Gelosie

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[Kakashi]

Non mi aspettavo affatto che lo conoscesse cosí profondamente da saltargli addosso.
La cosa mi diede parecchio fastidio, insomma, mi ero comunque affezionato e quelle cose di solito le faceva con me no?
Il mio cuore batteva furioso nel petto, mentre quei due chiaccheravano tranquilli e beati, batteva e non si decideva a fermarsi per via di quella visione che avevo di loro.
Mi dava fastidio che lei si avvicinasse in quel modo a lui.
Tanti dubbi affollarono la mia mente mentre cercavo un po' di attenzione da parte loro: e se ora lei se ne andasse via con lui?
Cosa avrei fatto da solo?
Non l'avrei più rivista?

Avevo una paura matta di tutto quello.
Ero terrorizzato dal fatto di rimanere solo ancora una volta, senza nessuno a sostenermi, senza di lei.
Solo sentire la sua presenza su di me, solo sentire il suo tocco, il suo sorriso mi faceva venire i brividi, in senso buono, come una scarica elettrica stracolma di emozioni che mi attraversava il corpo a partire dall'esatto punto in cui lei mi ha toccato.
Ma ora era cosí unita a quel ragazzo ed io non sapevo come affrontare la situazione, volevo solo mettere un muro tra di loro e non farla avvicinare.

Quando (t/n) chiese a Sasuke di andare con lui, mi sentii male: io lo sapevo che sarebbe andata a finire cosí, me lo sentivo dal momento in cui si erano visti.
Il mio corpo fu scosso da un tremito, e mi trattenni dall'urlare che non sarebbe andata da nessuna parte, stingendo i pugni, quasi a farmi sanguinare di brutto.
Una piccola parte di me sperava ancora che Sasuke rifiutasse, che le dicesse che era troppo pericoloso viaggiare da casa di un criminale a casa di un avvocato; avrebbe non solo messo me nei casini, ma anche lui e lei stessa.
Sperai invano, perchè il ragazzo acconsentí immediatamente, troppo felice di rivederla.
Se non fosse stata lei non avrebbe acconsentito.
E se le piacesse?
E se lui si fosse innamorato?
Questi pensieri affollavano nella mia mente e non riuscivo ad immaginare la mia vita, ancora una volta in solitudine.

Si, ero geloso, e non volevo che lei se ne andasse con un altro ragazzo, ma quando si girò verso di me, con quegli occhi che farebbero tenerezza a chiunque, e mi chiese se poteva io acconsentii maledicendomi mentalmente.
Sapevo che avevo fatto la cosa giusta e che era un suo diritto rivedere i suoi vecchi amici, ma il mio corpo si rifiutava di lasciarla andare.
Mi baciò sulla guancia, come oramai faceva da un po' per ringraziarmi, ed io come sempre mi imbarazzai parecchio ed il mio cuore accellerava.
Tutte le volte sentivo una felicità immensa che ancora non ero riuscito a spiegarmi.

Stava per correre da lui, le sue gambe erano già scattate.
Il mio corpo reagí da solo, senza aver ricevuto un comando dal mio cervello.
Le afferrai il polso con il cuore che martellava forte nel petto.
Quando si girò verso di me, con aria totalmente confusa, non sapevo realmente cosa dire o cosa fare: il mio corpo aveva reagito con il solo intento di non farla andare via ma ora lei aspettava le mie parole che, fino a quel momento non avevo saputo architettare.

K: "Tornerai da me?"

Lo dissi senza imbarazzo.
Perderla era il mio più grande timore e non avrei mai immaginato la mia vita senza quel turbine di gioia sempre in circolazione.
So che, in passato, vivevo da solo senza problemi apparenti, ma da quando lei ha preso parte della mia vita, non riesco a non pensare quanto mi sentirei solo senza la sua presenza.
Era una persona da proteggere per me, anche dai suoi amici.
Posso sembrare egoista, ma ne ho bisogno, ho bisogno della forza che riesce ad infondermi nei momenti di tristezza e di confusione; aveva sempre la soluzione a tutto, una mente piena di idee originali, e poi le volevo bene, tantissimo, più di chiunque altro...

Lei, per mia grande sorpresa, si imbarazzò a quella mia richiesta inaspettata e non potè fare a meno di arrossire.
Era dolcissima con quell'espressione, ma non potei osservarla a lungo, perchè, dopo aver annuito in fretta, scattò verso di lui, velocissima.

Uscirono e chiusero la porta con un tonfo, che sollevò la polvere depositata sul pavimento di legno.
Il silenzio regnava sovrano: possibile che non ci fossi più abituato?
Ci avevo passato la gran parte della mia vita, ed ora mi sembrava la cosa più strana e triste starci.
La sua influenza cominciava a farsi sentire e la solitudine a farsi strada nel mio cuore, insieme alla paura che se ne fosse andata per sempre, che mi avesse lasciato solo, in questa casa grandissima, troppo grande per una persona sola, per andare a vivere con i suoi amici d'infanzia.
Era uscita da pochi secondi e già ne avvertivo fortemente l'assenza.
Mi si rizzavano i capelli al solo pensiero di quei due felici che chiaccheravano tranquilli, mentre io ero qui da solo, in mezzo alla polvere e nel buio più totale.

Iniziai a pulire tutto quello sporco.
Mi rilassava, mi distraeva dai pensieri cattivi, o almeno lo facevo quando non c'era lei a consolarmi.
Ma oggi niente cambiava pur facendolo, niente riusciva a distrarmi da quel futuro di me che mi ero immaginato senza di lei.
La mia mente si rifiutava di lasciar perdere la situazione e nonostante me lo avesse detto, mi avesse detto che sarebbe tornata, la mia mente continuava a darmi il tormento.
Avevo bisogno di lei e non volevo lasciarla a nessuno.


Spazio me

Ultimamente sto leggendo il manga di "Your Name" e non ci sto capendo niente :)
Qualcuno mi può spiegare perchè cavolo Taki si scambiava con la Matsuha di tre anni prima?
Come cacchio....
Io non riuscirò mai a capire, ma nel dubbio: CIAMBELLEEEEEEE.

Ciau

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