Capitolo 22

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Ramé

(n.) Tailandese


"We speak, we write, we do language. This is how civilizations heal.

I know the world is bruised and bleeding, and thought it is important

not to ignore its pain, it is also critical to refuse to succumb to its malevolence.

Like failure, chaos contains informations that can lead to knowledge-even wisdom.

Like art.

Toni Morrison


Sul ponte regnava un silenzio tombale. Gli Shadowhunters rimasero prima in attesa, increduli.

Solo dopo un silenzio durato molti minuti, si riunirono in gruppetti e cominciarono a parlare piano, a soccorrere i feriti e a piangere i caduti.

Jack raggiunse i suoi genitori, Ross era accasciata a terra, sorretta da Leonardo, ma stava bene. Johnny raggiunse suo padre e lo aiutò a soccorrere un lupo mannaro.

Sara teneva ancora salda la sua lama angelica, che non si era spenta del tutto.

Si scambiò con Lin lo sguardo che era solo loro, che in quel caso diceva che tutto andava bene, che era finita.

Lin si voltò e venne travolta da un abbraccio.

Selvaggia la sollevò e la strinse a sé, facendola ruotare.

"Stai bene?" le chiese Lin guardandola, passandole le mani lungo le spalle e le braccia, per assicurarsi che non fosse ferita.

Avevano entrambe le braccia e le gambe coperte di scottature e tagli, ma sorridevano.

"Solo qualche graffio." rispose lei, accarezzandole le guance, piene di ematomi.

"Lin!" la ragazza si voltò e fu contenta di vedere i suoi zii che si avvicinavano.

"Yima! Shushu! State bene?" chiese anche a loro, facendo un inchino.

Sua zia si fermò di fronte a lei, non riuscì a trattenersi e l'abbracciò, con sua enorme sorpresa.

"E tu?"

Lin annuì, scossa, mentre lo zio le rivolgeva un pallido sorriso, sembrava stanco. Erano entrambi impolverati e degli iratze erano già comparsi sulla loro pelle.

Una donna anziana, di piccola statura, si fece largo tra i due, spingendoli di lato e passando in mezzo. Buttò a terra l'Alabarda delle Primavere e degli Autunni.

"Zumu!" Lin abbracciò la sua nonnina, senza riuscire ad esprimere la contentezza che provava nel vederla. Era piccola e spigolosa come se la ricordava, ma il suo abbraccio era caloroso e sapeva di casa. Le fece una carezza sulla testa e prese tra le dita il ciondolo con il simbolo della sua famiglia, lo ying e yang, in un gesto che le ricordò miriadi di momenti della sua infanzia.

"Come sei bella, airèn." le disse, poi il suo sguardo si posò su Selvaggia, rimasta al suo fianco, immobile.

Lin le prese la mano e la strinse forte, non poteva credere a ciò che stava per fare, ma lo stava per fare. Aveva ragione Jack: doveva scegliere di essere felice.

"Nonna. Zio. Zia. Voglio presentarvi Selvaggia Cappelletti, capo del branco di lupi mannari di Roma." Sentì la mano di Selvaggia tremare, chiusa contro la sua ed espirò a lungo, prima di aggiungere: "La mia ragazza."

Vide tutti e tre sgranare gli occhi, impietriti. Sapeva che poteva andare molto male, ma se c'era un momento in cui poteva sopportarlo era quello, dopo la vittoria appena vissuta, dopo aver combattuto insieme agli angeli guerrieri, con l'adrenalina ancora in circolo e mano nella mano con Selvaggia. Dopo aver temuto per la sua vita e per la salvezza di tutte le persone che amava, il suo problema di cuore sembrava piccolo.

SHADOWHUNTERS - La Spada del ParadisoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora