23 - Speranza

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Can

             Una notte di qualche giorno dopo un violento temporale si abbattè sulla costa, il vento soffiava furioso ed il cielo era rischiarato da fulmini a ripetizione.
             La mia barca ondeggiava paurosamente ma non era un problema per me, ero abituato ad affrontare tempeste tropicali in pieno oceano senza problemi, il mio pensiero era solo per lei, sapevo quanto avesse paura dei temporali.
             Era ormai mezzanotte quando arrivò il peggio, la pioggia cadeva incessante mentre i tuoni e i fulmini si alternavano senza soluzione di continuità. Ero agitato, non riuscii a resistere, scesi dalla barca ed a testa bassa andai verso il cottege di Sanem cercando di contrastare con tutte le forze il vento contrario che fermava la mia corsa.

              Arrivai completamente fradicio sotto il suo portico, era accesa la luce flebile di quella che io immaginavo fosse la sua camera. Rimasi un attimo a riprendere fiato quando un tuono spaventoso rombò facendo tremare il tavolato sotto i miei piedi.
Sentii la mia Sanem urlare, non ebbi un attimo di esitazione,  entrai in casa e corsi verso l'unica stanza illuminata. La trovai raggomitolata ai piedi del letto che si dondolava avanti indietro stringendo forte a sè il piccolo Nihat,  gli occhi serrati per la paura.

                Afferrai una coperta posata sulla sedia a dondolo,  per evitare di inzupparla con i miei vestiti bagnati, e con quella a far da schermo strinsi lei ed il piccolo tra le braccia.
Cominciai a sussurrargli parole rassicuranti, le posai piccoli baci sulla testa mentre le accarezzavo piano i capelli e la schiena.
Pian piano smise di dondolarsi, sentii il suo corpo rilassarsi e la sua testa posarsi nell'incavo del mio collo.

Cos'era questo se non il paradiso?

        Rimasi  a bearmi di quella fortuna insperata   per ore finchè il sonno non prese il sopravvento.
La prima luce del mattino mi trovò così, con gli amori della mia vita ancora stretti tra le braccia e la testa di Sanem appoggiata al mio petto.

        Il suo profumo, quanto mi era mancato il suo profumo! Quanto era mancato il suo corpo esile  alle mie braccia, i suoi meravigliosi capelli alle mie mani ,  le sue labbra alle mie labbra? Come potevo vivere senza di lei ogni singolo istante della giornata?

         La mia carezza leggera sui capelli la svegliò, vidi i suoi occhi aprirsi piano sul mio viso, mi sorrise e portò una mano ad accarezzare la mia guancia. Gli era sempre piaciuta la mia barba ed io bramavo quel tocco da troppo tempo. Volevo baciarla ma mi trattenni, non volevo spaventarla.
           Un istante e la sua mano si fermò, i suoi occhi si spalancarono e si rese conto che non stava sognando, che eravamo reali... e una nelle braccia dell'altro.

           Si riscosse e imbarazzata si allontanò  per adagiare il piccolo nella culla, si girò verso di me senza osare guardarmi, capii che non era ancora pronta e preferii lasciarla tranquilla a raccogliere i suoi pensieri.

              L'aria fresca di un nuovo mattino mi accolse appena uscito dal cottage, mi sentivo riposato e rilassato come non mi succedeva da una vita, no più precisamente da un anno a quella parte.
               Scesi al suo molo per guardare il mare e per analizzare un sentimento nuovo, era da tanto che non lo provavo e quasi stentai a riconoscerlo, l'avevo abbandonato una notte di tanto tempo fa quando avevo mollato gli ormeggi ed avevo lasciato il porto di Istanbul.

Aveva un nome che quasi non osavo pronunciare.

Si chiamava in turco umut ..... speranza ....

Un amore rinato dalle ceneriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora