17 - L'inizio della seconda vita

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Can

               Arrivai al parco in cui avevo appuntamento con Emre con una certa trepidazione, mi era mancato tanto, dovevo ammetterlo.
              C'erano state tante incomprensioni tra noi, ma anche grazie all'influenza benefica che Sanem aveva su di me, ero riuscito ad imparare ad essere meno categorico nei rapporti con gli altri e a perdonare mio fratello per quello che aveva fatto a me e Sanem.

              Ora lo sapevo, niente è bianco o nero, il mondo ed i rapporti tra le persone possono colorarsi di mille sfaccettature, grazie a Sanem avevo imparato a perdonare ed avevo accettato Emre con i suoi difetti.
              Era mio fratello e per fortuna Layla aveva avuto un'ottima influenza su di lui.

               Peccato che proprio con Sanem non avessi messo in pratica i buoni consigli che mi aveva dato, sospirando mi guardai intorno ed eccolo arrivare, sempre impeccabile nel suo abito da ufficio.
                    Io probablimente gli sarei sembrato un senzatetto.

- Abi? -

- Can? -

                 Ci abbracciammo di un abbraccio disperato, ci eravamo mancati e ce lo stavamo dicendo come mai l'avevamo fatto con le parole, ci abbracciammo ora anche per consolarci della mancanza che Huma ci aveva imposto nella nostra infanzia. Allentammo l'abbraccio solo per guardarci negli occhi, questo bastò per dire tutto. 

               Ci sedemmo su una panchina guardando davanti a noi per qualche istante, era il momento della verità, dovevo saper  scegliere nel modo giusto le parole perchè, una mossa sbagliata, avrebbe innescato degli eventi che avrebbero potuto portare alla lacerazione definitiva del mio rapporto con Sanem.

Mi girai verso di lui e per la prima volte dissi ad alta voce, orgogliosamente

- Ho un figlio abi, sono padre-

              Lui mi guardò esterrefatto, si portò le mani ai capelli in un gesto incredulo e  poi mi strinse nell' abbraccio fraterno più dolce che avessimo mai scambiato.
            Era evidentemente emozionato, continuava a darmi pacche sulla schiena sussurrandomi 
- Tebrikler, tebrikler, congratulazioni abi! - Condividemmo in quel momento una gioia pura, ero felice e  lui era felice per me, lo sentivo.

            Venne poi il momento delle domande, mi guardò incerto, non sapeva se permettersi di chiedere, insomma, ero stato via un anno, c'era stato tutto il tempo per conoscere qualcuno e rifarsi una vita in qualche parte del mondo.
            Aveva quasi paura di chiedere, lo leggevo nel suo sguardo.

            Gli misi rassicurante una mano sul ginocchio cercando di pesare con cura le parole, era essenziale che lo facessi.
- Bak abi, guarda io in questa vita ho solo te, baba, Metin e Akif. Sento di potermi fidare ciecamente solo di voi, ora ti chiedo un enorme sacrificio. So che ti sto caricando di un peso enorme, ma ti prego, fidati, al momento non posso agire diversamente,  devo pregarti di tenere per me un segreto enorme. Puoi farlo?-
               Lo avevo messo in difficoltà, si mosse inquieto sulla panchina, abbassò il capo un attimo per raccogliere i pensieri e poi prese la mia mano
              - Farò tutto quello che mi chiederai, ho sbagliato con te, non mi basterà una vita intera per farmi perdonare, chiedimi tutto quello che vuoi, farò qualsiasi cosa  -

Chiusi gli occhi grato, sapevo di poter contare su di lui, strinsi a mia volta la sua mano e mi girai verso di lui.

- Ho avuto un bellissimo bambino, è meraviglioso Emre, vedrai te ne innamorarai a prima vista. E' il più bel dono che questa vita poteva farmi e a darmelo è stata ......Sanem -

               Lo vidi spalancare gli occhi ancora una volta, se l'idea che avessi un figlio l'aveva piacevolmente sorpreso ora la notizia che a darmelo fosse stata Sanem lo lasciava letteralmente di stucco.
                Rimase qualche istante perso nei suoi pensieri e poi sospirò immaginando la portata dirompente del segreto che volevo serbasse per me, annuì mestamente. Aveva imparato ad amare Sanem ed ancora rimpiangeva di averla manipolata e tradita, lo doveva anche a lei, era il minimo che potesse fare per riscattarsi.
                Certo era che doverlo  tenere nascosto a Layla sarebbe stato un grosso peso.
Annuì nuovamente e chiese - Cosa posso fare per te? Come posso aiutarti?

             Sospirai sollevato, aveva capito, nessuno per il momento doveva venire a conoscenza della nascita del piccolo Nihat, sarebbe avvenuto a tempo debito.

             Cominciai a spiegargli la situazione, come il fato mi avesse fatto ritrovare la mia Sanem, di quanto l'amassi ancora e che era arrivato  il momento di ricostruire la mia vita.
            Sarei rimasto sulla mia barca ancorata al molo del vecchio Yusuf per poter stare vicino a Sanem e al bambino.
            Avrei dovuto recuperare la mia macchina e, se per lui e papà andava bene,  avrei ricominciato a lavorare per l'agenzia come fotografo.
            Sapeva del ritorno di papà e restammo d'accordo per incontrarlo insieme appena possibile.  Ci abbracciammo di nuovo al momento di andare, tenne le sue mani sulle mie braccia, guardò divertito i miei capelli, la mia barba, il mio abbigliamento sdrucito e sorridendo mi consigliò di darmi una ripulita, non era uno stato che si addiceva ad un neo-papà.

            Ci lasciammo sorridendo entrambi, felici di esserci ritrovati dopo una vita di mancanza e incomprensioni.

Un amore rinato dalle ceneriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora