11 - Anne?

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Can

                Il tempo sembrò fermarsi all'improvviso, la giovane guardava con uno sguardo interrogativo Sanem che,  a sua volta, spostava il suo tra me ed il piccolo nella carrozzina.
Io, dopo aver guardato alternativamente la ragazza e Sanem, avevo fermato il mio sguado sul bambino.

                La mia mente non riusciva a razionalizzare la situazione. Anne? Mamma? La ragazza si era rivolta a Sanem chiamandola mamma?  Una moltitudine di pensieri si affollavano nella mia mente, non riuscivo a ragionare in quel momento, finchè la parte fredda e razionale di me riuscì a prendere il controllo.
Quel bambino sembrava avere 3/4 mesi, 9 mesi prima....

                 Non potevo crederci, il mio cuore non fece un salto nel petto, fece letteralmente un triplo salto mortale carpiato per poi tuffarsi giù per la gola chiusa dall'emozione.

                  La notte al capanno, la notte in cui io avevo deciso di non partire per i Balcani  con Polen e Sanem aveva deciso di non andare ad Izmir con Yigit.
                  Era stata una notte indimenticabile, la nostra prima notte insieme.
Sapevo che Sanem era cresciuta in una famiglia con forti principi legati alle tradizioni e mai l'avevo spinta verso qualcosa che era per lei inconcepibile fuori dal sacro vincolo del matrimonio.
                Quella notte, però,  le nostre anime, che si erano quasi rassegnate all'idea di dover vivere una vita a metà in assenza dell'altro, avevano esultato dalla gioia.
               Quella notte fu naturale anche per Sanem lasciarsi andare nell'assoluta certezza del nostro amore. Era avvenuto tutto con molta naturalezza, era stato meraviglioso, come immaginavo  sarebbe stato, ero stato attento nel proteggerla perchè mai avrei voluto problemi anche se di lì a poco, ormai era chiaro, ci saremmo sposati.

              Cominciai a scuotere la testa, non potevo crederci, poteva essere successo quella sera? No, fermo Can non POTEVA ma ERA successo sicuramente quella sera, era fuori di ogni dubbio.

              Nel vedermi scuotere la testa vidi il suo sguardo ferito posarsi su di me, stringere forte tra i pugni il tessuto della sua gonna variopinta, guardare a terra poi portare indietro le spalle, prendere un respiro profondo e correre dal piccolo nella carrozzina quindi, senza dire niente nè girarsi più verso di me,  lo  prese in braccio ed entrò in casa seguita dalla ragazza.

                Rimasi lì inebetito, non riuscivo a muovermi  mentre nella mia testa cominciarono a formarsi finalmente pensieri coerenti - Sanem è madre, abbiamo un bambino, io sono un papà-  Lacrime di gioia e incredulità cominciarono a cadere silenziose .
               Un bambino, mio figlio, io e Sanem avevamo un figlio. Come potevo non averlo saputo? Certo, chi e come potevano dirmelo se io avevo tagliato ogni contatto con il mondo per un anno.

              Lo sconforto di quel pensiero mi fece cadere in ginocchio, la mia testa cadde in avanti nella disperazione della consapevolezza che, non solo avevo abbandonato l'amore della mia vita, ma l'avevo lasciata anche in una situazione terribile.

             Come aveva fatto il mio  erkenci kuş ad affrontare i suoi genitori, il quartiere? Conoscendo l'attaccamento della sua famiglia alle tradizioni, non potevo immaginare come avesse potuto affrontare tutto questo completamente da sola.

              Il mio cuore già lacero finì di essere distrutto in pezzi ancora più infinitesimali, come avevo potuto sconvolgere la vita di quella donna in modo così radicale per poi andarmene senza guardarmi indietro?

               L'angoscia e il tormento erano diventati insostenibili, i dodici mesi di solitudine e rimpianto erano niente se paragonati a quello che aveva vissuto Sanem.

Ma la domanda a questo punto era solo una  ed il pensiero della risposta mi faceva tremare le mani.

Come avrebbe mai potuto perdonarmi?

Un amore rinato dalle ceneriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora