CAPITOLO 17

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Sono distesa a pancia in su, sotto il mio letto, ad osservare per la millesima volta ogni fotografia da me appesa. Nessuno sa dell'esistenza della mia collezione fotografica, attaccata con dello schoc colorato, tra le doghe in legno del  mio letto. Mio padre, dovesse scoprirlo, sarebbe capace di  strapparle tutte e cestinarle pezzettino dopo pezzettino. Ma questo è il mio rifugio, le guardo e  mi perdo dentro ogni immagine: ognuna riesce a riportarmi con la testa e con i sentimenti proprio al momento in cui premetti il pulsante per scattare la fotografia.
Il momento prima di uno scatto fotografico è sempre il migliore, in alcuni casi cerchi lo scatto perfetto, tutto perfettamente allineato e sincronizzato con niente fuori posto, in altri  invece,  cerchi  la spontaneità di quell'attimo...quelle spontanee sono quelle che preferisco, le persone non fingono di essere ciò che non sono, non fingono un sorriso e non si mettono in posa ma sono semplicemente loro stesse, perché non sanno di essere fotografate.
E così quando riprendi una persona ridere, senza che lei se ne accorga, catturi la vera essenza di quel momento, con magari qualche ruga in più, ma la foto assume una bellezza che va al di fuori dell'estetica, diventa bella perché reale, perchè sembra toccarti, riesci quasi a percepire il suono di quella risata e la sua gioia.
Una foto programmata non ha lo stesso effetto.
Mi domando se sia meglio raccontare tutto ai miei genitori o andare direttamente alla polizia, mi sento spaventata ma nonostante ciò qualcosa mi frena, come se riuscissi a percepire che non c'è niente di pericoloso in tutto questo. Tailer non ha fatto altro che assillarmi come se temesse per la mia vita, Grace invece, sembra non prendere alcuna posizione ma riesce a confortarmi, a differenza di Tailer .

< Alice! > bussa mia madre da dietro la porta, mi sfilo immediatamente da sotto il letto e vado ad aprire la porta
< Dimmi > mi rivolgo a mia madre mentre prendiamo posto entrambe sul letto
< Ho parlato con tuo padre ieri...e ha detto che va bene >
 Domani sarei partita per il mare con Brandon, Recel e Thom e avrei avuto bisogno del mio telefono
< Fantastico! > esulto abbracciandola
< Si non è stato per niente facile > alza gli occhi al cielo < ma ti permette di prenderlo...mi raccomando sta attenta e scrivimi appena puoi >
< Si, si tranquilla >
< Come sta andando con l'università? > sono improvvisamente tentata di raccontarle tutto ma mi sarei solo giocata la giornata al mare con continue domande, perciò evito.
< Bene, molto...> annuisco convinta
< Sono contenta, mi piacerebbe conoscere tanto quei due tuoi amici di cui mi hai parlato > abbozza un sorriso stanco
< Anche a me piacerebbe farteli conoscere, ma papà non gli farebbe varcare la soglia di casa > abbasso lo sguardo
< Lo so...> sbuffa prendendomi le due mani per posarmi un lieve e dolce bacio.

L'ARTE DI UNA PROMESSA (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora