5 - Dal sogno alla realtà

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          Non potevo muovermi, la barca ondeggiava lenta, la mia vista a tratti si faceva sfocata perchè non riuscivo neanche a battere le ciglia per paura che lei sparisse.

        Non era possibile, non poteva essere lei, com'era finita quaggiù, così lontana dal suo mahalle, dal suo quartiere? Doveva essere di nuovo un'allucinazione, non poteva essere altrimenti. Per provarlo mi mossi piano continuando a tenere lo sguardo fisso su quella figura solitaria e lo staccai solo un attimo,  allungando una mano sullo scomparto portaoggetti, per afferrare il cannocchiale che tenevo lì sempre pronto  per  osservare il volo degli uccelli.

          Mi affrettai a puntare lo sguardo attraverso le lenti verso il piccolo molo ed il mio cuore perse un colpo. Era LEI! Come aveva potuto il fato portarmi direttamente da  Sanem nel momento stesso in cui lo  scafo della mia barca aveva toccato le acque del Bosforo? Era incredibile.

           Mi presi tutto il tempo del mondo per osservarla con calma, era diventata ancora più bella, i suoi capelli era cresciuti, li teneva sciolti ed in quel momento erano naturalmente mossi dalla brezza che arrivava dal mare. Come mi era mancata! Il mio cuore faceva capriole pazze nel petto mentre il mio sguardo famelico si nutriva di ogni dettaglio del suo viso  abbronzato grazie al tanto tempo che evidentemente trascorreva all'aria aperta. Come potevo amarla ancora di più rivedendola? Non era possibile.

     Osservai la sua espressione seria, quieta, quasi rassegnata. Dov'era il suo sorriso onnipresente? Dov'erano quegli occhi sempre accesi di curiosità e gioia di vivere? Li avevo spenti io? Il mio cuore pregò Allah che così non fosse. Non potevo pensare di aver ferito il mio piccolo erkenci kuş. Speravo che mi avesse dimenticato ed avesse continuato ad affrontare la vita in quel modo unico che di lei mi aveva fatto innamorare.
La guardai con tutto l'amore che avevo nel cuore cercando di trasmettergli con il mio sguardo il bisogno di stringerla forte tra le braccia per non lasciarla andare mai più.

          La vidi quasi trasalire e abbracciarsi, sfregandosi le braccia come se avesse avuto  all'improvviso un brivido di  freddo

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          La vidi quasi trasalire e abbracciarsi, sfregandosi le braccia come se avesse avuto  all'improvviso un brivido di  freddo. Un ultimo sguardo verso il punto in cui il sole era scomparso dietro le colline e quietamente la vidi tornare verso il piccolo cottage rosso alle sue spalle. Abitava lì? Con chi?

              Entrò in casa ed una luce si accese ad una finestra. Il mio cuore non smetteva di battere forte in gola. La notte stava calando ed io, dopo un anno intero in cui mi ero sentito perso e a metà, sentii una strana sensazione di pace. Rimasi a guardare quella finestra illuminata per ore finchè  la luce  si spense e se ne accese un'altra più flebile in un altro punto della casa. Il silenzioso ondeggiare della barca, quella flebile luce dietro le tendine di pizzo di un piccolo cottage tra la natura diventarono per me il paradiso perduto. Ben presto quella luce si spense e rimase il leggero fruscio delle vele mosse dal vento e la luce della luna ad illuminare quella piccola costruzione rossa che conteneva tutto il mio mondo.

              Non riuscii a chiudere occhio fino alle prime luci del mattino, non potevo credere di averla ritrovata e la curiosità di sapere cosa ci facesse lì mi divorava l'anima. Avevo il terrore che da un momento all'altro un uomo uscisse da quella porta. Appoggiai la testa all'albero maestro quando ormai i primi raggi di sole comparivano all'orizzonte dietro il piccolo cottage che era divenuto  per me un luogo fatato. I miei occhi si chiusero piano piano mentre un leggero sorriso si apriva sul mio viso bruciato dal sole ed irrigidito da mesi di inespressività.

                 Mi risvegliai all'improvviso quando il sole, ormai alto, cominciò a bruciare sulla mia testa. Il primo pensiero andò a lei, ricordai gli eventi del giorno prima e subito puntai il cannocchiale verso il piccolo cottage. Tutto era immutato ma, proprio in quel momento, vidi arrivare una ragazza con un passeggino. Sanem comparve sulla porta sorridendo e, dopo aver scambiato qualche parola con la visitatrice, la salutò mentre se ne andava e,  prendendo il bambino dalla carrozzina, lo  portava in casa.  Evidentemente lavorava come baby sitter.

              Mentre aspettavo che comparisse di nuovo mi misi comodo e cominciai ad osservare i dintorni. C'era un altro piccolo cottage subito dopo quello di Sanem, con un molo un po' più ampio del suo al quale era ormeggiata un piccolo peschereccio. Mentro lo osservavo mi accorsi che a bordo c'era un vecchio che proprio in quel momento stava osservando me. Mi mossi inquieto, non volevo attirare l'attenzione, non pensavo che Sanem potesse vedermi ma non volevo neanche sembrare uno stalker agli occhi dei vicini.

               Mi finsi indaffarato con la barca e scesi sotto coperta cercando di dare nell'occhio il meno possibile. Dal piccolo oblò, posizionato vicino alla mia cuccetta, continuai a controllare il cottage con il cuore palpitante di felicità all'idea di vederla uscire presto.

Un amore rinato dalle ceneriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora