L'arte non può essere moderna, l'arte è primordialmente eterna.
Egon Schiele
Sara si svegliò presto, come faceva ormai tutti i giorni, per allenarsi.
Fuori non faceva ancora troppo caldo, ma l'umidità la investì in pieno non appena si fu richiusa alle spalle la porta dell'Istituto. Una leggera brezza giocava con i suoi ricci ballerini mentre correva lungo il corso del Tevere. Sorrise quando scorse nel fiume una coda di sirena: era stato meraviglioso rivedere quelle bellissime e terribili creature in città dopo la fine della Pace Fredda, avvenuta l'anno precedente.
La Pace Fredda aveva avuto inizio dopo la Guerra Oscura, a causa dell'alleanza, considerata un tradimento dai Nephilim, della regina Seelie con Sebastian Morgenstern, e aveva causato l'allontanamento del popolo fatato da quasi tutti i luoghi che non fossero le loro terre.
Li aveva, in pratica, esclusi dagli Accordi.
Sara era piccola allora, aveva undici anni, ma ricordava com'era Roma prima che quella decisione venisse presa, la città le era sembrata un po' meno colorata senza le fate. Adesso era come se una parte della sua infanzia le fosse stata restituita.
Infatti, aveva incontrato di nuovo Iride, una sirena che conosceva sin da quando era bambina, e le capitava spesso di imbattercisi durante la corsa mattutina. Successe anche quel giorno.
Una coda variopinta emerse dall'acqua, che, via via che essa avanzava, divenne limpida e le lasciò intraveder la magnifica sirena che nuotava poco più in basso. Aveva la pelle chiarissima e teneva le lunghe braccia dritte di fronte a sé, mentre i capelli rossi le fluttuavano attorno al torace stretto. Emerse dall'acqua e i capelli le si lisciarono sulla schiena.
"Buongiorno." la salutò Iride. Aveva un paio d'occhi che sembravano bianchi, come se sopra le cornee fosse stato steso un velo che li opacizzava e li rendeva, in un certo senso, sbiaditi.
"Buongiorno!"
"Come stai? Come sta Lin?"
"Tutto bene."
Iride inclinò il capo di lato e si rituffò nell'acqua profonda, Sara seppe che ormai si era allontanata quando l'acqua cominciò a tornare torbida, scura, quindi riprese a correre.
Erano creature strane, le fate, amanti delle contraddizioni, lontane anni luce dalla logica umana e dalla mortale percezione del tempo. Non era mai stata un'ingenua, sapeva che le sirene erano creature letali e che si doveva prestare attenzione, tuttavia aveva imparato a fidarsi di Iride. La quale, tra l'altro, aveva avuto un debole per Lin fin da quando, l'anno precedente, Sara le aveva fatte conoscere.
Si stava dirigendo nuovamente verso l'Istituto, attraversando il centro storico, che ancora non pullulava di turisti. Era sovrappensiero e, senza nemmeno rendersene conto, si ritrovò in piazza Trevi.
Non sapeva come ci fosse arrivata.
Guardò la fontana e scoprì che ogni singolo, minimo graffio era scomparso dalla facciata del monumento e dal povero cavallo imbizzarrito. Fece per allontanarsi, ma si bloccò: dato che si trovava lì poteva passare a vedere come si sentiva Egon.
D'altro canto, però, non poteva suonare il campanello così presto senza un valido motivo.
Nonostante tutte le ragioni che la sua confusa mente trovava, non riuscì ad auto convincersi e i suoi piedi tornarono indietro, trovando una strada a cui la razionalità non aveva pensato. Si arrampicò per la seconda volta in meno di ventiquattr'ore sulla facciata di palazzo Poli e si appollaiò sul tetto. Poteva essere che non riuscisse a scorgere niente, ma, al contrario, i suoi desideri furono esauditi. Riuscì ad intravedere la schiena di Egon, coperta da una camicia di lino bianco, appena dietro le vetrate della porta finestra che dava sulla terrazza.
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SHADOWHUNTERS - La Spada del Paradiso
Hayran KurguRoma, 2013 A fine estate Nick, uno Shadowhunter di città del Capo, parte per il suo anno all'estero. Ad aspettarlo a Roma ci sono Chiara Malatesta, direttrice dell'Istituto locale, sua figlia Sara, la sua parabatai Lin, la piccola Vittoria e gli al...