CAPITOLO 51

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SEBA

È la mattina del quarto giorno, sono dentro la doccia sotto il forte getto dell'acqua fredda mentre cerco di riordinare i pensieri. In questi tre giorni credo di essermi avvicinato sempre di più ad Alice o è lei ad averlo fatto ma, in ogni caso, non ho rispettato ciò che mi sono prefissato di fare da ormai un anno: stare alla larga da qualsiasi relazione.
Oltre ad essere davvero bella riesce a farmi stare bene e solo l'idea di poterla far stare male mi fa arrabbiare, è una ragazza solare, divertente e crede di potermi conoscere e di poter vivere una bella storia d'amore, ma non è così. Ci ho pensato a lungo e credo di dovergli dire cosa mi ostina a stargli tanto lontano, se lo farò non sarò costretto a illuderla e a dirle di allontanarsi, perché lo farà da sola e questa stupida storiella finirà prima ancora di nascere. È la cosa migliore per entrambi, se riuscirà a capirlo si allontanerà e nessuno dei due si farà del male.
Io ritornerò alla mia monotona vita, girando con la mia solita felpa e cappuccio nero per riuscire a tenermi lontano da qualsiasi tipo di contatto umano e lei, senza di me, potrà continuare a sognare e a vivere senza continui drammi.
L'idea di doverle raccontare cosa mi fa stare tanto male, per poi perderla del tutto, mi da fastidio ma devo farlo se è l'unico modo per riuscire a tenerla alla larga da me, finirà di pensare che io possa essere una buona persona e di credere che invece di distruggerci, insieme, potremmo ripararci. Non potrei mai aiutarla se io sono il primo ad aver bisogno di aiuto, non riuscirei mai ad essere utile, non farei altro che peggiorare le cose. "Devi riuscire ad amare te stesso" è la cosa più difficile che una persona possa fare, io ancora dopo anni, non ci sono riuscito.
Io non amo me stesso, io cerco di proteggere gli altri da me stesso.

Dopo essere stato per circa venti minuti sotto la doccia, esco ed indosso un jeans con una semplice maglia nera a maniche corte, lascio i capelli  bagnati e scompigliati per poi dirigermi verso le tende. Tutto ciò che mi circonda in questo posto, fin da piccolo, mi ha sempre tranquillizzato, il solo suono dell'acqua che scorre, gli uccellini che cantano la mattina, il sole sembra essere più luminoso da queste parti e la sera più tranquilla, senza la presenza di troppe persone, senza il doversi nascondere continuamente sotto una felpa nera, riesco quasi a sentire la libertà, ma non ci sono vicino perché la vera prigione me la porto dietro ovunque io vada, sono prigioniero di me stesso, della mia testa, dei miei pensieri, di tutto ciò che c'è di male in me. Non sono sicuro che prima o poi qualcuno riuscirà a venirmi a salvare da dietro la porta serrata da un lucchetto, non sono sicuro che qualcuno abbia la chiave per liberarmi dalla mia testa.
Appena arrivo davanti all'accampamento, ci sono mia madre e Alice che preparano la colazione insieme, ridendo e scherzando, Alice indossa un jeans chiaro a vita bassa con una semplice felpa rossa sopra, la mattina qui il vento è fresco e lei deve sentire piuttosto freddo. I suoi lunghi capelli scuri gli si posano lungo la schiena e i suoi tratti così puliti e angelici mi fanno venire voglia di andarle vicino e baciarla ovunque lei voglia. Il suo sorriso è davvero bello, le guance le si arrossano senza che lei se ne accorga. È troppo pulita affinché possa stare con me, io la contaminerei soltanto. Appena si rende conto della mia presenza, poco più distante da lei, posa il suo sguardo da cerbiatta su di me osservandomi e mangiandomi con gli occhi, come se mi desiderasse davvero e riesco a percepire da qui la sua voglia di baciarmi e toccarmi.
Le sorrido, senza volerlo, come se fosse la cosa più naturale de mondo e lei fa lo stesso, abbassando lo sguardo imbarazzata.
< Alla buon ora! Forza vieni ad aiutarci > urla mia madre, accanto a lei, appena mi vede.
Mi avvicino a passo lento verso di loro senza staccare gli occhi di dosso ad Alice, senza preoccuparmi che mia madre possa vedere quanto i nostri sguardi siano vogliosi l'uno dell'altro.
< Cosa preparate? > cerco di riprendermi guardando il piano su cui stanno cucinando
< Pane con marmellata e nutella > dice mia madre
< D'accordo > dico iniziando a prendere il necessario per aiutarle, punto delle occhiate fuggitive ad Alice ma lei sembra trattenersi dal guardarmi ridendo a testa bassa, allungo la mano per poter prendere il barattolo della nutella quando lei fa lo stesso, le nostre mani si incrociano e restiamo in quella posizione per alcuni secondi, immobili.
< Devo telefonare a mia mamma > dice lei, come se si fosse appena ripresa da uno stato di trans
< arrivo fra qualche minuto > sorride per poi allontanarsi verso la sua tenda
< Mhhh > mugugna mia madre
< Cosa? > alzo lo sguardo su di lei
< Ti piace non è vero? > con tono provocatorio e sguardo di chi le ha capite tutte
< No, mamma...non mi piace > in tono serio
<  a lei piaci > scrolla le spalle
< Come fai a dirlo > in tono indifferente
< Lo vedo come ti guarda e vedo anche che tu la guardi allo stesso modo >
< Ti sbagli > dico
< Datti una possibilità Sebastian, smettila di ostinarti a pensare che non sei la persona giusta per una relazione > non ho mai detto tutto a mia madre, ma dopo mesi che non portavo più nessuna ragazza in casa, non uscivo fuori chiudendomi in me stesso, iniziò a insospettirsi...dovetti perciò raccontargli, dopo suoi mille assillazioni, che non sono in grado di mantenere una relazione, che sono sbagliato e che le persone si allontanano sempre da me, le ho detto esattamente ciò che, in questo momento, Alice è a conoscenza di me.
< No, mamma lei se ne andrà come tutte...da domani precisamente > dico
< Sono sicura che tu le abbia detto di starti lontano...ma lei non sembra voglia farlo >
< Si perché ancora non sa niente di me >
< D'accordo...allora se dopo avergli raccontato tutto ciò che provi e pensi, lei ti starà ancora vicino, tienitela stretta perché è quella giusta >
< Non accadrà > scrollo le spalle

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