi di proteggerlo da me. Lo guardo voltarsi per darmi le spalle e prendere ciò che serve per cucinare.

Il sonno pesante di Brie non avrebbe potuto che aiutarci in questa impresa poco silenziosa. Al mio via tutti iniziano a cantare tanti auguri e io accendo la luce. James si fionda sul letto intrappolando Brianna sotto le sue braccia.

"Amy sei pesantissima, levati." Ha la voce impastata dal sonno e leggermente imbarazzata. Quando si rigira lancia un urletto capendo che non sono io a esserle saltata sopra, ma il suo ragazzo.

"Buon compleanno!" Urlano Trent, Ryan, Neil, Devon e tutti gli altri ragazzi in coro. Questa stanza sembra così piccola ora che i loro corpi massicci e muscolosi la invadono. Un sorriso affiora sulle labbra e sento qualcosa battere sul braccio: è Trent che mi porge un grosso tubo di cartone, di quelli che sparano coriandoli. Con uno sguardo di intesa ci coordiniamo, pronti a combinare un macello con i coriandoli che poi dovrò pulire io, ovviamente. Tre... Due... Uno...

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