Desideri

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[(T/n)]

I  miei occhi saettarono verso di lui con preoccupazione ed ansia.

Kakashi aveva fatto il suo ingresso in salotto dopo l'ennesima telefonata di una lunga serie.
Anche se ora era più tranquillo e solare, non significava perforza che stava andando tutto bene, infondo ognuno di noi è una Luna, ha un lato oscuro che non mostra mai a nessuno.
Lui quel lato non me lo voleva presentare, forse per orgoglio o per mostrarsi forte difronte ai miei occhi, ma io volevo veramente che si aprisse di più con me, che mi raccontasse con più precisione quello che si dicevano e che sfogasse tutta la sua rabbia e frustrazione perchè faceva male tenersi tutto dentro in quel modo, sotto una maschera che, in modo letterario, aveva sul volto, quella stoffa blu che me lo celava.

Avevo provato tante volte ad immaginare come potrebbe essere stato  il suo viso, anche se una vocina nella mia testa mi suggeriva che era un figo da paura ma che celava il suo aspetto per un motivo a tutta l'umanitá sconosciuto.
Comunque sia ho fatto le mie ipotesi e da brava fan delle indagini di Sherlock Holmes sono giunta ad un paio di conclusioni: o lo faceva perchè si credeva troppo bello e non riteneva noi comuni mortali abbastanza per ammirare la sua magnificenza, oppure la seconda ipotesi (la più probabile) era quella che illustrava lui che grazie a quella maschera riusciva a nascondere le cascate di sangue che gli uscivano dal naso mentre leggeva quei libri diversamente casti.

Lui si sedette nel divano accanto a me, ed io non esitai ad aggrapparmi al suo braccio, scuotendolo in attesa di una risposta alla mia seguente domanda.

(T/n): "Allora? Cosa dobbiamo fare?"

K: "Credo che dovremo sgomberare e partire per un'altra postazione"

Il suo sguardo era malinconico e preoccupato, come la sua voce.
Mi spezzava vederlo cosí triste, tanto triste da non essere arrossito per la mia vicinanza.
Faccio per alzarmi e andare a prendere la mia roba pensando che fosse meglio cominciare a raccattare tutto, ma la sua stretta sul mio braccio mi ferma.

K: "Non è neccessario che partiamo ora, restiamo ancora un po'"

(T/n): "Cos'hai?"

K: "Sono stanco (t/n)... stanco di tutto, vorrei solo porre fine a tutto questo"

(T/n): "Non lo dire nemmeno per scherzo! Hai ancora una vita davanti!"

K: "Ma... cosa hai pensato?"

(T/n): "Ma quindi tu non intendevi quello?! Aaaaaaaaaaaa oook"

K: "Certo che tu hai la mente contorta"

(T/n): "Sei tu che te ne esci con frasi dai doppi sensi fraintendibili!"

E' colpa sua questa volta, posso essere contorta quanto vuole, ma è colpa sua.

Il silenzio piombò tra di noi, silenzio che venne rotto dopo poco dalle sue lacrime, che esprimevano infinita stanchezza.
Io potevo capire quanto la sua vita fosse difficile, potevo capire ogni cosa e questo contribuí a spezzarmi ulteriormente il cuore.
Non volevo vederlo triste, il suo umore mi condizionava enormemente.

(T/n): "Dai, non fare cosí... si sistemerà tutto vedrai"

Lo avvolsi in un abbraccio, ma questa volta era diverso, come con un retrogusto incredibilmente dolce.
Mi sentivo come se lui fosse tutto ciò che avevo e, pensandoci, era nientemeno che la verità.
I miei sentimenti per lui si scandivano ogni giorno di più ed il mio cuore non poteva reggere più tutta la sua sofferenza.
Sentivo io suo fiato, il suo calore su di me e le sue mani sfiorarmi la schiena.

K: "Mi chiedo cosa ti spinga a restare con me, in una situazione cosí pericolosa, mentre potresti vivere in maniera tranquilla in qualsiasi altro posto..."

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