Paure

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[(T/n)]

Dopo quegli avvenimenti esilaranti non avvennero altri fatti degni di nota.
La vita all'interno di quella casetta di campagna era normale, oramai era una  situazione quotidiana quella strana felicità che pervadeva ogni spazio.
Mi ero abituata allo stile di vita che ero costretta a vivere con lui: sempre di nascosto dagli altri, isolati in piena natura, ma a me non dispiaceva.
Con quel ragazzo la mia vita aveva ricevuto una svolta positiva e mai la avrei cambiata con qualcos'altro.

Lui era gentile, sempre pronto per me, sempre rompipalle ma comunque una bravissima persona, non un ladro, non un criminale pericoloso, solo un ragazzo in fuga da qualcosa più grande di lui.
Non mi ha mai voluto raccontare tutto nel dettaglio, e non lo biasimo affatto, ma a me sarebbe piaciuto entrare a far parte della sua vita in modo più profondo.
Era così dolce e affettuoso che non sembrava umano.
Non ne ho idea di come una persona come lui possa essere coinvolta in questa faccenda.
I giorni passavano veloci, sempre felicemente: ci scambiavamo battutine e prese in giro, mettevamo apposto la casa, qualche volta uscivamo pure stando attenti, ovviamente, ad occhi indesiderati, anche se difficilmente avremmo trovato qualcuno da quelle parti...
Nonostante ci divertivamo un sacco insieme, stavamo bene, a volte scambiandoci anche coccole giocose, tutto finiva quando tutto ricominciava da capo...
Strano da dire eh?
Quando pensavamo che niente, quel giorno, avrebbe potuto rovinare il nostro stato d'animo, ecco che tutto ripartiva...
Quelle telefonate... quelle maledette telefonate....

Ogni sera, dopo cena...
Al mattino a volte...
Quel suono freddo e distante pieno di infelicità e di paure, di angoscia e ansia.
I suoi occhi, i suoi bellissimi occhi che esprimevano così tanto con un solo sguardo, si spegnevano istantaneamente all'udire quel suono demoniaco...
Quella luce che tanto mi ha fatto sognare, che mi fa sentire in pace con me stessa, che mi dona tranquillità.
Lui è tutto per me, l'unica persona che mi abbia mai accettata per quello che sono, che mi abbia mai considerata e magari amata, nel senso voler bene...

Me lo volevo tenere stretto, volevo restare con lui fino a quando non sarei morte, il mio primo vero legame oltre a quei tre simpatici ragazzini di cui ricordo tutto, quei ragazzini a cui o voluto un bene infinito e che vorrei tanto poter ritrovare.
Lui era davvero importante, perciò, quando la caviglia iniziò a migliorare, un'ansia inimmaginabile si prese possesso di me: avevo paura del futuro che mi aspettava, avevo paura di lasciarlo e restare sola.
Non volevo andarmene, avevo bisogno di qualcuno a cui aggrapparmi, qualcuno capace di prendersi cura di me senza farmi del male.
Lui era l'unico e avevo paura che una volta guarita non mi avrebbe più voluto.
Cosa avrei fatto una volta sola?
Come avrei fatto a sopravvivere senza tutto quello che lui mi donava ogni giorno?

La mia mente preoccupata da questi pensieri, angosciata il giorno e la notte, iniziò a meditare, a pensare ad una soluzione per far sì che tutto quello non finisse mai.
I giorni passavano veloci e sentivo che il nostro legame si rafforzava ma con lui anche la salute della mia caviglia.
Presa dalla paura continuai a fingere un dolore lancinante ad essa.
Non potevo separarmi da lui!
Avrei finto fino a quando non lo avrebbe scoperto.
Sapevo che questa farsa non sarebbe durata a lungo, ma continuai e continuai per tutto il tempo, stando attenta a non tradirmi con le mie stesse azioni.
Lui, in compenso, continuava a rivolgere a me tutte le sue attenzioni, a curarmi e rendermi felice...
Mi stavo approfittando della sua gentilezza?
Lo stavo trattando da schiavo?
A volte mi sentivo in colpa per questo, ma poi lo vedevo sorridermi e capivo che, probabilmente, anche lui era felice, non lo stavo opprimendo con tutti quei lavoretti.

Il fatto sta che mi ero affezionata parecchio a lui, come se fosse il migliore amico che non avevo mai avuto... a volte anche di più.
Sentivo di provare, verso di lui, un affetto grandissimo, che in qualche mese era cresciuto sovrumanamente.
A volte mi sentivo orribile pensando che stavo mentendo sulla mia salute: magari lui non vedeva l'ora che io me ne andassi!
Anche se fosse io non ne avevo intenzione, e poi se fingevo, lui non poteva capire che volevo stare con lui a tutti i costi, no?

Erano passati tre mesi dal giorno in cui mi aveva salvata, ma non immaginavo che sarei rimasta ancora per un po' e che avrei vissuto un periodo pieno di colpi di scena e paure...

Spazio ciambella:

Questo capitolo è molto corto ma mi serviva da skip time e per fare un piccolo riassunto dei sentimenti di (T/n)  :).

Il prossimo sarà più lungo.

Adios :3

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