Telefonate

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[(T/n)]

Ero veramente distrutta dopo quell'intera giornata di lavoro.
Cinque minuti, il tempo che ci è voluto a Kakashi per tornare dal piano superiore, e già dormivo come un ghiro su quel divano sgangherato.
Inizialmente mi ero chiesta come lui facesse a dormirci tutte le notti, ma poi crollai comunque in preda alla stanchezza.
Un'intera giornata passata a chiedermi: da quanto avevo desiderato tutto ciò?
Da quanto volevo che qualcuno mi aiutasse?
Avevano ascoltato le mie preghiere e, finalmente, mi avevano fatto incontrare un uomo buono.

Oggi avevamo messo in ordine tutto il contenuto degli scatoloni in casa.
Lui mi aveva già avvertito che, il giorno dopo, avremmo ripitturato il soffitto rovinato.
Di solito questo genere di lavori mi stanca, e parecchio, ma con lui anche il casino del trasloco è divertente.
Fare ordine in casa non è mai stato tra le mie attività preferite e, con la caviglia, facevo piuttosto fatica ma riuscivo lo stesso con il suo aiuto.

Nei miei sogni erano sempre rappresentate disgrazie, come se il mio subconscio riflettesse tutte le mie paure attraverso questi.
Era da due giorni che dormivo tranquilla, da quando lui è entrato nella mia vita...
Sarà perché ora ho un tetto sopra la testa...
Sarà perché non mi devo preoccupare di niente, o quasi (è pur sempre un criminale caspita)...
Ma comunque ora voglio restare qui, con la sicurezza e la tranquillità.

Se fosse stato per me non mi sarei mai svegliata da quel sonno così profondo: la caviglia faceva i capricci.
Aprii gli occhi contrariata ed infastidita da quel dolore così acuto.
Sarei infuriata se non fosse per quello che mi si parò davanti agli occhi: ero stata ricoperta da una coperta di lana calda e sul tavolo c'era un biglietto di carta bianca, scritto con una calligrafia elegante ed ordinata.
Il biglietto diceva:

                          Se mi cerchi
                      sono in giardino
                        Scansafatiche!

Leggendolo, un sorriso involontario mi si formò sulle labbra.
Incredibile quanto avessimo legato in meno di due giorni.
Il solo suo modo di darmi nomignoli mi faceva sorridere.
Tenni il biglietto ripiegandolo e riponendolo nella tasca dei pantaloni, non so perché, ma mi sentivo più vicino a lui come mai prima d'ora.
Tolsi la coperta da sopra le mie gambe decisa che sarei andata da lui, a fargli compagnia ma soprattutto a ringraziarlo per tutto quello che aveva fatto per me...
Ma qualcosa, che poi scoprii essere una cosa terribilmente pericolosa, mi fermò.

Il telefono di lui, posato sopra il tavolo di legno consumato, squillava insistentemente da qualche secondo.
Era il suo cellulare non avrei dovuto rispondere con così tanta libertà, ma resta il fatto che lo feci, come se mi fosse concesso.
Me e il mio senso di ficcanaso imperterrita!
Se solo non avessi risposto alla telefonata tutte quelle paure, quei dubbi, non sarebbero mai sorti.
Quando cliccai il tasto per rispondere alla telefonata mi portai l'apparecchio vicino all'orecchio.
Kakashi non era in casa, stavo pensando, di sicuro non avrebbe potuto sentire ed io non avrei fatto in tempo a raggiungerlo e consegnargli il telefono.
Fatto sta che risposi e da quel momento in poi tutto cambiò.
Nei giorno seguenti una voragine mi inghiottiva, non lasciandomi il tempo di respirare ma con me c'era anche lui...

Una voce profonda e distante uscì dall'apparecchio elettronico, una voce fredda e cattiva.
Quella voce mi ricordò per un attimo il mio passato, non molto lontano, ma comunque abbastanza da essere un ricordo.
Tutti quegli uomini, sporchi, rozzi, ubriachi fradici, avevano quella stessa voce crudele; magari la tonalità e l'altezza del suono era diversa, ma le sensazioni, i sentimenti di odio, di paura tornavano sempre uguali.
Ora con lui era tutto diverso: la sua voce era calda e rassicurante, si sentiva la bontà al suo interno.

Ero confusa.
Pensavo ad una conoscenza di Kakashi, magari aveva un complice, un qualcuno disposto ad aiutarlo a procurarsi da vivere, a traslocare, a distanza.
La conversazione, se così si può chiamare visto che non riuscii a rispondere dal terrore, mi dimostrò il grande torto che avevo.
Quell'uomo non poteva essere un amico di Kakashi...
Gli amici non chiedono indietro soldi per riempire debiti...
Gli amici non ti parlano con freddezza surreale...
Gli amici non ti minacciano con la morte...

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