CAPITOLO 29

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Sono chiusa in casa da quasi due settimane ma è da due giorni che mio padre mi ha dato il permesso di uscire fuori, ritirandomi nuovamente il telefono. In questi giorni, appena finivo l'università restavo fino a tarda sera a girare per il quartiere alla continua ricerca di un ragazzo con felpa nera e cappuccio alzato, ma niente. Sembra essere sparito.
Devo potergli chiedere il motivo per il quale mi ha fatto un favore simile, perché ha chiamato la mostra per me, come ha fatto a sapere il mio numero per poi farmi chiamare, a documentarsi sul mio nome e cognome...
"come fa a sapere il tuo numero? lui è uno stalker maniaco" direbbe Tailer e il pensiero comincia a fissarsi nella mia testa, riiniziano le ansie e le preoccupazioni e inizio a prendere in considerazione sempre di più agli avvertimenti di Tailer.
Mi sento felice, il mio cuore e il mio viso sprigionano gioia da tutti i pori, non è ancora certo che io riesca ad ottenere un posto in quella mostra ma il solo pensiero di sentirmi realizzata e  poterci riuscire mi rende elettrizzata.
"È solo una stupida mostra per ragazzi, lo fanno per farli sentire capaci di qualcosa" rispose mio padre durante uno degli ennesimi litigi con mia madre. Nonostante la sua prepotenza e arroganza nei mie confronti non posso far altro che essere felice.
Felice come quando da piccola finalmente i tuoi genitori ti permettevano di salire su una delle giostre più pericolose del parco e tu cominciavi a sentirti grande. Realizzata come quando l'insegnante ti faceva un complimento davanti a tutta la classe per aver svolto un compito da
sola. Felice per averci provato ed esserci riuscita.
Nonostante i miei continui dubbi ho bisogno di parlare con Seba per potergli chiedere chiarimenti, ma lui sembra quasi non volersi far più vedere.

Mi ritrovo per la seconda volta davanti alla grossa porta in legno. Questa volta non più con la curiosità di sapere cosa ci sia dentro ma con la speranza di farcela.
< Sei pronta tesoro? > mi domanda mia madre accanto a me
< Si > le sorrido emozionata
Appena facciamo capolino all'ingresso, non posso far a meno di riguardarmi stupita intorno tutto ciò che ci circonda, mia mamma sembra essere più entusiasta di me ed io comincio a sentire un forte male allo stomaco per l'agitazione.
< E...se non andasse bene? > mi blocco poco prima di raggiungere una signora, molto giovane, dietro un bancone dinanzi a un computer.
< Alice, sei bravissima e lo sai...e questa è solo una delle tante opportunità che ti si presenteranno nella vita > mi sorride rassicurandomi, annuisco e giungiamo davanti alla ragazza, troppo presa a osservare il computer per accorgersi della nostra presenza. Porta i lunghi capelli castani in una coda alta, dei grossi occhiali neri a forma quadrata ed indossa una camicia bianca molto elegante.
< Salve > dice mia mamma richiamando la sua attenzione
< Salve > alza di scatto la testa per poterci scrutare attentamente < siete qui per vedere la mostra? > ci domanda
< No, mia figlia Alice Satio è stata chiamata per un colloquio > la ragazza digita immediatamente qualcosa sul computer per poi rivolgersi a noi con un grosso e sincero sorriso
< Si, in fondo al corridoio la porta a destra...è li che dovete andare >
< D'accordo grazie > dico sorridendole
Ad ogni passo sento le gambe tremare e lo stomaco a pezzi, mi sento terribilmente emozionata e devo cercare di mantenere il controllo mostrandomi il più sicura possibile.
Appena siamo davanti alla porta, mia madre mi stringe forte la mano e la lascia poco prima di bussare.
< Avanti > sentiamo dire da una voce femminile.
Si mostra davanti a noi una piccola stanza tutta bianca, tutte le pareti sono decorate da quadri, che incorniciano fotografie, di tutte le  dimensioni , tutte vicine, alcune molto colorate altre in bianco e nero. L'intera parete davanti a noi è caratterizzata da una grossa vetrata che mette in mostra l'intero paesaggio dinanzi all'edificio, due tende bianche tenute ai lati permettono al sole di filtrare all'interno creando una stanza davvero luminosa.
Al centro è posta una grossa scrivania in legno lucido su cui sono poggiati fogli, fotografie, un PC aperto, squadre, righelli, pennarelli colorati, matite da disegno e una cesta ripiena di caramelle. La donna davanti a noi è in piedi con le braccia poggiate alla scrivania e con sguardo stanco di chi sembra non essersi preso una pausa da giorni. Indossa un vestitino nero attillato lungo fino al ginocchio, i capelli neri sono raccolti in una coda tirata e alta e porta un forte rossetto rosso sulle labbra rendendola ancora più attraente e giovane di quello che già è.
< Oh salve > dice stupita appena incombiamo dentro < prego sedetevi > ci indica due sedie bianche davanti alla scrivania < per cosa siete qui? > ci domanda prendendo posto anche lei
< Qualche giorno fa ci è arrivata una chiamata, ci è stato richiesto di venire qui per poter mostrare una fotografia > dice mia madre < lei è mia figlia Alice Satio > posa il suo sguardo su di me.
< Ok datemi un secondo...> farfuglia quaderni e agende in maniera molto frenetica < ci sono! > pronuncia dopo qualche secondo < Allora, qualche giorno fa ci è arrivata una chiamata in anonimo...richiedendoci di visionare uno dei tuoi lavori > si rivolge a me < solitamente  i giovani vengono personalmente e richiedono di poter avere la possibilità di mostrarci i loro lavori, noi li accogliamo molto volentieri...mentre questa volta suppongo sia stato qualche tuo amico > mi guarda sorridente < In ogni caso questo ragazzo, ci ha dato il tuo nome e numero di telefono per poterti raggiungere e farti venire qui da noi, sappiamo che hai il quadro mancante di una delle nostre foto già esposte > fa riferimento al lato opposto della fotografia, già esposta, di Seba.
< Si...>
< Probabilmente il ragazzo che ci ha chiamato è lo stesso che ci ha fatto esporre il suo lavoro...quello dove ci sei tu, ma in ogni caso non ha voluto farci sapere il suo nome...ci ha detto che è stato un puro caso esservi fotografati nello stesso attimo, non conoscendovi affatto ma solo incontrandovi poco dopo >
< Esatto > dico
< Questo rende la foto ancora più bella e speciale e mi piacerebbe poter visionare la tua fotografia così da poterla mettere accanto a quella del ragazzo >
Con mani tremanti tiro fuori la mia macchina fotografica dal borsone e gliela mostro, lei la guarda attentamente non mostrando alcun segno di approvazione o negazione
< Wow > dice subito dopo < hai talento > mi guarda sorridendomi < Sono sicura che starà davvero bene accanto all'altra...dimmi tu se vuoi lasciarla in anonimo altrimenti metteremo il tuo nome e cognome come per tutte le altre fotografie >
< Assolutamente si > sorrido guardando mia madre stupita
< Bene allora dovrai solo firmarmi dei fogli e leggere ciò di cui abbiamo bisogno e appena sarà pronta potrai venire a vederla, proprio qui alla mostra... >

L'ARTE DI UNA PROMESSA (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora