Libri

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[(T/n)]

Dopo aver posato i vestiti sopra ad un mobiletto in legno marrone, mi diressi verso la vasca e aprii l'acqua calda.
Nel mentre si riempiva, mi guardai allo specchio: sembravo uno straccio con quelle occhiaie e sembravo una discarica, tanto era lo sporco depositato su di me.
Un incubo per una ragazza.

Mi sciolsi i capelli (c/c) e li mossi leggermente con le mani, cercando di togliere le tante foglie depositate su di loro.
Mi voltai per spegnere l'acqua oramai divenuta troppa.
Con grande lentezza mi tolsi la camicia, stando attenta a non colpire nessuno dei numerosi lividi presenti sul mio corpo.
Ero abituata da tanto tempo a trovarne sempre qualcuno.

Mi tolsi la scomoda gonna striminzita e abbandonai sia lei che la camicia al suolo.
Infine mi spogliai definitivamente ed entrai nell'acqua calda, che presto ricoprii di schiuma morbida.
Quando ero in orfanotrofio era mia abitudine farlo ed è per questo che in quel momento tornai bambina ed immaginai le paperelle di gomma gialla e le barchette con cui mi divertivo a giocare.
Spesso con me veniva anche Sakura ed insieme giocavamo alle sirene, immaginando squali malefici inseguirci  e scettri splendenti d'oro con i quali li combattevamo.
Era tutto più bello lì.

Ora mi trovavo in quella casa, accogliente di certo, ma il suo proprietario sarebbe stato gentile, buono?
Mi avrebbe aiutata ad andare avanti?
E, cosa più importante, cosa avrei fatto una volta guarita?
Andare alla polizia sarebbe stato da infami, insomma, mi aveva aiutata e dato da mangiare con le sue forze, non potevo denunciarlo!
Non mi piaceva l'idea di essere in debito con un criminale, ma non potevo evitarlo.

Presi lo shampoo alla ciliegia li poggiato sulla vasca ne depositai una quantità media sulla mia testa.
Così sfregai, impegnandomi per lavare quei capelli incrostati di sporco.
Una volta risciacquati mi sentivo molto più pulita, si vedeva la differenza.
Rilassai braccia e gambe in quel silenzio di tomba che regnava nella stanza e chiusi gli occhi.
Erano udibili solo i movimenti del ragazzo nell'altra stanza.
Era da tempo che non mi sentivo così al sicuro ed al caldo.
Fuori si sentiva la pioggia cadere, non sapevo che ore erano, ma quel rumore di quelle gocce che battevano sui vetri della finestra era estremamente rilassante.

Stavo per uscire quando sentii la porta scattare e la maniglia abbassarsi.
Che cosa cavolo credeva di fare?!
Subito mi abbassai sprofondando nell'acqua e coprendomi le intimità con le braccia.
Quel pervertito entrò sorridente con un asciugamano tra le braccia.
Solo ora notai che effettivamente me ne mancava uno ma, come cavolo si permetteva di entrare mentre ero nuda?!

Con il faccino angelico mi disse:

K: "Questo è per asciugarti "

Ero a dir poco furiosa!
Il mio viso era diventato rosso ma non per l'imbarazzo, tanto per la rabbia!
Gli urlai contro insulti di ogni genere mentre lui poggiava il telo sul mobiletto e raccattava i vestiti sporchi.
La cosa che più mi dava fastidio era che mi ignorava e non pensava che mi avrebbe potuto dare fastidio...
O forse era solo un pervertito vergine con gli ormoni a mille!
Oddio dove sono capitata!
Gli urlai una frase che lo fece imbarazzare parecchio anche se era la pura verità:

(T/n): "Ma si può sapere che ti salta in mente?!! Sei solo un pervertito!!"
K: "Non sono pervertito!"

Era evidentemente in imbarazzo e continuava a guardare con insistenza un punto al di fuori della finestra.
Non si decideva di andarsene:

(T/n): "Allora, te ne vuoi andare?! Vorrei uscire da qui!"

Lui, come scosso da un fulmine, corse fuori dalla stanza.

..........................

Una volta vestitami uscii dalla stanza, con i capelli ordinati, in tutto il mio splendore.
Lui doveva essere al piano di sotto ma non avevo voglia di vederlo.
Lo conoscevo da poche ore e già avevo subito questa specie di traumi.

Con passo lento, cercando di non farmi sentire, zampettai in camera da letto senza richiudere la porta, per paura di fare rumore.
Lui aveva rifatto il letto e cambiato le lenzuola che avevo sporcato.
Feci un passo, ma un dolore acuto mi fermò.
Cavolo, la caviglia!
Per farmi il bagno avevo tolto la fasciatura.
Zoppicai verso la sedia e mi sedetti.
I miei occhi ricaddero sul libro tanto contemplato da Kakashi.
Prendendolo tra le mani notai la copertina rossa che raffigurava un ragazzo e una ragazza.
Il titolo del racconto era "Il paradiso della pomiciata"....
Aspetta, cosa?!
Aprii il libro, in un punto a caso e cominciai a leggere gli orrori su scritti.
Ma che cavolo di libro è?!
Porno a dir poco, che cavolo!
E fortuna che non era pervertito.

Le mie riflessioni si interruppero quando sentii la sua voce che mi chiamava dal piano di sotto:

K: "Vieni!"

Obbedii e, con passo zoppicante, scesi le scale e andai in soggiorno dove era anche presente la cucina.
Era davvero una casa carina.

Girai lo sguardo verso il tavolino, dove era posato un piatto al cui interno c'era del ramen istantaneo.
Lo guardai male.
Era tutto ciò che possedeva?
Ne ebbi la conferma:

K: "Per oggi ti dovrai accontentare"

Mi sedei titubante sulla sedia, ancora scossa per quello che avevo letto in quel affare chiamato libro.
Guardai il piatto: c'era da fidarsi?

[Kakashi]

La vedevo osservare il piatto con timore.
Probabilmente non si fidava di me, soprattutto dopo che ero entrato in bagno in quel modo.
Comunque dovevo farlo, non perché sono pervertito, dovevo dargli qualcosa per farla asciugare!

La guardai sorridente cercando di rassicurarla:

K: "Che fai? Non hai fame? Se non mangi ora dovrai aspettare domani mattina"

Lei ispezionò per l'ultima volta il piatto prima di rivolgermi uno sguardo indagatore.
Ora che era pulita era più carina.

(T/n): "Chi mi dice che tu non ci abbia messo qualcosa?"
K: "Cosa mai avrei dovuto metterci?"
(T/n): "Mmh... non so... magari del sonnifero o.... della droga"

Mi stupii di certi sospetti, ma era comprensibile, insomma ero pur sempre un criminale, no?
Così presi delle bacchette e, dal suo piatto, rubai un po' di ramen.
Lei mi guardò assassina.
Incredibile come tenga al proprio cibo, ma ho dovuto farlo, per far sì che si fidi di me almeno dal punto di vista alimentare:

K: "Ecco, se lo mangio io non c'è pericolo"

Allora senza aggiungere altro cominciò a mangiare tranquillamente.
Ero felice di averla incontrata e di avere qualcuno con cui parlare.
Ora dovevo solo stare più attento a non farmi scoprire, non voglio tirarla in mezzo.

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