CAPITOLO 22

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Dopo quell'orribile conversazione mi dirigo immediatamente verso casa e con le lacrime agli occhi racconto tutto a mia madre
< Come hai potuto Simon! Ti rendi conto in quale situazione imbarazzante hai messo tua figlia? > alza la voce mia mare.
Mio padre seduto sul divano, le braccia lungo il busto, le gambe accavallate, si mostra completamente rilassato.
< Diana, lo sai meglio di me che non è ciò che è meglio per lei > in tono pacato
< Addirittura scomodare le tue conoscenze per dissuadere tua figlia! > esterna alzando il tono della voce
<Ho pensato che magari una chiacchierata con una persona esterna alla famiglia potesse farla riflettere, Lei deve andare all'università di lettere...o a fare qualche cosa di più prestigioso > mi squadra  dalla testa ai piedi
< Ma perché! Spiegamelo, perché? > urlo con le lacrime che cominciano a scendere piano piano lungo il viso
< Perché voglio il meglio per te e ciò che hai scelto, non lo è >
< Ma è ciò che voglio fare! > a denti stretti
< Non penso che tu voglia fotografare per tutta la vita >
< Simon! Come puoi dire questo...> mia madre lo fissa delusa, la fronte corrugata, non si sente  amata e compresa dalla persona che dovrebbe farlo...proprio come me.
<  Io me ne vado di casa...> pronuncio cercando di mantenere la calma, incrociando le braccia al petto.
< E sentiamo...dove andresti > dice con una risata aspra
< Me ne vado dai miei amici >
< Ok...> scrolla le spalle
< Ok? > in tono spezzato
< Si, insomma...e chi ti pagherà l'università? > mi sorride come se sapesse già di aver vinto, non rispondo < Beh...te lo dico io Alice > si alza lentamente dal divano < tua madre non lavora...e i soldi li porto io a casa perciò... > si avvicina a me < nessuno te la pagherà l'università, nessuno > calca l'ultima parola e senza dire o guardare nessuno esce di casa.
Ho come la sensazione di aver guardato dritto negli occhi una delle persone più importanti, che ha ricambiato con totale indifferenza e superiorità per poi trafiggermi con forza un coltello dritto al cuore. Così mi sento. Vuota. Con un grosso buco al petto, riesco a percepire l'aria passarmici dentro, faccio fatica a respirare e proprio come se fossi stata appena colpita inizio a barcollare all'indietro, cado bruscamente ma non percepisco alcuna botta, nessun dolore se non quello al petto, le cose intorno a me cominciano ad offuscarsi, compresa mia mamma che sembra urlarmi qualcosa , le testa mi pesa e le cose che vedo sembrano muoversi, fino a sparire del tutto. Si fa improvvisamente buio.

La testa mi pulsa forte e faccio fatica ad aprire gli occhi, do uno sguardo alla finestra e dalla luce che entra sembrerebbe mattina, fisso l'orologio cercando di mettere a fuoco le lancette: le 06:00 del pomeriggio...mi ritorna improvvisamente in mente tutto l'accaduto di qualche ora fa, mi sono addormentata per circa due ore.
La delusione e la tristezza vengono sostituite dalla rabbia, voglio urlare e sbattere le mani contro qualcosa, il respiro comincia a farsi pesante e come se non vedessi altro modo per agire, mi alzo violentemente dal letto e comincio a svuotare con rabbia tutti i cassetti, buttando tutto a terra, vestiti, quaderni, penne, foto...tutto, non mi importa di rompere o rovinare niente, la mia mente è completamente offuscata, sento solo il respiro farsi più forte e la rabbia  che scende lentamente dopo ogni cosa che vedo cadere a terra o sbattere contro il muro.
< Haiiiii > urlo forte, mi butto subito sul letto e osservando la pianta del piede vedo una scheggia di vetro e il sangue che comincia a gocciolare sul pavimento, qualche secondo dopo sulla soglia della porta appare mia mamma, che apre velocemente la porta guardandosi intorno con faccia sorpresa. Appena poggia il suo sguardo sul mio volto sofferente e sul piede, senza dire una parola va in soggiorno e ritorna con del ghiaccio avvolto in un panno.
< Te la pagherò io l'università > dice soltanto, dopo essersi seduta accanto a me
< E come farai >
< Ho accesso anche io al conto corrente,, li prenderò da li > è troppo concentrata a curarmi la ferita per guardarmi in faccia o rimproverarmi per il casino che ho fatto.
< D'accordo, grazie mamma > abbozzo un sorriso

L'ARTE DI UNA PROMESSA (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora