Gattino

1K 65 36
                                    

[(T/n)]

Alla fine ci addormentammo lí stesi sul divano, a mia sorpresa, senza aver bisogno di cenare.
Eravamo cullati da un insolito calore che ci incatenava uno all'altra e non riuscivo a staccarmi per andare in camera da letto.
Stavo talmente comoda che sarei rimasta lí per sempre; Kakashi era seriamente il cuscino più morbido del dell'intero pianeta e glielo avrei rinfacciato per la sua intera esistenza.

Venni svegliata da un raggio di luce che filtrava dalle finestre.
Quel maledetto mi aveva proprio beccato gli occhi, e con insistenza, continuava ad accecarmi mentre aprivo definitivamente gli occhi abbastanza infastidita.
Solo in quel momento notai che il ragazzo era sveglio, le sue mani calde posate sulla mia schiena.
La stava sfiorando con delicatezza mentre imprecavo contro il sole del mattino, con una lieve risata.

(t/n): "Che hai da ridere?"

K: "Niente"

Si rivolgeva a me con un sorriso.
In quei secondi la mia mente venne invasa da un pensiero che, in quella convivenza, mi aveva sfiorato solo lí, non ne so il perchè ma, sentivo il forte desiderio di strappargli via la stoffa dal suo volto e scoprire chi, in realtà, si nascondesse lí sotto.
Magari era un figo da paura e avrei passato il resto della mia vita a sbavargli dietro, neanche una lumaca in calore, oppure era tutto brufoli o, che so, magari si era rifatto le labbra o aveva qualche imperfezione di cui si vergognava profondamente.
Ma tutto quel pensare passò velocemente per via di quegli occhi magnifici che mi avevano rapita ancora una volta, appena mi alzai sui gomiti per guardarlo in faccia.
Erano cosí neri e profondi e mi dissi che, anche se sotto fosse stato un cesso, quegli occhi compensavano alla grande.
Ricambiai il sorriso senza un motivo: perchè stavamo sorridendo?
Sapevo solo che i suoi occhi non abbandonavano i miei.

Mi piantò un bacio sulla fronte, lo stupore dipinto sul mio volto; non lo aveva mai fatto, di solito ero io a dargli qualche bacio a volte, lui si limitava ad abbracciarmi il più delle volte, ma mai mi aveva dato un bacio.
Arrossii, più che altro per lo stupore, e nascosi il viso sul suo petto, sopra la stoffa grigia della felpa.
Le sue mani continuavano a sfiorarmi in docili carezze: non mi ero mai sentita tanto bene con me stessa e quel sentimento era da proteggere.

(t/n): "Come mai cosí dolce questa mattina?"

Cercai di scherzarci su, per non fargli notare il mio imbarazzo.
La sua risposta non mancò.

K: "Come se ti dispiacesse. Lo hai detto tu che mi vuoi bene più di chiunque altro"

(t/n): "Sei soltanto un ruffiano"

Le frecciatine tra di noi non potevano di certo mancare, ma sentivo con certezza che qualcosa era cambiato tra di noi; eravamo sempre stati uniti, sin dal primo incontro dove, con poco, siamo riusciti a sviluppare un rapporto affetto-odio.
E se ora quell'odio se ne fosse andato definitivamente?
Sentivo un forte sentimento nel mio cuore che mi diceva di stare tranquilla perchè era la cosa giusta e dovevo fidarmi di lui.
Mi alzai senza dare sospetto perchè, l'unico motivo per cui lo facevo, era steso su quello stesso divano.

(T/n): "Ho fame! Non so te, ma ieri non abbiamo cenato!"

K: "Sei sempre la solita! Hai rovinato un momento romantico! Io mi ci stavo impegnando."

Finse di piangere ed io gli diedi una botta in testa.

(t/n): "Vuol dire che non ti stavi impegnando abbastanza! E poi potrei pensare che vuoi fare colpo su di me."

Feci un sorrisetto, giusto per metterlo a disagio e vedere la sua reazione, che non mancò ad arrivare: arrossí in modo abbastanza intenso, cosa che non mi sfuggí affatto.
Si era pestato i piedi per conto suo, non era bravo a non farsi sgamare.
Risi divertita.
Lui mi sorpassò con passo veloce e si diresse in cucina immerso nell'imbarazzo; un'altra cosa che potrei rinfacciargli per il resto dell'esistenza.
Andai in bagno e mi legai i capelli in una coda alta: la primavera stava finendo e le cicale cantavano tutta la loro stanchezza dovuta al caldo, che avanzava senza timore.
Per questo motivo mi misi una canotta bianca e dei pantaloncini, tipo bermuda, neri; ovviamente il tutto era di Hatake, ma che ci posso fare?
E poi profumavano cosí tanto che non me li sarei mai tolti.

CRIMINALDove le storie prendono vita. Scoprilo ora