Capitolo 21

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The trumpets which sing to battle and feel not what they inspire.

P. B. Shelley


Ponte Sant'Angelo era deserto, non c'era nessuno che vi passeggiasse sotto il cielo in tempesta.

Le statue degli angeli li guardavano, il castello si levava alle loro spalle e le saette accendevano il cielo sopra le loro teste.

Sara sperava che gli altri avrebbero fatto in tempo ad arrivare, non sapeva per affrontare cosa, ma quel qualcosa stava iniziando a delinearsi di fronte ai loro occhi, come un cielo che si scuriva sempre di più.

Sapeva che erano stati presi alla sprovvista, tutti loro, che forse era troppo tardi, non solo per Roma, ma per il mondo intero. Forse nemmeno l'intero Conclave, se mai fosse arrivato, così diviso, frammentato e indebolito dai recenti scontri, avrebbe potuto avere successo.

Ripensò agli occhietti vispi di Vì. Sapeva che Valentina si stava prendendo cura di lei, a pensarci ebbe una fitta al petto. Nonostante tutto era colma di gioia e di immensa gratitudine.

Si fidava di Vale, scoprì con grande sorpresa, aveva iniziato a volerle bene, come aveva iniziato a volere bene a un sacco di persone in quelle settimane. Aveva aperto il suo cuore, dopo tanti turbamenti, e non se ne pentiva. Qualunque cosa fosse successa, era circondata da persone che amava e che sapevano di essere amate da lei, quasi tutte.

Nick era sul parapetto. Respirava a fondo, con gli occhi socchiusi.

Avrebbe voluto parlagli, dirgli qualunque cosa, ma aveva paura, paura di tutto quello che stava succedendo e che poteva succedere. Incrociò i suoi occhi blu e si concesse di perdercisi dentro.

Incurvò le labbra all'insù, almeno quello poteva farlo.

Sul volto del ragazzo si disegnò il più meraviglioso dei sorrisi. Gli illuminava il volto, gli occhi e gli distendeva la fronte.

Dovette distogliere lo sguardo quando sentì di nuovo la fitta all'addome. Il dolore non era più forte del solito, ma più pungente. Non avrebbe saputo definire la differenza, ma era certa che fosse dovuta alla vicinanza con Sammael.

Lui stava arrivando.

Guardò Johnny, che accarezzava l'elsa delle sue sciabole, e il ponte pieno di statue alate.

La sorte poteva essere ironica e crudele: Shadowhunters che combattevano demoni sul ponte degli angeli.

Si portò la mano destra alla bocca e sfiorò con le labbra l'anello della sua famiglia. La leggenda diceva che quelle erano le ali dell'angelo Raziel e che la chiave rappresentava la sua disponibilità verso di loro. Sussurrò una preghiera contro quelle ali, incise tanto magistralmente nell'Adamas, e sperò che i loro alleati arrivassero presto.

I tuoni seguivano sempre più velocemente i lampi, i due fenomeni erano ormai sovrapposti.

Il temporale era sopra le loro teste. Ancora non pioveva, ma il buio era totale.

Si voltò verso il castello, sentendo uno scalpiccio in avvicinamento. Il petto le si sollevò vedendo avanzare Lin a passo svelto, al fianco di Selvaggia Cappelletti. Il branco le seguiva a poca distanza e cominciò a mettersi in posizione lungo il ponte.

Andò loro incontro.

"Selvaggia, c'è una cosa che voglio dirti." stava dicendo Lin. "Una volta mi hai detto che non eri sicura di cosa ci fosse tra noi, anche se sapevi cosa avresti voluto."

Lin deglutì e Selvaggia si chinò verso di lei, annuendo. Il capobranco indossava dei vestiti più formali del solito e più scuri.

Lin tornò a parlare, quasi in un sussurro, tanto che Sara dovette sforzarsi per sentire. Si sarebbe volentieri tracciata una runa che acuisse il suo udito, ma non voleva sembrare inopportuna.

SHADOWHUNTERS - La Spada del ParadisoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora