52 - Tanti errori

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Huma

Era una domenica pomeriggio triste e solitaria come tutte le altre, come tutti i giorni della mia vita in realtà. Non capivo neanche io perchè rimanessi ancora a Istanbul quando, era chiaro, nessuno voleva avere più a che fare con me, nè le vecchie amicizie men che meno la mia famiglia.

Solo Emre accettava di vedermi di tanto in tanto,  ma era chiaro che fosse molto combattuto tra i suoi doveri di figlio e la consapevolezza che avevo fatto il vuoto intorno a me con il mio comportamente ed appariva chiaro che non c'era più modo di rimediare.

Avevo acceso la tv mentre svogliatamente sfogliavo una rivista quando un nome attirò la mia istantanea attenzione. Sanem Aydin? Avevo sentito bene? Presi il telecomando per alzare il volume e rimasi di stucco, ecco inquadrata Sanem che si alzava da un posto in prima fila lasciando..... la mano di Can? Non riuscivo a credere a quello che stavo vedendo in quel momento, fu inquadrato Can con in braccio un bellissimo bambino.

Scossi la testa incredula, non riuscivo a pensare razionalmente, a complicare ancora di più le cose fu un'inquadratura di Sanem che saliva sul palco, accompagnata da un'applauso entusiasta di un pubblico ben nutrito, si vedeva chiaramente il suo addome arrotondato. Era incinta? Mi portai le mani alla bocca spalancando gli occhi, non poteva che essere in attesa di un figlio di Can e ... quel bambino... quanto poteva avere un'anno e mezzo? Oh Allah, doveva essere figlio di Can sicuramente, Sanem doveva essere incinta quando Can era partito.
Spostai le mani dalla bocca a coprire gli occhi ascoltando le parole che stava pronunciando in quel momento Sanem.

" La Fenice è rinata, è vero, ma è rinata grazie all'amore incondizionato ricevuto dall'uomo della sua vita, dal suo albatros che se n'era andato, aveva temuto di averlo perso per sempre, ma era tornato per lei e per il loro amore "

Stava parlando di Can, era tornato da lei scoprendo probabilmente solo in quel momento di avere un figlio. Non potevo crederci, quanto male avevo fatto a mio figlio? Come biasimarlo se non voleva avere più niente a che fare con me.

A quanto pareva loro erano la conferma che nulla può distruggere l'amore: Can era tornato dalla sua Sanem. Ora aspettavano un altro bambino, dovevano essersi sposati, ero diventata nonna e presto lo sarei stata di nuovo, ma non avrei mai visto i miei nipoti, non poteva essere altrimenti.

Mentre tutti questi pensieri mi affollavano la mente Sanem aveva finito di parlare ed un applauso scrosciante accolse la conclusione del suo discorso. Le telecamere inquadrarono il pubblico ed ecco nelle prime file riconobbi i coniugi Aydin decisamente emozionati, Layla, Emre, Deren, Cey Cey, Metin, Aziz e.... il mio cuore perse un battito.

Aziz teneva un braccio sulle spalle di una Mihriban sorridente. Mihriban? Come era potuta tornare tra le braccia di Aziz?

Le mie spalle si incurvarono in segno di resa e sconfitta. Dunque si erano ritrovati, anche nel loro caso l'amore vero aveva prevalso su tutto, anche su anni e anni di lontanaza.
Aziz a questo punto doveva aver scoperto la verità sui miei intrighi, sul mio ruolo nella partenza improvvisa di Mihriban. Se già aveva detto di non volermi più vedere ora era palese che era meglio non incrociare la sua strada, mi sarei sinceramente vergognata nel caso lo avessi incontrato anche per sbaglio.
Avevo fatto errori enormi nella mia vita, ero stata meschina ed egoista, ne avevo pagato le conseguenze. Avevo amato veramente Aziz, ma costringerlo in quella farsa di matrimonio non lo aveva fatto innamorare di me, ero consapevole che nel suo cuore c'era stata sempre e solo Mihriban.

Per vendicarmi lo avevo lasciato ed avevo portato via Emre, volevo farlo soffrire e ci ero riuscita ma ero riuscita a far soffrire enormemente anche i miei figli.
Il piccolo Can sentiva la mancanza di sua madre, mi disse una volta un Aziz accorato, l'unica cosa a cui avevo pensato era stata che ero contenta che Aziz soffrisse. Non avevo pensato minimamente a mio figlio, ai miei figli, perchè anche Emre sentiva enormemente la mancanza di una figura paterna. Gutto era incentrato su di me, sulla mia vendetta e la mia soddisfazione.

La diretta ormai era finita, abbassai lo sguardo sulle mie mani strette in grembo e sospirando mi alzai. Era arrivato il momento di fare le valigie, era inutile rimanere ad Istanbul, non c'era più niente e nessuno qui per me, mi ero fatta terra bruciata intorno, avevo fatto del male a tutti ed ero sola. Non c'era più spazio per chiedere perdono ormai, era meglio che me ne andassi per sempre.

Un amore rinato dalle ceneriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora