Giorni passati
Solo a chi ha sofferto bilancia di giustizia concede sapienza
Eschilo, Orestea
Roma, 2011
"Puoi non guardare, se vuoi." disse Catarina a Sara mentre le infilava un ago nel braccio.
Lei scosse la testa, le dava meno fastidio se guardava.
Le mani dello stregone armeggiarono con dei fili di plastica e poco dopo la flebo era attaccata.
Sara sospirò, lanciando un'occhiata al libro sul tavolino al suo fianco, poi distolse lo sguardo.
Erano all'Istituto, in un salottino ai piani superiori, dove poteva stare tranquilla mentre faceva la terapia. Poteva portare con sé tutti i libri che voleva, ma, e per lei era stranissimo, non aveva voglia di leggere.
Da un paio di settimane non leggeva. Tutto ciò di cui aveva bisogno era allontanarsi dalla realtà, immergersi in un mondo diverso, aurico, utopico, irrealizzabile, ma tornare alla realtà, poi, le faceva troppo male.
"Lin non c'è?" chiese Catarina, sedendosi sulla poltroncina accanto alla sua.
"Non poteva venire." rispose Sara.
"Non poteva venire neanche l'altra volta?"
Sospirò. Non l'aveva detto a Lin, non le aveva comunicato le date delle terapie.
Lei l'aveva scoperto soltanto dopo e ci era rimasta male.
Aveva cercato di non darlo a vedere, ma era rimasta ferita.
"Non dovresti allontanarla così. È la tua parabatai."
Sara continuò a non dire niente.
"Lo so che mi vedi come una sorta di boia, perché ti senti obbligata a fare questa cosa, so che non è facile."
"Non mi sento obbligata. Solo che è doloroso, spaventoso, ingiusto... ma non ce l'ho con te." la bloccò, rannicchiandosi sulla poltrona.
Si passò una mano tra i capelli e se ne pentì subito, sentendo quanti di essi si stavano staccando dalla sua testa.
Fu Catarina a rimanere in silenzio quella volta, la stava osservando.
Catarina non le dispiaceva, anche se all'inizio la sua rabbia l'aveva portata ad avercela con tutti, lei faceva solo del suo meglio, la stava aiutando.
Era seduta composta, con le mani intrecciate. Indossava un camice bianco, dello stesso colore dei suoi capelli e aveva la pelle di un azzurro intenso. Era fatta dei suoi due colori preferiti. Non poteva non piacerle.
"Tu hai vissuto a lungo, hai visto il mondo cambiare e ti sei dovuta adattare, sei dovuta cambiare con esso. Come si fa a sopravvivere a tutto questo dolore, a superarlo? Mi viene spesso in mente una citazione, credo fosse di Nietzsche, che si chiedeva: "Quanto divenire può sopportare l'uomo?" Fino a che punto si può modificare, adattarsi, prima di andare in frantumi? Quanti pezzi ti possono essere tolti, prima che tu rimanga solo una scatola vuota?"
Catarina abbassò lo sguardo sulle sue mani ed estese le dita.
Rispose piano, con la voce inceppata.
"Ad un filosofo, voglio rispondere con la citazione di un poeta. Forse lo conosci: Fernando Pessoa. Ha scritto: "In tre parole posso riassumere tutto quello che ho imparato sulla vita: Si va avanti.""
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SHADOWHUNTERS - La Spada del Paradiso
FanfictionRoma, 2013 A fine estate Nick, uno Shadowhunter di città del Capo, parte per il suo anno all'estero. Ad aspettarlo a Roma ci sono Chiara Malatesta, direttrice dell'Istituto locale, sua figlia Sara, la sua parabatai Lin, la piccola Vittoria e gli al...