3 - Istanbul

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Can

Eccomi dirigere la prua della barca verso Istanbul dopo un anno intero durante il quale avevo toccato i cinque continenti ed a stento avevo sentito voce umana. Dovevo tornare per cambiare alcuni pezzi dell'imbarcazione che sapevo di poter trovare solo lì.
Avevo paura, paura di non resistere all'impulso di andarla a cercare nel suo quartiere, di vederla ancora più bella ed innamorarmi ancora più di lei senza speranza alcuna.
Cosa avrei potuto fare se l'avessi trovata vicino ad un altro? Come poteva il genere maschile stare lontano dal miracolo della natura che era la mia Sanem? Non era più mia, ma il mio cuore non lo sapeva, non si rassegnava, era con lei e per sempre lì sarebbe stato.

Entrare nel Bosforo mi dava una sensazione strana, di appartenenza ma anche di estraniamento, non appartenevo a quella costa, non appartenevo a nessun posto nel mondo che non fosse lei ormai.
Vedere da lontano il profilo dei minareti della parte vecchia della città alla luce del tardo pomeriggio mi fece battere forte il cuore, ma non avevo nessuna voglia di attraccare vicino al centro, l'avrei oltrepassato per cercare un approdo nella parte sud, nella zona in cui la foresta si affacciava sul mare. Era più nelle mie corde essere lontano dalla confusione del porto centrale e delle vie piene di vita e colori tipiche dell'antica Costantinopoli.
Vedevo sfilare le costruzioni così familiari eppure così strane ai miei occhi dopo un anno di sole onde, orizzonti e tramonti. Avevo toccato terre lontane solo per brevi approdi dovuti alla necessità di approvviggionamenti, ma i miei occhi erano rimasti estranei alla bellezza di quelle terre, niente più ormai mi emozionava. Rivedere ora il verde lussureggiante e le costruzioni tipiche della mia infanzia smuoveva in me solo ricordi ancora più assillanti di lei e dei nostri pomeriggi sulla costa fatti di schermaglie, amoreggiamenti, avvicinamenti e allontanamenti proprio lì dove mi trovavo ora, davanti alla bellissima Maiden's Tower, la Torre della Fanciulla, che era stata testimone di lacrime, rimpianti, abbracci e brividi di passione.

Mi lasciai alle spalle il brulicare di imbarcazioni che contraddistinguono il Bosforo prospicente il centro della città continuando ogni tanto a guardare alle mie spalle per ammirare lo skyline di una delle città più belle del mondo

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Mi lasciai alle spalle il brulicare di imbarcazioni che contraddistinguono il Bosforo prospicente il centro della città continuando ogni tanto a guardare alle mie spalle per ammirare lo skyline di una delle città più belle del mondo. Con il cuore pesante mi diressi a sud e mi avvicinai alla costa per cercare un attracco per scendere a terra.
Mi ero interrogato per giorni se fosse il caso di cercare Emre durante questa breve sosta. Durante l'anno trascorso non ci eravamo mai sentiti, avevo acquistato un nuovo telefono che accendevo ogni tanto solo il tempo necessario per inviargli un breve messaggio per dire che ero vivo e stavo bene.
Non avevo avuto più notizie di nessuno, neanche di mio padre che, quando avevo lasciato era all'estero per curarsi, neanche il pensiero della sua salute era riuscito a farmi superare la paura di sapere di lei. Emre era sposato con Layla, doveva essere necessariamente al corrente di cosa ne era stato della vita di Sanem dopo la mia partenza ed io non potevo e non volevo sapere niente.
Non potevo sopravvivere al pensiero di lei che si lasciava alle spalle la nostra storia per cominciare una nuova vita con qualcun altro.
Il traffico di imbarcanzioni era consistente, anche se ormai avevo superato il centro città da parecchio, costringedomi a moderare la velocità di navigazione ma dandomi anche l'opportunità di godermi il panorama della costa che diventava sempre più affascinante ai miei occhi con il susseguirsi di antiche costruzioni signorili che, man mano che procedevo verso sud, venivano sostituite dalla foresta e dai pittoreschi cottege che si affacciavano con piccoli portici direttamente sulla sponda del mare.
Ero incantato dalla pace che mi strasmetteva questa vista nelle ore serali quando la luce del tramonto rendeva il panorama ancora piú magico ed accogliente. Tante piccole costruzioni, tanti piccoli moli sfilavano man mano davanti ai miei occhi e cominciai a guardare con interesse ciascuno di essi per capire se qualcuno potesse essere quello giusto per attraccare.
Ad alcuni erano già ancorati dei vecchi pescherecci o delle piccole imbarcazioni private altri invece, sopratutto nelle aree pubbliche, erano già pieni di imbarcazioni a vela come la mia e quindi mi trovai costretto a procedere oltre nella speraza di trovare qualcosa prima che calasse il buio.
La mia attenzione era divisa tra la necessità di tenere d'occhio il movimento delle altre imbarcazioni e la ricerca di un pontile di attracco ottimale quando ad un certo punto, rallentando per favorire il passaggio di un piccolo motoscafo diretto verso la costa, il mio sguardo colse una sagoma solitaria su un piccolo molo che il mio cuore riconobbe subito come estremamente familiare.
No, non poteva essere, la luce del sole ormai morente ed il mio cuore traditore mi stavano sicuramente giocando un brutto scherzo. Non poteva essere lei. Era sicuramente un'allucinazione di quelle che mi avevano fatto immaginare più volte di vedere una Sanem sorridente seduta a prua della mia imbarcazione o che mi aveva fatto sentire la sua voce dirmi "Seni çok seviyorum" (ti amo tanto), nelle lunghe notti di navigazione solitaria.
Il respiro si era fermato, il mio cuore batteva di un battito impazzito che sentivo rimbombare nella mia testa. La mia mano andò automaticamente a fermare la barca senza che me ne rendessi conto mentre mi aspettavo da un momento all'altro di scoprire che era tutto solo uno scherzo della mia immaginazione.


Un amore rinato dalle ceneriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora