14 - Mio figlio

3.6K 153 20
                                    

Can

              - Mio figlio.... -

              Non riuscivo ancora a crederci e dirlo ad alta voce contribuiva a farlo sembrare più vero. Sorridevo con le lacrime agli occhi, non potevo distogliere lo sguardo da quella piccola mano così inaspettatamente forte nell'afferrare il mio dito.

                 Il mio aslan, il mio leone.

                Spostai il mio sguardo sul suo viso, ma che meraviglia era? Aveva sicuramente il taglio degli occhi  di Sanem ma  quelli del piccolo erano di un azzurro eccezionale, li aveva presi da zio Emre o da zia Layla? Fece un  sorriso ed eccole comparire,  quelle fossette che me lo fecero amare, da subito,  ancora di più perchè erano esattamente  quelle che amavo tanto in lei.

                 Il mio cuore esultava a quella vista, appartenevo a qualcuno e qualcuno mi apparteneva in maniera così totale che mai nella vita avevo sperimentato una sensazione di completezza così netta.
                  In quel piccolo cottage sulle rive del Bosforo la mia esistenza era completa, non potevo immaginare una sensazione più bella.
                 Non potei che esprimere in un'unica parola la moltitudine di sensazioni che provavo in quel momento

- Teşekkür ederim, grazie-

Sanem mi guardò confusa - Neden? Perchè?-

- Perchè mi hai fatto un dono meraviglioso, è bellissimo. Mio figlio...

                  Si irrigidì, alzando il mento con orgoglio, un sopracciglio inarcato interrogativamente.
Il mio scuotere la testa quando aveva visto il bambino ancora le bruciava come una ferita aperta.

- Chi ti dice che è tuo?-

                Abbassailo sguardo sul bambino,  feci un sospiro profondo e dissi con voce risoluta.

-Niente e nessuno potrà mai farmi dubitare che sia mio figlio, che sia NOSTRO, una creatura così meravigliosa può essere nata solo dal nostro grande amore -

Lei sospirò, annuendo con amarezza.

            - Un grande amore, sì un grande amore. Dov'è stato esattamente questo grande amore in quest'ultimo anno? Che fine ha fatto? Sono arrivata a dubitare che sia mai esistito, almeno da parte tua, altrimenti come avresti potuto chiamarmi l'altra non appena qualcosa non andava per il modo giusto? Quante volte hai detto "Bitti, è finita"? Dov'era mentre ti pavoneggiavi spavaldamente davanti a me con  le tue donne?  Polen, Ceyda ecc.
             Ho sopportato tutto questo e l'ho lasciato alle spalle per amor tuo e tu? Con un bel hoscakal, addio, ti sei girato e te ne sei andato per un anno intero. Non credo sia mai esistito questo grande amore  da parte tua, quindi possiamo dire tranquillamente che non esiste neanche nessun figlio. Hoscakal Can, torna da dove sei venuto, vai dove ti porta il mare, il cuore e le tue ali di albatros inquieto.
      Un figlio non è fatto per essere amato ad intervalli, tra un volo e l'altro. Un figlio si ama dal momento in cui viene al mondo a quello in cui si chiudono gli occhi per sempre su  questa vita.                            
         Non posso permettere che il piccolo viva elemosinando le poche attenzioni che potrai riservargli quando potrai e vorrai tornare a Istanbul. E' meglio che non ti conosca  affatto piuttosto che farlo vivere nel rimpianto di non essere abbastanza e la sensazione di  essere stato messo da parte. Hoscakal Can -

                 Ogni singola parole era una spina conficcata nel mio cuore già martoriato, non potevo contestarne nessuna se non che non avrei mai lasciato  questa volta.
               Non c'era alcuna libertà da ricercare da nessuna parte, l'unica che volevo era quella di abbracciare forte entrambi e non lasciarli andare più.
               Come potevo farglielo capire? Le parole non potevano bastare, non era disposta ad ascoltarle e a crederci in questo momento, dovevo avere pazienza e dimostrarle con i fatti che sarei rimasto .

           Mi accucciai vicino alla culla per guardare ancora più da vicino quella creatura meravigliosa che il fato mi aveva donato.

- Come lo hai chiamato?-  Chiesi.

          Guardando ovunque, tranne che verso di me, rispose - Nihat-

Sorrisi  - Tuo padre ne sarà stato contento-

           Una risata nervosa, poi il silenzio, alzai lo sguardo su di lei, era tesa, era arrabbiata, era triste.

- Non è stato contento? Te ne ha fatto una colpa? -

            Si allontanò rigidamente andando verso la finestra per guardare fuori, verso il mare che da sempre gli dava conforto e sicurezza.

-  No Can, non me ne ha fatto una colpa, semplicemente non ne ha idea.
I miei genitori non sanno che ho avuto un bambino, nessuno lo sa.
Nessuno.
Mia sorella, Ayhan, Osman, Cey Cey, Deren, nessuno lo sa. Ho tagliato i ponti con tutti, ho dovuto. Non potevo fare altrimenti-

                 Mi irrigidii e mi alzai in piedi. Come? Cosa aveva detto? Nessuno? Non aveva avuto nessuno accanto a sè mentre affrontava una gravidanza, un parto e poi i primi mesi con il bambino? Nessuno? Oh Allah! Mi passai le mani sul viso senza parole, disperato.

                  Un altro motivo per sentirmi orribile, un altro motivo per lei per odiarmi per sempre. Era tutta colpa mia, abbassai lo sguardo vergognandomene profondamente.
Sentivo un macigno sul cuore, mi sembrava una situazione impossibile da superare. Le avevo fatto troppo male, come avrebbe potuto perdonarmi?
No Can questo era il modo di pensare del vecchio Can, quello che è uscito distrutto da questo anno di agonia e solitudino ha imparato la lezione, sa che deve lottare fino allo stremo delle sue forze per ciò che ritiene importante e nella vita non c'era nient'altro d'importante che lei, e ora questo meraviglioso bambino.
                  Non potevo cambiare il passato, avrei avuto per sempre il rimpianto di aver perso tutto di questo bambino: la gioia della notizia, la gravidanza, la nascita, il primo sguardo, il primo pianto, il primo sorriso.
                   Sarebbe stato un rammarico che mi avrebbe accompagnato per sempre, ma avevo imparato che qui ed ora deve essere la vita, dovevo  trovare il modo di non perdermi più niente,  ma anzi di dare tutto me stesso per lui e per la sua meravigliosa mamma.
                 Avrei voluta abbracciarla forte, stringerla e non lasciarla andare più, ma sapevo che non era il momento, non lo avrebbe accettato. Per adesso dovevo lasciare che Sanem avesse il tempo di metabolizzare cosa stava succedendo e intanto riprendere in mano le redini della mia vita.

                   - Non vado da nessuna parte Sanem, te l'ho detto prima di sapere dell'esistenza di questo piccolo angelo.  Sono tornato, sono tornato per restare, sono tornato per te  -

                      Mi abbassai sulla culla per posare il primo bacio sulla fronte di mio figlio e senza più dire nulla me ne andai, c'erano milioni di cose che dovevo fare per cominciare a dare una forma alla mia seconda vita, quella con Sanem ed il piccolo Nihat.

Un amore rinato dalle ceneriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora