Capitolo 7

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Giorni passati

Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d'umore

dalle ossessioni delle tue manie

supererò le correnti gravitazionali

lo spazio e la luce per non farti invecchiare

E guarirai da tutte le malattie

perché sei un essere speciale

Ed io, avrò cura di te

Franco Battiato - La cura


Roma, 29 Agosto 2008

Sara si trovava in camera sua e si sentiva come Prezzemolina, rinchiusa nella torre dall'orchessa. Solo che lei non stava pensando ad un principe azzurro, ma alla sua futura parabatai.

Mentre guardava la sua città fuori dalla finestra, stringeva tra le mani la cartolina che Lin le aveva mandato da Barcellona, dove stava trascorrendo le vacanze con gli zii.

L'aveva riletta centinaia e centinaia di volte:

"Cara Sara,

qua le giornate, tra Sagrada Familia, Palau Guell e Pedrera, scorrono via veloci (troppo veloci, secondo me). Ma ogni singolo angolo della città è un capolavoro, nei quartieri si alternano gli stili, tra gotico e modernismo... non bastano cinque giorni per vederla tutta.

Un saluto.

Lin"

Sospirò osservando quella grafia sinuosa, tutte curve. Erano passati ormai tre giorni da quando l'aveva ricevuta e Lin doveva essere tornata a casa, in Cina.

Ogni momento che passava senza di lei le sembrava un momento sprecato, vuoto.

Non sapeva che ci fosse uno spazio così grande dentro di sé, poi, però, era arrivata Lin e l'aveva occupato tutto. Non sapeva nemmeno di avere bisogno di Lin e ora si scopriva totalmente dipendente da lei.

Soprattutto in quei momenti di solitudine: anche Johnny e Jack erano in vacanza, lei e la sua famiglia, invece, erano rimasti a Roma. Sua madre era incinta e avrebbe dovuto partorire già da una settimana, ma a quanto pareva nemmeno sua sorella voleva saperne di muoversi a nascere per farle un po' di compagnia.

Se solo gli adulti avessero capito quanto era speciale il rapporto tra lei e Lin, sarebbero diventate parabatai nel momento in cui si erano conosciute. Continuavano a dire che prima ci si doveva allenare insieme e che dovevano essere compatibili sul piano del combattimento.

Il fatto era che, nonostante Sara fosse piccola, se lo sentiva, lo sapeva dentro che Lin era destinata ad essere la sua parabatai. Runa o non runa loro erano legate, si completavano.

Era un sentimento che non sapeva spiegare.

Lin poteva essere la sua compagna guerriera e tutto ciò che lei non poteva essere.

Aveva letto un sacco di libri, unica sua compagnia in quei giorni caldi passati in un Istituto semi-deserto, ora che anche il nonno (anche il nonno!), si era ritirato in campagna per il caldo; libri in cui il protagonista si innamora follemente e non se lo spiega. Non c'era un motivo, o una spiegazione razionale, era così e basta, lo sapeva, senza bisogno di stare lì a controllare.

Era lo stesso per lei.

Sara decise che il tempo dell'isolamento era finito, quindi scese le scale a chiocciola e si diresse in salotto. Su uno dei divanetti c'erano Chiara e Alessandro abbracciati. Suo padre stava accarezzando il pancione di mamma, con gesti lenti e sguardo sognate.

SHADOWHUNTERS - La Spada del ParadisoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora